31 gennaio 2007

Visual antenna

Dopo la prima segnalazione di ieri relativa al servizio mappe di Microsoft Live, si è scatenata la caccia all'antenna ad alta risoluzione. Andrea mi ha spedito il link di Microsoft Virtual Earth alla foto dell'impianto di Radio Vaticana

http://maps.live.com/default.aspx?v=2&cp=r05sqcj0tdft&style=o&lvl=1&tilt=-90&dir=0&alt=-1000&scene=10711983

e Francesco Prezzavento ha scattato l'esempio che riporto qui. Anche Florenzo Caforio, radioamatore torinese, ha catturato l'immagine del Centro Rai dell'Eremo di Torino e me l'ha gentilmente inviata.
Un altro tool molto interessante per le viste a volo d'uccello delle antenne in Italia è il sito delle Pagine Gialle Visual che non raggiungono dappertutto gli stessi livelli di dettaglio (niente antenne di Radio Vaticana e presumo Prato Smeraldo), ma in ambito urbano sono molto, molto precise. Vi segnalo anche l'esistenza di un gruppo su Yahoo, Shortwavesites, che contiene molte notizie, foto ed elenchi di impianti.

DRM a Milano: qualche domanda sul digitale

Questo pomeriggio ho seguito con interesse quasi tutto il seminario che l'ordine degli ingegneri milanesi ha tenuto sullo standard di radio digitale DRM. Ho perso solo parte dell'excursus introduttivo di Guido Vannucchi sull'evoluzione della radio, ma sono riuscito a registrare tutto. Se volete, il corposo file mp3 potete trovarlo qui (chiedo scusa per la qualità non sempre perfetta).
Che dire? Interessante, soprattutto nelle considerazioni fatte da RAI e Radio Vaticana, che hanno anche parlato di aspetti come l'efficacia della copertura in termini di segnali misurati. Sono anche state dette cose discutibili. Per esempio: perché IBOC (su cui è stato espresso molto scetticismo dal punto di vista della sua utilizzabilità in Europa) sarebbe così poco adatto alla situazione caotica della nostra banda FM, mentre il DRM+ andrebbe benissimo? Perché il tecnico di Raiway che cura anche gli impianti in onde corte afferma che la modulazione analogica è esposta al fenomeno della evanescenza (fading), mentre il DRM è stabile come una roccia? Perché non aggiunge anche che in termini di comprensibilità totale forse mezz'ora di notiziario con qualche evanescenza è meglio, per il nostro orecchio e il nostro cervello, di un notiziario fatto di due minuti perfettamente comprensibili, due minuti di totale silenzio per mancata decodifica, altri due minuti perfetti, altri quattro di buco totale... Insomma, che forse queste benedette onde corte digitali non sono poi così entusiasmanti.
Su questo punto tutti sembrano implicitamente d'accordo. Il DRM+ sarà una ottima alternativa locale (per esempio nella banda dei 26 MHz). Per ST Micro, coinvolta nella produzione dei chipset, è "probabilmente la migliore alternativa alla AM analogica". Ma ancora una volta esco da uno di questi incontri con la sensazione che intervenuti e pubblico si parlino un po' addosso. Che ancora nessuno sia stato capace di organizzare un convegno al quale fossero ammessi tutti gli interessati alla catena del valore della radio così come la conosciamo oggi (sistemi digitali già in funzione compresi) e durante il quale tutti possano esprimere le loro esigenze. Gli ascoltatori che hanno evidentemente interesse a una buona qualità e varietà d'ascolto, alla validità dell'offerta culturale, all'imparzialità delle notizie; anche pagando qualcosa. Alle emittenti grandi e piccole, preoccupate di difendere la loro capacità di raggiungere vasti bacini di utenza accanto alla possibilità di raggiungere, senza discriminazioni, bacini molto ristretti o locali. Ai produttori di programmi indipendenti, che devono trovare un ragionevole sbocco e fonti di finanziamento in buona salute. Ai rappresentanti politici degli elettori, che devono poter contare su tutti i canali possibili per far arrivare il loro messaggio. Ai regolatori. Agli inserzionisti. E, perché no, ai produttori di tecnologie e di apparecchi.
Forse se tutte queste persone si sedessero intorno a un tavolo per discutere, arriverebbero a conclusioni diverse sulla opportunità di salvaguardare almeno in parte le modulazioni analogiche. Paolo Ruffino, di ST Micro, si è soffermato a lungo sullo sviluppo della radio (parlo dell'hardware usato per la ricezione) dallo stato solido analogico all'uso di tecnologie di trattamento digitale. «La vera radio digitale non è questa,» ha detto affermando che solo chiudendo il cerchio con la trasmissione (la modulazione) digitale si può parlare di autentica digitalizzazione. Non sono affatto d'accordo: il lavoro fatto dai radioamatori in campo SDR dimostra che un ricevitore tutto digitale può fare molto, anche quando riceve una trasmissione analogica convenzionale. E Ruffino stesso, rispondendo alla semplice domanda di uno spettatore che chiedeva perché non fosse possibile ascoltare Radio 3 in FM a Monza, ha detto che con un buon ricevitore la ricezione migliorerebbe. Appunto, con un buon ricevitore. Perché non proviamo a investire su questo, perché non facciamo in modo che la regolamentazione dello spettro sia razionale e soprattutto rispettata da tutti? Perché la transizione verso il digitale deve essere per forza affidata a tecnologie "in band" comprovate solo nei disturbi che possono arrecare alle vicine emissioni analogiche, senza che nessuno pensi di organizzare meglio la sperimentazione? Perché come ha concluso Vannucchi, non si riesce ad attivare una banda DAB/DMB sulla quale far convogliare i più importanti multiplex nazionali, liberando così frequenze analogiche da destinare a ulteriori esperimenti col digitale? Nessuno, finora, ha mai dato una risposta compiuta a queste domande.
Vi ricordo, nell'ordine, gli interventi che potete ascoltare sulla registrazione della giornata milanese sul DRM:

Prof. Guido Vannucchi -Aict
P.I. Giuseppe Allamano - Ass. DRM
Ing. Aldo Scotti - Rai
Ing. Sandro Piervenanzi - Radio Vaticana
Dott. Paolo Ruffino - ST
Dr. Maria Teresa Cazzaniga - Arpa Milano

30 gennaio 2007

Antenne dall'alto

La nuova vista "a volo d'uccello" scoperta da Andrea Borgnino in Maps.live.com, il servizio di visualizzazione di mappe Microsoft Virtual Earth che rivaleggia con Google Earth, è davvero spettacolare. Aperta sulla città di Roma, la finestra geografica di Windows Live riesce a risolvere con incredibile dettaglio l'impianto delle antenne per onde corte di Prato Smeraldo. La caccia ai siti che ospitano gli impianti di trasmissione radio attraverso Google e Live Search sta diventando un hobby a se stante. Basta partire dalle coordinate geografiche dei trasmettitori (una lista si trova per esempio sul sito di Ludo Maes), sperando che ricadano tra quelle per cui esiste una cartografia ad alta risoluzione. In questo caso il risultato è ottimo e consente di avere una chiara idea della complessità di un sistema di antenne richiesto per una copertura internazionale dei segnali HF.

Stamattina - mi scrive Andrea - ho scoperto la funzione "Bird's Eye" del sito Microsoft maps.live.com che permette di guardare dall'altro "a volo d'uccello" molte città del mondo. La risoluzione è veramente incredibile, ecco le immagini dall'alto del centro radio Rai di Prato Smeraldo:

http://maps.live.com/default.aspx?v=2&cp=qz0cspj194qg&style=o&lvl=1&tilt=-90&dir=0&alt=-1000&scene=7484655

Questa invece è la stazione costiera Roma Radio Iar:

http://maps.live.com/default.aspx?v=2&cp=qzxk6nj1fd8c&style=o&lvl=1&tilt=-90&dir=0&alt=-1000&scene=7461173


28 gennaio 2007

SDR-IQ, brillante new entry e altro da RFSpace

Sono abbastanza entusiastici i commenti dei primi radioamatori che hanno ricevuto da RFSpace i primi esemplari dell'annunciato ricevitore SDR su singola scheda SDR-IQ, una versione ridotta (e fornita senza contenitore esterno) del modello SDR-14. Il costo, sotto i 500, dollari di questo nuovo front end per la sperimentazione del software defined radio è particolarmente appetibile ma anche l'approccio innovativo, che prevede il campionamento digitale della radiofrequenza in uno stadio particolarmente prossimo alla conversione diretta del segnale in antenna. Insomma, è possibile che di questa radio tutta digitale si parlerà ancora parecchio. Nel frattempo, gli instancabili progettisti di RFSpace hanno presentato un altro, interessantissimo dispositivo, un receiver coupler, più volgarmente noto come splitter di antenna. Con questa nuova scheda, marchiata HDRM-4, è possibile collegare una antenna a quattro ricevitori, ma esistono anche configurazioni a una o due porte. Il nucleo dell'apparecchio si basa su un amplificatore a bassa cifra di rumore in configurazione push-pull dalle prestazioni molto interessanti. Non si conoscono altri dettagli di prezzo, ma le caratteristiche preliminari si trovano su questa pagina.

Mesosfera, ionosfera e salti propagativi

Qualche settimana fa è stata osservata in Europa una anomala apertura in E sporadico sulle frequenze dell'FM e più in basso nella banda radioamatoriale dei 10 metri. Anomalo ma non tanto, perché l'E sporadico invernale è sì una eventualità più rara di quello tardo primaverile-estivo, ma non impossibile. Le teorie della formazione degli strati Es sono ancora molto parziali, ma la semplice correlazione con l'attività geomagnetica e l'indice non sembra sufficiente. Per cui la forte attività Es registrata sulle bande FM in questi ultimi due anni, non sorprende, considerando anche che il "minimo" solare (siamo in prossimità dalla svolta che porterà verso il futuro massimo, in effetti la prima macchia solare con inversione di polarità, sintomo inequivocabile di inizio di un nuovo ciclo, era stata osservata mesi fa) ha dato luogo a condizioni geomagnetiche eccezionali, con giorni di attività e tempeste degne di un massimo.
In questo senso gli esperimenti condotti dai radioamatori con radiofari a bassissima potenza nei 28 MHz possono essere di eccezionale interesse, anche se per l'Es forse sarebbe il caso di estenderli fino ai 6 metri. Ci sono stati osservazioni di fari QRP/QRSS italiani nei 10 metri in diverse nazioni europee, con distanza di skip piuttosto corte, ma ancora compatibili con questo tipo di propagazione. L'orario poi porterebbe a escludere un fenomeno come la propagazione F2 autunnale e invernale - questa sì collegata ad attività geomagnetica elevata - osservata dai TV DXer in Banda I, intorno ai 48 MHz.
Il gruppo di discussione dei radiofaristi sui 28,322 kHz, ha parlato giorni fa di queste segnalazioni, ipotizzando che una ricezione a 1.400 km di distanza si potesse spiegare con un classico "doppio salto" propagativo. Inteso come percorso terra-cielo-terra-cielo. Ultimamente però si leggono sempre più analisi che tendono a escludere questo tipo di salti multipli (multihop), sia per quanto concerne l'E sporadico, sia per quel che riguarda le frequenze molto più basse, onde corte incluse, e meccanismi non E sporadici. In questa ultima modalità su distanze continentali a medio raggio intervengono, sembra, singoli salti riferibili a "nuvole" Es diverse o anche percorsi "estesi" grazie a rifrazioni tra nuvola e nuvola. Tra gli appassionati di FM-DX il dibattito sul multihop vero e proprio in E sporadico è molto acceso. In particolare nelle aree, come Irlanda e Scozia dove in questi ultimi quattro anni sono state segnalate incredibili aperture transatlantiche verso stazioni FM nordamericane, anche oltre i 90 MHz. Fino a questo momento il meccanismo teorico più accreditato era appunto il doppio o addirittura triplo salto (2000, forse 2.200 km a tratta, il massimo "geometrico" per le quote dell'E sporadico). Su percorsi sostanzialmente marini questa idea sarebbe forse sostenibile per la scarsa attenuazione nella parte del salto a terra. Ma i dubbi sono parecchi.
Proprio recentemente tuttavia la famosa lista di discussione Skywaves ha discusso della possibilità di un meccanismo diverso, basandosi su un articolo giapponese pubblicato sulla rivista radioamatoriale Six News a proposito di Short path summer solstice propagation, scoperto proprio con collegamenti nei 50 MHz. Questo meccanismo estivo, prima attribuito a molteplici salti Es (fino a 4!) viene confutato dall'autore dell'articolo, Han Higasa JE1BMJ, che al suo posto propone un meccanismo misto in cui il segnale non viene mai rifratto a terra ma utilizza un tracciato ionosferico multistrato e un tipo di rifrazione di cui si discute in questo articolo a proposito di polar mesosphere summer echoes. In pratica rimbalzando tra nuvole Es e strati F. Per chi fosse interessato ho sistemato una copia delle cinque pagine dell'articolo di Six News qui:

http://www.radiopassioni.it/pdf/SSSP/Dsc00290.jpg
http://www.radiopassioni.it/pdf/SSSP/Dsc00291.jpg
http://www.radiopassioni.it/pdf/SSSP/Dsc00292.jpg
http://www.radiopassioni.it/pdf/SSSP/Dsc00293.jpg
http://www.radiopassioni.it/pdf/SSSP/Dsc00294.jpg

Posso dire che anche in ambito DXistico a frequenze molto più basse il multihop ha subito diverse confutazioni negli anni recenti. Molti tendono ormai a spiegare le ricezioni eccezionali tra frequenze comprese tra i 200 e i 2000 kHz (ma anche fino alle bande tropicali) più con meccanismi di questo tipo, detti "cordali" per la loro geometria, in cui il segnale effettua sì molteplici salti, ma tende piuttosto a restare tra gli strati ionosferici utilizzandoli come una sorta di guida d'onda (come succede nell'interessantissimo meccanismo supertropo che interessa gli FM DXer e operatori dei 50 e 144 MHz, dove al posto della ionosfera la guida d'onda riguarda quote troposferiche di inversione termica).
Sono convinto che i radiofari QRP possano essere uno strumento di indagine prezioso proprio per la bassa potenza in gioco. Diventa difficile pensare che l'attenuazione al suolo non influisca pesantemente in una ipotesi multihop tradizionale e pertanto proprio il fatto che certi segnali possano propagarsi alle distanze già osservate nei 30 metri induce a immaginarsi meccanismi diversi. Sarebbe un discorso da approfondire. Come da approfondire, a proposito di E sporadico, è il discorso sulla mesosfera, polare o meno. Se la correlazione tra attività solare, geomagnetismo e formazione dell'E sporadico appare insufficiente per spiegare e prevedere il fenomeno, l'interesse dei ricercatori sta puntando in questi ultimi tempi sullo strato atmosferico intermedio tra termosfera (dove si estende la ionosfera) e la stratosfera, cioè la mesosfera. Come si suggerisce nell'articolo di Six News qui citato, sono i fenomeni elettrici che si manifestano all'interfaccia tra mesosfera e termosfera, tra i quali per esempio, gli sprites, i fulmini che si scaricano "verso l'alto" e altri, a interessare i ricercatori scienziati. Vi suggerisco in particolare questo link, con belle immagini di questi fenomeni. Il sito, Sky-Fire, contiene a sua volta una pagina di link di approfondimento che trovo particolarmente completa.

26 gennaio 2007

DAB Slideshow, la radio sposa la TV in UK

Per un paio di mesi alcune stazioni londinesi sperimenteranno il nuovo servizio DAB Slideshow con trasmissione di immagini a colori (la notizia arriva da Pocket-lint.co.uk attraverso Media Network). Su BDXC Mike Barraclough segnala un link a un sito Web che permette di accedere a una simulazione del servizio e ascoltare il flusso audio mentre le immagini vengono proiettate così come gli ascoltatori inglesi possono ammirarle sul display del piccolo dispositivi iRiver usato per la prova. Ecco la spiegazione di Mike:

There is now a webpage where you can listen each of the stations and at the same time see the slides being broadcast on the IRiver receiver which is an interesting looking set, you can hold it in the palm of your hand, been listening to Capital and watching the slides go through, the screen does occasionally go blank. Certainly for Londoners the travel information it is putting up is a useful adjunct to the radio service. To me there's not much comparison with television as the slides are just supplementing what is being broadcast, i.e. you are listening to a piece of music and the latest weather and travel information etc is just coming through on the screen in front of you. See the service for yourselves at:

http://85.159.184.112/for/

And a further report from Radio Today:

Even though we were in the basement of a London address, the signal was still quite impressive and let us view various images from one of the trail stations, Capital Radio.

http://www.radiotoday.co.uk/news.php?extend.1549.2
In questo momento sto ascoltando il buffo "Australia Day" su Capital Radio, con immagini dallo studio e da alcune zone nevralgiche di Londra (informazioni sul traffico).

25 gennaio 2007

Il DRM discusso dagli ingegneri milanesi

Ringrazio Emilio Lo Tito, della RAI, e Gigi Nadali per la segnalazione di questo interessante convegno sulle prospettive del Digital Radio Mondiale in Italia.

FONDAZIONE ORDINE INGEGNERI

30 GENNAIO 2007


TAVOLA ROTONDA


In collaborazione con AEIT (Associazione Elettrotecnica ed Elettronica Italiana) e ACIT (Associazione per la Tecnologia dell'Informazione delle Comunicazioni)


DIGITAL RADIO MONDIALE
Da analogico a digitale: l'evoluzione del sistema radiofonico italiano

ORARIO 15,00/18,00

La tavola rotonda, promossa dalla Commissione Telecomunicazioni dell'Ordine con il contributo di Aeit sez. di Milano e Aict, illustrerà lo stato dell'arte in tema di tecnica digitale nel settore della radio diffusione.
Verrà focalizzata altresì l'attenzione sui possibili scenari, sia dal punto di vista tecnico che strategico, che si presenteranno quando le tecniche di modulazione in tecnica digitale sostituiranno le attuali modulazioni analogiche.
Saranno presentate le esperienze condotte da parte di alcune Emittenti radiofoniche.

Introduzione e coordinamento:

Ing. Franco Boffelli
Commissione Telecomunicazioni dell'Ordine

Relatori e interventi:

Prof. Guido Vannucchi -Aict
P.I. Giuseppe Allamano - Ass. DRM
Ing. Aldo Scotti - Rai
Ing. Sandro Piervenanzi - Radio Vaticana
Dott. Paolo Ruffino - ST
Prof. Sgorbati - Arpa Milano
Dr. Maria Teresa Cazzaniga - Arpa Milano

Sede

Fondazione Ordine Ingegneri
Corso Venezia, 16 - Milano

Per partecipare è necessario inviare la propria adesione via e-mail o
via fax alla Segreteria della Fondazione: Tel. 02.796214 ? Fax
02.794916 - E-mail fondazione (at) ordineingegneri (dot) milano (dot) it
Oppure iscrizione on-line dal sito: www.ordineingegneri.milano.it

23 gennaio 2007

I segnali del week end

Abitare in un grande centro urbano è quasi sempre una sfortuna per chi ama dare la caccia a segnali radio su frequenze molto basse, dove abbondano i disturbi da ogni genere di sorgenti. Nella zona in cui abito io, i rumori ambientali sono particolarmente intensi e l'unico modo per ascoltare è scappare dalla città. La cosa non è sempre praticabile, ovviamente, e quando ci si riesce è il piacere di ascoltare è doppio. Insomma, la saltuarietà è un brutto guaio, perché impedisce di seguire con metodo le stazioni che continuano a resistere ai tuoi sforzi di DXer; ma aiuta in un certo senso a tenere vivo l'interesse e la passione. Che ultimamente coltivo attraverso questo blog e la lettura delle imprese dei colleghi in tutto il mondo.
Malgrado le condizioni non eccelse e qualche rumore che ormai assedia anche la località del levante ligure dove ormai si trova la mia postazione principale , non posso lamentarmi di come sono andate le cose in questo finesettimana. La notte tra venerdì e sabato è stato interlocutorio, condizionato dal sonno e dalla scarsità dei segnali nelle onde lunghe dei radiofari e nelle medie. Il pomeriggio di sabato è iniziato con la posta a una stazione molto difficile da ascoltare ma che prima o poi dovrà "cadere". Radio Wantok è una emittente religiosa della Nuova Guinea che usa i 7.120 kHz. Teoricamente una delle poche finestre propagative per poterla ascoltare alle nostre latitudini si apre intorno alle 13, proprio quando la frequenza è occupata dalla Cina in russo. Qualcosa, il classico formato musical-ispirazionale di Wantok, si avverte sotto il parlato, ma chiaramente non basta per una identificazione appropriata. Verso le 13.57 la Cina chiude il programma in russo e si appresta a passare a quello in kazako. Sono pochi minuti ma la frequenza è libera. Prima o poi...
Un altro segnale superelusivo del Pacifico viene dal servizio aborigeno di Yolngu Radio ARDS su 5.050 kHz, segnalato con 500 Watt. Quei pochi che riportano la stazione dicono che opera leggermente fuori frequenza, su 5.049,9, ed è lì che sabato verso le 18 (dopo che il canale è stato liberato dalla solita Cina) ho sentito una musica promettente, mentre altrove le frequenze in onde corte interne di ABC impazzavano. Ma ancora una volta niente di positivo. Il caso rimane aperto e se non ci si riesce in questa stagione invernale che radiofonicamente volge al termine, ci si proverà ancora, dopo tutto questo è il bello di un hobby che per quanto in declino offre ancora tantissime emozioni.
Verso le 21 UTC dal collegamento a Internet arriva una segnalazione dalla Finlandia, da Jari Savolainen, grosso esperto delle frequenze africane e asiatiche. Qualche giorno fa, scrive Jari, Radio Solh/Peace di Bagram in Afghanistan era stata segnalata su una nuova frequenza, i 6.700 kHz (non bisogna dimenticare che in Afghanistan operano ancora piccole emittenti sotto diretto controllo di militari che non si servono di impianti convenzionali). Attenti, aggiunge però Jari, ora oltre ai 6.700 sento anche i 6.800 di una seconda stazione ancora non identificata. Di Radio Solh, quando operava su 9.345 kHz ho già parlato, non è una novità. Però mi ha fatto piacere scoprire che entrambe le frequenze arrivavano così bene anche da me, verso le 21.40. Per sentirle, ecco un esempio del sound su 6.700 e su 6.800, la musica è davvero piacevole e ci sono persino degli annunci con l'eco, per chi dovesse capire la lingua dari.
Dopo tante cose parziali ma stimolanti mi aspettavo qualcosa in più dalle onde medie. E invece niente, tra rumori e cattive condizioni alla fine me ne sono andato a dormire. Fortunatamente mi sono svegliato alle 5 del mattino e sono tornato al lavoro. I risultati li trovate su Radioascolto.org: niente di trascendentale ma la piacevole constatazione di una banda aperta fino alle nostre 8 del mattino, chi l'avrebbe detto. Che sensazione ascoltare, sotto un cielo già illuminato, qualche bell'annuncio (per esempio qui e qui) dalla Georgia, uno stato americano tutt'altro che facile, con Viva 16-70 WVVM e il suo tipico format messicano. Anche qui, avrei sperato di beccare su 1.680 kHz la Louisiana, rarissimo stato segnalato recentemente con KRJO Rejoice Radio. Ma la principale virtù del DXer è la pazienza.

20 gennaio 2007

A Ginevra per uno spettro ben gestito

Un comunicato della società di consulenze Key4Biz mi segnala un evento sulla gestione della risorsa spettro radio dal punto di vista dell'economia del mercato, previsto per lunedì e martedì prossimi (22-23 gennaio) all'ITU di Ginevra. Organizzato dall'ITU e della Fondazione Ugo Bordoni di Roma il Workshop on market mechanisms for spectrum management affronta la questione del mercato delle frequenze anche alla luce delle nuove tecnologie di condivisione e allocazione intelligente delle risorse. Il sito Web di questo seminario internazionale, che vedrà la partecipazione del nostro ministro Paolo Gentiloni, è particolarmente ricco di dettagli e spunti di discussione. E' stata inoltre allestita una pagina di background con una quantità di riferimenti alle politiche nazionali e globali e agli organismi che nei vari paesi lavorano alla ripartizione delle frequenze radio tra operatori, utenti e servizi. Una miniera di dati che mi auguro resteranno a disposizione di addetti ai lavori e curiosi.
Non riuscirò ad andare a Ginevra per restituirvi le mie impressioni dal vivo ma conto di riuscire a procurarmi eventuali materiali ditribuiti ai giornalisti. Nel frattempo, leggetevi il testo introduttivo del comunicato Key4Biz. Il convegno si inserisce nel quadro degli incontri previsti per l'iniziativa Shaping Tomorrow's Networks e il tema di maggiore interesse sarà evidentemente la convergenza tra reti fisse e mobili e la questione delle frequenze utilizzate dai vari standard di telecomunicazione. Ma evidentemente la radio digitale andrà a inserirsi in questo contesto, soprattutto se veramente fattori come l'interattività o il "narrowcasting" reso possibile dall'applicazione delle modalità di Internet e di sistemi wireless punto-punto come il Wimax saranno un elemento importante degli scenari futuri di questo mezzo. Non dimentichiamo inoltre che il seminario precede di qualche mese l'attesa World Radio Conference 2007, pianificata per il prossimo ottobre. Durante questo evento si discuteranno nuovi assegnamenti nelle bande sotto i 30 MHz, tra servizi broadcast e radioamatoriali. Nel mese di giugno è prevista infine la seconda edizione di Spectrum Management Europe, seminario professionale organizzato da Epsilon.
Autorità, imprese e massimi esperti mondiali in materia di Telecomunicazioni si riuniranno a Ginevra in occasione del workshop internazionale Market Mechanisms for Spectrum Management, in programma il 22 e 23 gennaio 2007 presso il quartier generale dell'ITU (International Telecommunication Union), promosso da ITU e Fondazione Ugo Bordoni come parte integrante del programma congiunto Shaping Tomorrow’s Networks.
Focalizzato sulla convergenza di reti e servizi di ultima generazione, sulla loro disciplina regolamentare e sullo sviluppo delle rispettive applicazioni commerciali, l'evento fornirà l'occasione per fare il punto sulla gestione dello spettro radioelettrico, identificando trend generali e individuando le più interessanti best practice riproducibili su scala globale.
Il workshop, in cui è prevista la partecipazione del Commissario Ue per la Società dell'Informazione e i Media Vivianne Reding e di vari ministri delle Comunicazioni, tra cui quello italiano Paolo Gentiloni, analizzerà l'attuale scenario tecnologico e regolamentare in materia di nuove reti tlc, focalizzandosi sulla gestione delle frequenze radio e sulle azioni necessarie per assicurare a tutti i Paesi un accesso razionale, efficiente, economico ed equo allo spettro di frequenza, nell'ottica di una piena convergenza tra reti.
"Il Convegno sui meccanismi di mercato per la gestione dello spettro, che l'ITU sta organizzando a Ginevra con la partnership della Fondazione Ugo Bordoni, sarà l'occasione per mettere a confronto le idee e le strategie che si stanno mettendo a punto in tutto il mondo su questo argomento", sottolinea Guido Salerno Aletta, Direttore generale della FUB, "tenendo conto sia degli obiettivi di public choise, che mira alla valorizzazione di questa risorsa scarsa, sia delle prospettive fondate sulle nuove tecnologie e sull'apertura di nuovi mercati".
Nel corso della due giorni di Ginevra saranno messe in luce le potenziali dinamiche di mercato determinate dai diversi possibili meccanismi di allocazione primaria dello spettro, anche tenendo conto del dibattito in corso scaturito dagli orientamenti della Commissione Europea in direzione della "technology neutrality" e della "service neutrality", principi orientati al raggiungimento di procedure di assegnazione più flessibili su bande condivise a livello europeo. Nello specifico, il workshop analizzerà gli ultimi trend nazionali riscontrati in ciascuno dei Paesi membri dell'ITU, con particolare attenzione alla richiesta crescente di spettro. Obiettivo di fondo, esaminare le sfide future ed individuare best practice e strategie sostenibili ed efficaci che garantiscano un pieno l'accesso allo spettro radio.
Lo spettro può essere considerato come una proprietà, da acquistare e vendere? Oppure è da considerarsi come un bene pubblico che può essere semplicemente affidato in gestione per determinati scopi e finalità? Il workshop si propone di rispondere a questi e a molti altri interrogativi, attraverso un dibattito serrato fra regolatori, esponenti d'industria ed esperti di settore attraverso la presentazione e l'analisi di working paper, case study, best practice e valutazioni tecnico-normative.
Ad aprire i lavori della due giorni di Ginevra, Valery Timofeev, Direttore del Radiocommunication Bureau dell'ITU, Guido Salerno Aletta, Direttore generale FUB, William Lehr, Ricercatore associato CTPID (Center for Technology, Policy and Industrial Development) del MIT (Massachusetts Institute of Technology).
Regolatori, analisti, esperti di settore ed esponenti d'impresa si confronteranno poi sull'applicabilità e sull'impatto di mercato delle possibili nuove strategie di gestione dello spettro radio. Tra gli interventi previsti, ricordiamo tra gli altri quello di Tim Kelly, Responsabile Dipartimento Strategy e Policy dell'ITU, Giovanni Santella, Servizio per le Tecnologie dell'Agcom, Francesco Troisi, Direttore della Pianificazione e Gestione delle Frequenze presso il Ministero delle Comunicazioni, Mario Frullone, Direttore Ricerche FUB, Roberto Ercole, Spectrum Projects Manager della GSM Association, Marco Obiso, Programme Manager e Cristina Bueti, Project Officer del Dipartimento Strategy e Policy dell'ITU.
(Consulta l'AGENDA COMPLETA su http://www.itu.int/osg/spu/stn/spectrum/agenda.html)

18 gennaio 2007

Abbassa la tua auto per favore

Quanto short è la portata dei cosiddetti Short Range Device? La European Broadcasting Union usa toni quasi allarmistici nella nota tecnica relativa ai piccoli trasmettitori FM a bassa potenza che sono stati appena autorizzati in Europa (sono tecnicamente regolati dalla norma ETSI EN 301357) e si apprestano a invadere il mercato della musica digitale. Lo scopo di questi diabolici apparecchietti "a bassa portata", molto discussi anche negli Stati Uniti, dove vengono utilizzati in abbinamento alle autoradio per il satellitare digitale, è diffondere l'audio generato da un qualsiasi riproduttore digitale direttamente attraverso l'altoparlante di una radio FM. Un mezzo molto pratico e basato su una tecnologia "senza fili" convenzionale ma assai diffusa e meno costosa di sistemi ad hoc come potrebbero essere, per esempio, delle casse wireless compatibili con standard come Bluetooth. Oggi un modulatore viene a costare poche decine di euro, una spessa davvero abbordabile.
L'EBU è andata a misurare il possibile impatto di questo microtrasmettitori, altrimenti noti come FM-modulator, in termini di interferenze arrecate alla ricezione delle trasmissioni commerciali. Le prospettive che ne emergono sembrano preoccupanti. La Raccomandazione R120-2007, disponibile sul sito Web dell'EBU e intitolata "Low-power FM modulators in Europe", incoraggia i regolatori ad alzare il livello di guardia. Anche con potenze di emissioni apparentemente esigue, come 15 nanoWatt (e figuriamoci con 50), i malefici modulatori sarebbero in grado di trasformare qualsiasi automobile in una stazione FM ambulante, con un raggio di copertura di parecchi metri. Proviamo a immaginare la scena. Uno sale in macchina, inserisce il modulatore nella presa per accendisigari, collega il modulatore al suo MP3, imposta un canale FM libero (facciamo finta che sia possibile anche qui), sintonizza la sua autoradio su quella frequenza... E, zac! il suo demodulatore diventa Radio Renault International: il segnale "deborda" e tutte le radio delle macchine ferme al semaforo possono ascoltare la stessa musica. Che può interferire il notiziario o il programma preferito dall'ignaro guidatore accanto. Effetti del genere si stanno registrando con i dispositivi che diffondo via radio i contenuti video. L'idea è godersi il film delle vacanze sul televisore, ma le onde finiscono per trasportare le immagini fino al salotto del vicino.
Per l'EBU certi scenari sono fin troppo realistici. Bisogna quindi fare in modo di bloccare tutti i modulatori non conformi alle norme CE e vietare quelli troppo potenti (ce ne sono alcuni, sostiene l'organismo dei broadcaster europei, che superano di 27 dB, cioè 500 volte, il limite massimo di 50 nW). Gli apparecchi, sottolinea la nota tecnica EBU, non devono avere la possibilità di essere collegati a una antenna esterna e vanno assolutamente evitati quelli che si devono inserire tra l'antenna dell'auto e la radio stessa, perché la porzione di segnale reirradiato dall'antenna può provocare interferenze più marcate.
Leggendo la Raccomandazione numero 120 vengono in mente ipotesi interessanti, popolate da una miriade di nanostazioni da ascoltare per strada, nei palazzi, sulle spiagge. Certo, una ipotesi di questo genere si scontra con la realtà del nostro spettro FM, dove non esistono le soglie di protezione di 200 kHz tra una stazione e l'altra. Al tempo stesso, se i timori dell'EBU sono fondati, che cosa succederà quando anche in Europa, a partire dall'Italia la radio satellitare sarà una realtà e i modulatori FM potranno, forse, diffondersi a macchia d'olio? Un'intera nazione fatta di allenatori di calcio e deejay.

HD Radio, conosciuta ma poco apprezzata

«HD Radio? La conosco ma non mi interessa affatto, grazie». I risultati della ricerca Bridge Ratings sulla percezione che i consumatori americani hanno del fenomeno radio digitale sono a dir poco sconfortanti. Se cresce la percentuale di coloro che dicono di aver sentito parlare di HD Radio/IBOC, diminuisce contestualmente la quantità di persone che sanno "che cosa voglia dire" radio digitale e soprattutto crollano le cosiddette intenzioni di acquisto. Come dire: sì, effettivamente ho sentito parlare di HD Radio, so che dovrei acquistare una radio nuova, ma non capisco bene quali vantaggi dovrebbe portarmi tutto questo e non mi interessa per niente provare. L'istituto di ricerche ammette che sulla base di queste cifre ha dovuto rivedere al ribasso le previsioni di vendite di apparecchi HD Radio per il 2007, che francamente erano già superottimistiche. Da 2 milioni di ricevitori stimati (quasi un americano su cento neonati compresi? Ma andiamo...), si passa a una previsione di 1,5 milioni di radio.
Ma il sospetto che i presunti vantaggi del digitale siano stati enfatizzati oltre ogni realismo non viene a nessuno?

Q3. How Interested are you in owning an HD Radio?


Very Interested or

Not Interested


Somewhat Interested




Jan-07
Jun-06
Jan-07
Jun-06
12+
8
11
92
89
12-24
28
31
72
69
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17
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3
8
97
92


Sogno SDR

Il radioamatore svedese Lennart Deimert ritiene che la casa giapponese AOR sia quasi pronta a rilasciare il suo software defined dream receiver AORALPHA a copertura totale (10 kHz - 3,3 GHz), capace di demodulare ogni forma di modulazione esistente o quasi, dalla modulazione d'ampiezza alla televisione. Il ricevitore si baserebbe sul principio della Zero-IF, cioè della conversione diretta alla banda base attraverso un mixer complesso I/Q e l'intervento di un DDS, sintetizzatore diretto digitale al posto del classico oscillatore locale. L'ampiezza di banda su cui il software del ricevitore è in grado di effettuare la trasformata di Fourier è addirittura di 1 GHz. I filtri finali vanno da 200 Hz a 300 kHz. La meraviglia digitale ha un target preciso e di nicchia: enti governativi, regolatori, monitor professionali, militari. E se ancora non si conoscono i prezzi e le date di effettiva disponibilità, la sensazione è che l'AORALPHA costicchierà qualcosa...


AOR is currently developing its flagship in communications receivers, a new kind of wideband software defined receiver based on ZERO-IF and DDS local generator, added to a 6” TFT screen displaying an amazing 1GHz bandwidth FFT spectrum! This high-end receiver targets communication professionals and authorities (surveillance, law enforcement…) as it also features a 1MHz wide high resolution digital I/Q output to PC.

Main specifications:

- Zero-IF and DDS local generator

- 10kHz-3.3GHz (with or without gaps, depending on country regulation)

- FFT Spectrum Display up to 1GHz bandwidth Wide Band I/Q digital output through continuous isochronous USB 2.0 Interface (1MHz BW, Mantissa 4-bit, Index 13-bit for wide dynamic range, 98.304M-bit/sec. transfer rate)

- Multi mode receive : WFM (in stereo, selectable de-emphasis), NFM, AM (Synchronous AM, diversity synchronous AM), ISB, RZSSB, USB, LSB, CW, P25, TV (FM, AM, NTSC/PAL/ SECAM/ PAL-M)

- Multiple IF filters: 200Hz, 500Hz, 3kHz, 6kHz, 15kHz, 30kHz, 100kHz, 200kHz, 300kHz

- Versatile digital processing: Digital noise filter, auto notch filter, noise blanker, IF shift, AFC, variable CW pitch, voice descrambler, voice squelch, CTCSS, DCS

- 6” color TFT display

- 19” rack mount

*Availability and price is still unknown*

Xm e Sirius, la lezione di un mancato merger


La storia della possibile fusione tra i due operatori della radio digitale satellitare negli Stati Uniti è un magnifico esempio sulle problematiche che l'economia dell'innovazione deve affrontare. Anche durante la giornata di studi sulla radio digitale organizzata da Millecanali a Milano si è parlato dell'argomento, a margine dell'intervento di Worldspace Italia. In effetti è da parecchio che si discute dell'eventualità di un merger tra Xm Radio e Sirius Satellite, alcuni analisti davano l'operazione per scontata. Ieri la Reuters ha riportato il parere del capo dell'authority americana, Kevin Martin della FCC. Ed è un parere negativo. L'impossibilità della fusione, dice Martin, è implicita nei termini delle licenze concesse. Per fondersi, le due società dovrebbero convincere la FCC a modificare il modo in cui le licenze ottenute sono state scritte. Lo scetticismo di Martin avrebbe già destato le preoccupazioni di investitori e risparmiatori che hanno punito la quotazione dei titoli di Borsa delle due compagnie.
Ma perché due operatori di apparente successo devono per forza confluire in un operatore solo? Il fatto è che Xm e Sirius hanno avuto e continuano ad avere successo in termini di abbonati, senza però riuscire a risolvere il problema dei costi di upfront, quelli che le aziende devono sostenere per poter catturare e mantenere i loro clienti. La radio via satellite piace agli ascoltatori, ma l'infrastruttura e la corsa ai grandi nomi che popolano i canali alternativi dei due innovatori della radio rappresentano una bella zavorra finanziaria. Da cui la voglia (sembra soprattutto in casa Sirius) di mettersi insieme per affrontare il mercato con più mezzi.
Ora, proprio su questo punto gli americani sono sempre molto attenti a salvaguardare la concorrenza. In questo caso il mercato si divide a metà, però anche questo oligopolio basta a garantire quel minimo di tensione commerciale che spinge i due competitor a non spingere troppo sul prezzo da chiedere ai loro clienti. Un solo operatore, in assenza di una valida alternativa, potrebbe farsi prendere dalla voglia di aumentare il canone di abbonamento mettendo i suoi clienti davanti a un aut aut.
La concorrenza è insomma una potente leva di aggiustamento del price point e in un'ultima analisi della qualità dell'offerta (e dunque un efficace filtro della validità di una tecnologia o di una idea). In effetti, il successo di pubblico della radio satellitare è dovuta a un cocktail di fattori molto diversi: la disponibilità di tanti canali non interrotti dalla pubblicità, la relativa qualità e disponibilità del segnale, le grandi firme della musica, della politica, dello sport; e anche, perché no, il prezzo di tutto questo. Variare il dosaggio di questi ingredienti può essere molto rischioso. Magari il satellite piace perché costa meno di 15 dollari al mese. Se costasse 25 dollari la gente comincerebbe a farsi quattro conti in tasca e rinunciare.
Al tempo stesso il clima di indecisione sulle sorti e la struttura di questo mercato la dice lunga su quanto possa essere difficile vendere una tecnologia nuova. Gettando una luce inquietante sul generico ottimismo che circonda qualsiasi cosa sia seguito dall'aggettivo "digitale". Il mercato americano è vasto e ricco, la tecnologia funziona e piace, i ricevitori ci sono... E ciò nonostante sembra proprio che non ci sia spazio per due operatori in un segmento così "sexy". Perché? Dove sta l'imbroglio? E il caso pilota della radio digitale può essere esteso anche ad altri comparti di quell'industria dei contenuti digitali che molti (giornalisti compresi) rappresentano come una inarrestabile macchina da guerra? Mentre scrivo mi arrivano le notizie sull'ennesimo scivolone borsistico di Fastweb, ma anche gli operatori telefonici attraversano una fase di grande incertezza proprio sulla questione multimedialità digitale.
La radio - che tutti giudicano così poco all'avanguardia - rischia suo malgrado di diventare un laboratorio importante, in ragione della grande familiarità che gli ascoltatori hanno con il mezzo, sia esso distribuito digitalmente o meno. Seguire le vicende di XM e Sirius e, speriamo, di Worldspace Italia tra breve, può essere molto istruttivo.

Martin dampens XM, Sirius merger hopes
Wed Jan 17, 2007 5:19 PM ET
WASHINGTON, Jan 17 (Reuters) - U.S. Federal Communications Commission Chairman Kevin Martin said on Wednesday licenses held by XM Satellite Radio Holdings Inc. and Sirius Satellite Radio Inc. prevent them from combining, but one industry expert said the licenses could be modified. "There's a prohibition on one entity owning both of those licenses," Martin told reporters during a news conference after an agency meeting. But he also said the FCC would examine any transaction submitted to it.
Wall Street analysts have speculated about a possible combination of the two providers and their stocks have risen sharply in recent weeks. But after Martin's comments, XM shares fell almost 10 percent, or $1.69, to close at $15.45 on Nasdaq, while Sirius shares dropped 7 percent, or 29 cents, to $3.86. Both Sirius and XM are growing rapidly, but losing money as they try to improve technology and pay for top entertainment ranging from the largest U.S. sports leagues to media celebrities such as Howard Stern, Oprah Winfrey and Martha Stewart.
XM and Sirius could ask the FCC to modify their licenses to permit a combination, according to David Kaut, an analyst at Stifel, Nicolaus & Co. "If the FCC wants to permit (the merger), based on the totality of their public-interest analysis, they would lift the prohibition," Kaut said. "If they don't want to approve, they'd probably keep the rule." In addition to FCC approval, the companies would have to obtain the green light from U.S. antitrust authorities. Stifel, Nicolaus said in a research note to clients that, if the companies submitted a proposed deal to the FCC, the agency would likely review whether competitive conditions had changed over the last 10 years from when the licenses were issued. If the FCC construed the market to only include satellite radio, the government would likely block it, the research firm said.
If the government viewed the market more broadly to include alternative sources of mobile entertainment such as iPods and Internet programming over wireless services, the government would likely approve with some conditions, the analysts said. "We believe that the FCC ... would be likely to seek conditions to an approval, perhaps including pricing terms, local programming and advertising restrictions to appease the broadcast industry and actions aimed at reducing or cordoning off indecent programming," the analysts said. A spokesman for XM declined to comment, while a representative for Sirius was not immediately available for comment. (Additional reporting by Jeremy Pelofsky)

AM locali e no, il punto sulle chiusure

Un ulteriore punto della situazione sui trasmettitori in onde lunghe, medie e corte del Nord Europa. Le onde lunghe danesi di Kalundborg chiuderanno il prossimo 14 febbraio. Contestualmente, il trasmettitore in onde medie di quella località (1.062 kHz) riduce drasticamente gli orari di emissione. Notizia e nuovi orari vengono da una fonte molto attendibile, il DXer danase Stig Hartvid Nielsen:

On February 14th 2006 at 2330 UTC the 300 kW transmitter in Kalundborg
operating on 243 kHz will be switched off for the last time.
And starting February 15th there will be a strong reduction of airtime on
the 250 kW transmitter in Kalundborg operating on 1062 kHz. This is the new
schedule:

0445-0507
0730-0807
1045-1130
1645-1716
2145-2205
(All times in UTC)

I believe that the transmitter will be switched on some 5 minutes prior to
these s/on times and may also stay on the air a couple of minutes after
official s/off times.

The programmes to be carried are:

0445-0451: Weather forecast
0451-0500: // DR P4
0500-0507: News (// DR P4)
0730-0740: Gymnastics
0740-0745: Interval signal
0745-0800: Weather forecast
0800-0807: News (// DR P4)
1045-1100: Weather forecast
1100-1130: News (// DR P1 and DR P4)
1645-1700: Weather forecast
1700-1716: Navigational warnings
2145-2200: Weather forecast
2200-2305: News (// DR P4)

The news in Danish from KNR, Greenland, currently heard Mo-Fr 1755-1800 UTC
will be discontinued on 1062 and will only be available on DR P1 (on FM and
the internet). The reason for the closure of 243 kHz and the reduced schedule on 1062 kHz
is the fact that hardly anyone in Denmark listen to LW and MW - and due to
the high cost of running the transmitters.
Additional information (in Danish) here:
http://www.radionyt.com/artikel/default.asp?id=13404

La modulazione d'ampiezza chiude perché obiettivamente costano molto (a quelle potenze) e non le ascolta nessuno. Tutto vero, proprio per questo non si capisce minimamente perché in Europa e altrove le onde medie non comincino a essere utilizzate per coperture molto limitate e radio comunitarie a bassissima potenza, dando spazio a chi non lo troverebbe mai nelle frequenze della modulazione di frequenza. Una mossa di banale semplicità, che farebbe felici il pluralismo e i DXer. Ma lasciamo stare. Per il momento rimane possibile ascoltare in Italia le onde medie danesi, soprattutto nelle prime tre fasce mattutine e nelle ultime due serali.
Confermata, anche se leggermente rimandata, anche la chiusura delle onde corte della radio nazionale islandese RUV. Le frequenze nei 12 e 13 MHz non hanno chiuso il primo gennaio, ma lo faranno nelle prossime settimane.
E che cosa ne è del progetto di soppressione delle trasmissioni in onda corta di Mamma RAI? Non hanno chiuso alla fine del 2006, ma il sospetto è che in Italia certe decisioni sono difficili da attuare, perché magari c'è da qualche parte un omino che l'interruttore lo accende comunque e in mancanza di una carta bollata che nessuno scriverà mai le cose vanno avanti per inerzia. Giorni fa Andrea Borgnino mi parlava di un piano alternativo che consentirebbe alle onde corte nazionali di andare avanti ancora per un po', ma non ho saputo più niente.
Un'altra chiusura annunciata è quella della redazione italiana di Radio Giappone. Il programma, in onda da oltre mezzo secolo, dovrebbe essere vittima dei tagli al bilancio di NHK già decisi l'anno scorso. Le due frequenze oggi utilizzate, 11.970 e 21.820 sono quelle dei ripetitori in Africa (Gabon), ma il punto è che il Giappone ha deciso di non trasmettere più via radio (o via satellite, o via Internet) in alcune lingue straniere. Avanti un'altra.

I 70 anni della radio nazionale spagnola

Una notizia pubblicata da Marty Delfin su DXLD mi ha permesso di recuperare questo articolo di El Pais sul settantesimo anniversario di Radio Nacional de España. L'emittente fu fondata il 19 gennaio 1937, allora era una piccola stazione sul sanguinoso campo di battaglia della Guerra Civile, nei pressi di Salamanca. Non fu certo la prima radio spagnola, ma ebbe un evidente importanza nel corso di una guerra che segnò e anticipò in modo tragico il destino di tutta Europa. Forse è anche per le origini belliche di quelle prime tramissioni, per quei successivi quarant'anni di anacronistica dittatura, che la radio in Spagna ha un'importanza così sentita, un impatto riconosciuto sulle vicende politiche nazionali e locali.
L'evento verrà ricordato nel corso della trasmissione Documentos su Radio 1, a partire da questo sabato 19 gennaio. La trasmissione inizia alle 15 e la si può sentire in streaming Internet. Forse a quell'ora è possibile sintonizzarsi su una frequenza in onde medie di RNE. Sembra anche che le quattro puntate della produzione verranno riprese da Radio Exterior de Expaña in onde corte.

70 años en el aire

Radio Nacional de España comenzó a emitir el 19 de enero de 1937 desde el cuartel general de Franco en Salamanca. Una serie documental recorre en Radio 1 la historia de la cadena

ROSARIO G. GÓMEZ - Madrid - 14/01/2007

Una emisora de campaña en el cuartel general de Franco en Salamanca fue el germen de Radio Nacional de España. La radio pública nació con tintes bélicos el 19 de enero de 1937, y al término de la contienda fue extendiendo su cobertura para convertirse en uno de los más poderosos instrumentos de propaganda del Ejército sublevado. Hasta 1949 las ondas no llegaron a Barcelona. Y lo hicieron con un toque culto: la retransmisión de un concierto de El Liceo.
Desde aquellos tiempos, RNE ha recorrido un largo camino. Los principales episodios de estas siete décadas han sido retratados por la periodista Elvira Marteles en la miniserie 70 años de RNE, que el próximo sábado comienza a emitir Radio 1 dentro del espacio Documentos RNE (de 15.00 a 16.00).
El primer capítulo ('Nacimiento y posguerra') aborda el bautismo de la emisora y se pasea por los años cuarenta, los de la España única, que hablaba con voz timbrada y una perfecta locución (sólo en castellano). "Son los años dorados de Fernando Fernández de Córdoba, David Cubedo, Ignacio Mateo o Matías Prats; los de las transmisiones patrióticas y militares y los actos religiosos destinados a ensalzar el espíritu de la cruzada", afirma Marteles, que ha buceado profundamente en el archivo de RNE para buscar los sonidos de la historia. En la realización ha contado con la colaboración de Miguel Ángel Coleto y Benigno Moreno.
Uno de los elementos fundamentales de programación de RNE de hace siete décadas era el radio-teatro. Y su figura clave Luis Escobar, que por orden de Dionisio Ridruejo puso en marcha un grupo de teatro profalangista que pretendía ser una réplica de La Barraca, creada por Federico García Lorca. El cuadro de actores era "sensacional", dice la directora de Documentos RNE, "y la cadena se decantó por la adaptación de obras clásicas. En eso se diferenciaba claramente de Unión Radio (matriz de la SER), que se especializó en los seriales más populares". A principios de los cincuenta se produce un hecho que tendrá gran repercusión. RNE ficha a Julieta Calleja, la estrella de Unión Radio, la primera mujer que desempeña un cargo directivo en la radio pública, y a Enrique Franco, que apostó por la música culta.
El segundo capítulo ('Los años sesenta, los del desarrollo') aborda una etapa marcada por el nacimiento de los boletines informativos. "Es la época de Victoriano Fernández Asís, un personaje importantísimo para RNE. Se volcó en la información internacional, con aquella famosa 'Rueda de corresponsales', porque lo que ocurría en España no se podía contar", dice Marteles. Fue también el creador de España a las ocho, el estandarte informativo de la cadena.
Antes de que salieran al aire los boletines de noticias, la cadena tomó una decisión que contribuyó a limar su tono castrense. Manuel Aznar Acedo (padre del ex presidente del Gobierno José María Aznar) ordenó en 1961 eliminar el toque de corneta y la invocación a Dios y a los caídos con que empezaban todos los diarios hablados. En esos tiempos la dirección de informativos estaba en manos de Francisco Ruiz de Elvira. "Representó el aperturismo y la tolerancia, algo muy diferente a lo que se veía en la sociedad española", dice la directora del programa.
Otra "figura clave" de esta década fue Leocadio Machado, un creador "vanguardista" que se presentó al Premio Italia (uno de los más prestigiosos de la radio) con una obra dramática sin palabras. Toda la historia estaba narrada exclusivamente con sonidos. Marteles recuerda las recreaciones de grandes batallas de la historia española, como la de Lepanto, narrada por Matías Prats como si se tratara de un Real Madrid-Barcelona.
En el tercer capítulo ('Hacia la libertad'), la radio inicia su propia transición. En los setenta se produce la eclosión de la radio musical con locutores rupturistas como Carlos Tena o José María Íñigo. Antes de la muerte de Franco se emitió un concierto de Raimon y fue un gran escándalo.
Y en la primavera de 1975, pocos meses antes de la muerte de Franco, Eduardo Sotillos pone en marcha Última edición, un programa que "buscaba tímidamente opiniones fuera de aquellas que estaban estrictamente dentro del régimen", afirma Marteles. Comienzan a despuntar periodistas como Tom Martín Benítez, Julio de Benito, Lalo Azcona (con debates y entrevistas en profundidad) o Juan Manuel Gozalo (al frente de Radiogaceta de los deportes).
"RNE estaba muy bien preparada para la transición política que se avecinaba y para la competencia informativa que se desarrolla a partir de 1975 con las emisoras privadas". Fue entonces cuando se derogó una ley (promulgada en 1939) que otorgaba a RNE el monopolio informativo de la radio. Las emisoras comerciales estaban obligadas a conectar con el Diario hablado (conocido popularmente como El parte). Además, "Sotillos tomó una decisión que causó furor combativo: la supresión del Ángelus".
Durante mucho tiempo la radio se identificó con los seriales y estuvo considerada un medio menor. A raíz del golpe de Estado del 23 F (1981) este concepto cambia. "La noche de los transistores legitima a la radio, y en los ochenta aparecen estrellas que posteriormente se incorporan al sector privado". En 1981 RNE tiene seis millones de oyentes. Triunfan en esa década Luis del Olmo, Julio César Iglesias. Jesús Quintero, Andrés Aberasturi, Alejo García o Javier Sardá. Los noventa están marcados por la "presión política que se ejerce sobre los medios públicos, con directores ligados a los distintos gobiernos". Esta etapa enlaza con el último capítulo ('La refundación'), buena parte del cual está todavía por escribir.

17 gennaio 2007

Digital radio tra terra e cielo


E' stato davvero interessante il convegno organizzato ieri a Milano da Millecanali sulla radio digitale. Non sono riuscito a presenziare l'intera giornata dei lavori ma nel pomeriggio ho avuto modo di ascoltare tutti gli interventi dei rappresentanti delle radio italiane e delle loro associazioni, preceduti da una breve introduzione di Claudio Re sui diversi standard di trasmissione digitale e sui problemi della transizione dalla "vecchia" alla "nuova" radio.
Su questo blog si parla molto dell'argomento ma in fin dei conti il grosso della discussione si basa su quello che dicono gli ingegneri e i tecnici. Il merito di Millecanali è sicuramente quello di aver dato voce agli editori e a chi la radio "la fa" tutti i giorni. Ci sarebbe una terza componente, messa in luce dall'ultimo intervento del convegno di ieri, quello di Guido Riva della Fondazione Ugo Bordoni: l'ascoltatore. Questa figura non è molto ben rappresentata nel dibattito tra fautori delle tecnologie digitali e i loro utilizzatori più immediati, gli addetti agli studi di produzione e ai siti trasmissivi. Ma Riva ha giustamente osservato che essendo la radio uno strumento essenziale per assicurare un ampio pluralismo informativo (la tv è bella, ma è talmente costosa da fare e da tutelare...), alla fine bisogna affrontare la questione del passaggio al digitale con un approccio più olistico e rispettoso delle esigenze di tutti.
Su questo punto ho la sensazione che l'asino caschi. Più o meno tutti, anche i più scettici, ieri andavano ripetendo il mantra dell'ineluttabilità: la radio è l'ultimo mezzo di comunicazione non digitale (insomma...) e se è ancora difficile dire quando, prima o poi sarà digitale. Non solo nella fase di produzione, dove è sempre più marcato il ruolo della digitalizzazione e il routing digitale dei contributi audio dagli studi e dalle sorgenti esterne. Ma proprio sul fronte dell'alta frequenza, della trasmissione dei segnali. Sarebbero troppo "evidenti" i "vantaggi" della digitalizzazione di quest'ultima per gli ascoltatori: qualità sonora, maggiore efficienza nell'uso delle frequenze, maggiore integrazione con gli altri mezzi già digitalizzati.
A mio modesto modo di vedere, ancora non si può dire che la validità di questo mantra sia stata confermata. Siamo sempre sicuri che trasmissione digitale equivalga sempre a maggiore qualità audio? Per niente: il DAB prima release ha un suono spesso agghiacciante, che piacerebbe molto a Dario Argento ma ha quella pulizia metallica e irreale di un suono che dopotutto è artificiale, altro che CD-like. A proposito di maggiore efficienza spettrale proprio ieri l'associazione Aeranti Corallo ha distribuito un documento in cui fatti quattro conti si ipotizza che il DAB non riuscirà mai a dare spazio a un migliaio di emittenti (sulla carta in Italia ci sono 1.100 radio private, che però equivarrebbero a circa 800 effettive). Certo, l'ascoltatore avrebbe a che fare con uno spettro meno affollatto e molto probabilmente il numero di programmi ricevibili in qualità decente aumenterebbe dal suo punto di vista. Ma la sensazione è che a tale stregua anche un buon lavoro di ripulitura e adeguamento delle frequenze analogiche potrebbe portare a ottimi risultati.
Infine, la faccenda dell'integrazione con gli altri mezzi è francamente mal posta. Gli altri media digitali sono facilmente integrabili grazie alla possibilità di inviare flussi di comunicazione multimediali? Perché sono interattivi? Sulla interattività della tv digitale sono stati sprecati miliardi in sperimentazioni che non hanno portato ad alcun risultato. Il grosso dell'interattività televisiva si riduce al televideo, che può tranquillamente essere veicolato (come l'RDS) in un flusso trasmissivo analogico. Con le sottoportanti adibite al trasporto di dati si può inviare quel tanto che basta per pilotare l'interattività e la multimedialità attraverso Internet, mezzo con cui la radio analogica si è integrata benissimo.
Ma facciamo finta che il mantra sia vero e che la radio digitale si debba fare. Nel convegno di Millecanali il messaggio delle radio locali è che se la radio digitale è necessaria, bisogna anche fare in modo di dare accessibilità a tutti gli attori cresciuti in questo mercato in trent'anni di passione e piccoli e grandi investimenti. C'è però ancora molta incertezza sul come. Per alcuni, l'impegno già sottoscritto dall'Italia per il DAB/DMB è vincolante e degno di essere portato avanti. Per altri (penso a Sergio Serafini, amministratore di Radio Popolare) una nuova proposta come IBOC o DRM - molto citati e discussi, anche nello spazio espositivo dove RVR aveva allestito una sorta HD Radio display - è preferibile rispetto al rigido schema dei multiplex del DAB (c'è però che controbatte che nel caso del DMB gli schemi non sono poi così rigidi e che più in generale lo spazio per tutti ci sarebbe).
Non manca neppure chi esprime una perplessità ancora più di fondo e chiama il mondo della radiofonia privata (e pubblica) alla difesa dell'FM analogica. Davvero una ridda di pareri la cui sintesi potrebbe essere questa:
Va bene, se radio digitale dev'essere cerchiamo di individuare il sistema più adeguato e non partiamo a spron battuto solo perché "dobbiamo" farlo. Piuttosto cerchiamo se possibile di fare più ordine nel campo analogico e di difendere con intelligenza una porzione di spettro su cui abbiamo tutti investito e che nel bene e nel male riesce a sostenere un mercato di 38 milioni di ascoltatori e oltre 600 milioni di revenues pubblicitarie. Il vantaggio del DAB/DMB o della radio satellitare sta nella maggiore salvaguardia dello spettro FM, di cui anzi si auspica un eventuale allargamento alle frequenze basse. Mario Volanti di Radio Italia, Roberto Giovannini di FRT e il rappresentante di Aeranti (che ha sostituito Marco Rossignoli e di cui ho malauguratamente dimenticato il nome) hanno accoratamente difeso il ruolo dell'analogico in FM, destinato secondo Volanti a proseguire "sul lungo termine", senza per questo rinunciare a raccogliere la sfida del digitale. Sergio Natucci, di RNA ha prima sottolineato la vitalità della radio attuale e poi ribadito che il percorso digitale è iniziato su linee già definite in direzione del DAB/DMB, mostrandosi piuttosto scettico a riguardo delle presunte tecnologie alternative in-band. Natucci ha soprattutto sollevato una questione filosofica non da poco: l'urgenza della digitalizzazione nascerebbe dal fatto che per la prima volta dall'invenzione del transistor la radio ha perso la sua esclusività - a tutto vantaggio del telefono cellulare - di unico mass medium adatto alla mobilità. E se successivamente Volanti ha parzialmente confutato la teoria, proclamandosi scettico sulla presunta ibridizzazione dei mezzi e sul predominio del telefonino, è innegabile che oggi la radio deve fare i conti con una serie di dispositivi, MP3 player in tasca, che assorbono una parte significativa dei consumi mediatici.
Tra analogico e digitale terrestre, c'è lo spazio per una terza via? Sembrerebbe proprio di sì. Al convegno ha preso parte anche Luca Panerai di Worldspace Italia, che parlando della nuova opportunità digitale satellitare (a pagamento, ma forse con un dieci percento di contenuti free to air) ha annunciato l'avvio dei lavori per la rete dei "gap filler" per la copertura terrestre delle aree non direttamente illuminate. Uno sforzo che impegnerà per i prossimi sette mesi il partner tecnologico Telecom Italia, vincitore di una commessa da 15 milioni per 200 antenne. Secondo Panerai è possibile che subito dopo, quindi entro la fine dell'anno, venga proposta una prima fase di offerta di una cinquantina di canali dall'attuale satellite Afristar. A partire dal 2008 Worldspace Italia punta alla possibilità di ampliare il numero di canali con il previsto lancio del nuovo satellite FM3. Panerai ha precisato che un abbonamento Worldspace potrebbe costare dai 5 euro mensili in su e si è detto apertissimo ai contatti con altri editori radiofonici per gli accordi di contenuto o la realizzazione di servizi innovativi (per esempio un canale da adibire alle informazioni sul traffico autostradale).
Comunque vada a finire, il Digital Radio Day segna una tappa molto importante in un mercato che trenta anni fa ha iniziato ad assumere le sue forme attuali. La radio digitale non è ancora una realtà significativa in Italia, ma ora regolatori e addetti ai lavori sanno che il discorso è aperto e non si può rimandare. Quanto tempo passerà prima che se ne accorgano, in misura significativa, quei 38 milioni di utenti più o meno soddisfatti dell'analogico?

15 gennaio 2007

Radio digitale: sorpassi sospetti

Andrea B. fa molto bene a segnalarmi il pezzo che oggi Affari e Finanza di Repubblica ha pubblicato a proposito dell'imminente sorpasso delle vendite di radio digitali su quelle analogiche. Un pezzo un po' bufala perché basato sulle ricerche di un istituto InStat, che guarda caso conclude così:
E in effetti, visto che il Dab in Gran Bretagna è partito una decina di anni fa, le cautele sembrano aver avuto ragione di esistere. Anche perché la crescita della radio digitale non si è realizzata poco alla volta nel corso degli anni passati, ma ha subito una improvvisa accelerazione a partire dal Natale del 2004, quindi circa due anni fa. E' stato l'effetto immediato dell'immissione sul mercato di un nuovo chip che ha permesso di abbattere letteralmente i costi di produzione dei radioricevitori digitali: se prima una radio Dab stava sugli scaffali dei distributori attorno alle 300 sterline (sui 450 euro), adesso se ne trovano anche a poco più di 50 sterline.
C'è parecchia puzza di "ricerca di mercato" compiacente. Che diventa ancor meno sopportabile quando leggo:
In Europa il mercato più avanzato è quello britannico, che proprio nel corso di questo 2007 è in procinto di festeggiare lo storico sorpasso nelle vendite di apparecchi da parte dei nuovi ricevitori in standard Dab (Digital Audio Broadcasting) rispetto alle tradizionali radio analogiche.
E' un risultato sorprendente visto che non più tardi di tre mesi fa le vendite di radio digitali erano ancora in proporzione di 1 a 4 rispetto ai ricevitori analogici. Ma il ritmo del mercato potrebbe giustificare il sorpasso se già ad ottobre scorso, rispetto all'ottobre 2005, il mercato britannico della vendita di apparati ricevitori radiofonici analogici era sceso del 12% in quantità e del 16% in valore mentre, di converso, il digitale era cresciuto del 21% in valore e del 27% in volumi.
Dunque, vediamo un po'. Tre mesi fa si vendevano quattro radio analogiche per ogni radio digitale. Ma nell'ottobre scorso il confronto anno su anno rivela che le quantità delle vendite delle analogiche è diminuita del 12%. Diciamo quindi che invece di centoventi radio se ne vendono cento. E quella delle radio digitali è cresciuta del 27% Il che significa che invece di 20 radio oggi se ne vendono venticinque. O siamo in presenza di una traduzione lacunosa o siamo proprio vicini al sorpasso di ogni forma di buon senso. La verità è che i famosi chip (magari di Radioscape?) non hanno influito moltissimo sul mercato delle autoradio, che immagino sia abbastanza importante e che non mi sembra pullulare di offerte DAB. Se vogliamo misurare l'impatto delle tecnologie digitali ci vuole maggiore serietà.


13 gennaio 2007

Ascoltare a distanza

L'amico Fabrizio Magrone mi dice che nel gruppo di discussione di Radiorama, il fanzine dell'Associazione Italiana Radioascolto si fa un gran parlare del progetto di ricevitore remoto di Andreas Stumpf. L'idea del ricevitore controllato via Internet e "ascoltabile" a distanza si è ormai affermata tra i DXer, che hanno seguito con grande attenzione il progetto Javaradio (una applicazione open per il controllo della sintonia e lo streaming dell'audio ricevuto), trasformatosi poi nel portale DX Tuners. Questo servizio mette ormai a disposizione una rete di decine di ricevitori sparsi nelle più disparate località del mondo. Con l'ascolto a distanza si possono controllare le condizioni propagative, sfuggire alle interferenze e ai rumori locali, o dare la caccia alle stazioni troppo difficili (a patto di non barare dopo averle ascoltate!). Come nel gatto di Schrödinger, con un ricevitore remoto la coda della radio si trova nella tua location abituale ma la ricezione avviene materialmente altrove, là dove è in funzione la "testa". L'audio prodotto torna alla coda grazie a un flusso audio che viaggia in Rete.
Il progetto di Andreas sorprende per la relativa semplicità dell'implementazione. In genere queste iniziative hanno almeno bisogno di una interfaccia programmata, magari pilotabile attraverso il browser. Andreas ha scelto un approccio basico, che prevede un interruttore elettrico che può essere manovrato attraverso la presa del telefono, con una chiamata. L'interruttore dà corrente a un computer che si accende senza bisogno di premere il tasto on/off (volendo lo si potrebbe fare attraverso il BIOS di sistema ma Andreas si limita a interrompere la linea logica dell'alimentazione). Il computer, pilotato da PcAnywhere, comincia a controllare un Icom PCR1000 e l'audio viene instradato via Internet attraverso Skype. Il ricevitore è sistemato nella casa delle vacanze di Andreas, che normalmente risiede a Friburgo. L'unico accorgimento è una linea ADSL cui collegare il computer remoto, che si trova a Origlio, un tranquillo paese di campagna poco a nord di Lugano, dove la ricezione non è disturbata da rumori. E un indirizzo IP fisso o un servizio di virtualizzazione/NAT che permetta di farne a meno. Qui trovate la bella descrizione offerta da Andreas sul suo sito.
Fantastico. Anche a me piacerebbe attrezzare in questo modo la postazione in Liguria. Ma l'Italia non è la Svizzera e ADSL arriverà da quelle parti quando tutte le stazioni del mondo saranno passate in digitale. Un'altra possibile variante alla soluzione di Andreas potrebbe essere l'uso di un software di remote control come RealVNC, che ha il vantaggio di essere gratuito e interpiattaforma. Resterebbe il problema dello streaming dell'audio, che non è supportato da VNC. Ma per lo streaming forse si potrebbero utilizzare soluzioni come Nicecast (chissà perché ma mi pare che Skype sia una soluzione un po' macchinosa).
Con le larghezze di banda con cui sono abituati ad avere a che fare gli ascoltatori delle onde medie, in teoria uno potrebbe provare a realizzare un ricevitore remoto con un computer in dial-up, tanto è sufficiente trasmettere pochi kilobit di audio compresso. In ogni caso l'applicazione è interessantissima. Per provare come funziona un ascolto remotizzato si può sempre attivare - a parte DX Tuners che ormai è a pagamento - il ricevitore remoto della RAI installato da Andrea Borgnino. Mentre scrivo ho in sottofondo l'audio del ricevitore del ricevitore VLF del progetto Inspire della NASA, che permette di dare la caccia ai fenomeni radio naturali.
Ma nel contesto del Software Defined Radio si prospetta un'evoluzione ancora più interessante della remotizzazione. Se nei progetti come quelli di Andreas Internet serve a veicolare l'audio ricevuto da un apparecchio controllabile ma esterno al computer, lo stesso medium potrebbe anche servire per effettuare lo streaming delle componenti I/Q che escono dal mixer complesso (QSD) di un ricevitore SDR. In teoria si potrebbe addirittura campionare la radiofrequenza direttamente all'antenna e trasmettere via Internet un flusso digitale su cui ci si potrebbe sintonizzare, proprio come in una radio vera. A questo punto non conterebbero più le distanze, potrei avere una antenna alle Hawaii e sintonizzarmi sul suo segnale tramite Internet. E altri DXer potrebbero fare come me perché il flusso I/Q verrebbe distribuito a tutti, come un normale stream musicale. La cosa viene studiata, tra gli altri, da Phil Covington, che ha realizzato un server TCP per la condivisione di una SDR in rete. Ancora più ambizioso il progetto giapponese Global Antenna Server, che promette appunto di realizzare una rete di antenne tutte interfacciate verso Internet con uno stadio di conversione SDR, mettendo in streaming non un particolare segnale audio digitalizzato ma una intera porzione di spettro RF da sintonizzare a distanza. Le frontiere dell'ascolto non presenziato si stanno allargando e forse i puristi come me si devono ancora convincere. Dopotutto anche fuggire dai rumori della città rifugiandosi in campagna o in riva al mare per ascoltare può essere considerato un piccolo imbroglio. Un giorno, queste opportunità di virtualizzazione della stazione di ascolto potrebbero diventare scelte obbligate.

11 gennaio 2007

Un tuffo nell'aurora

Mercoledì prossimo, 17 gennaio, sarà possibile seguire in diretta telefonica o Web la conferenza stampa della missione Themis, che la NASA lancerà a metà febbraio. La missione studierà i meccanismi alla base delle aurore boreali ad alta dinamicità, quelle che avvengono in condizioni di "sub-tempesta" magnetica. C'è in gioco un evento che non è solo spettacolare da vedere, ma è normalmente associato a grosse perturbazioni propagative e veri e propri danni alle strumentazioni dei satelliti.
Ecco il testo di presentazione dal sito ufficiale dei satelliti Themis:

On a clear night over the far northern areas of the world, you may witness a hauntingly beautiful light display in the sky that can disrupt your satellite TV and leave you in the dark.
The eerie glow of the northern lights seems exquisite and quite harmless. Most times, it is harmless. The display, resembling a slow-moving ribbon silently undulating in the sky, is called the aurora. It is also visible in far southern regions around the South Pole.
Occasionally, however, the aurora becomes much more dynamic. The single auroral ribbon may split into several ribbons or even break into clusters that race north and south. This dynamic light show in the polar skies is associated with what scientists call a magnetospheric substorm. Substorms are very closely related to full-blown space storms that can disable spacecraft, radio communication, GPS navigation, and power systems while supplying killer electrons to the radiation belts surrounding Earth. The purpose of NASA’s Time History of Events and Macroscale Interactions during Substorms (THEMIS) mission is to understand the physical instability (trigger mechanism) for magnetospheric substorms.


Ci si può collegare a questo indirizzo per ascoltare la presentazione, guidata dal capo progetto Peter Harvey, di Berkeley. Il materiale stampa verrà reso disponibile su questa pagina.

09 gennaio 2007

Botti di Capodanno sotto i 2 MHz

Alla fine la propagazione di questi primi giorni del 2007 mi ha fatto un bel regalo di Natale tardivo. Contrariamente ai miei piani, sono riuscito a lasciare la città e i suoi rumori per tre soli notti, ma quella tra sabato 6 e domenica 7 la ricorderò a lungo. Ero già contento di aver sentito e registrato due o tre emittenti non estremamente difficili ma ostiche. Tra i miei acciacchi di stagione e una propagazione ancora agitata dopo i valori geomagnetici del 2 e 3 gennaio, non avevo avuto la stessa fortuna nelle frequenze basse, sotto i 2 MHz. E invece i successivi giorni di indice K molto tranquillo hanno portato due autentici exploit, nelle onde lunghe con la ricezione di due radiofari caraibici molto rari (Antigua e Bahamas) e sulle onde medie "estreme" della Expanded Band nordamericana, la ricezione - non pienamente confermata ma estremamente probabile) di una stazione dello stato del Wyoming. Che alle latitudini italiane non si sente tutte le notti.
Per l'ascolto dei due radiofari dei Sargassi devo ringraziare Aldo Moroni, con il quale è stata imbastita una DX-session congiunta attraverso i messaggini del cellulare. La tarda serata del 6 era iniziata con un segnale brasiliano su 1370 e qualche portante abbastanza promettente, ma niente di più. Scarsa la situazione in onde corte, poco invitante quella dei radiofari, dove a parte qualche segnale dall'estremo nord europeo, la propagazione sembrava abbastanza tappata. Poi Aldo scopre quasi casualmente che il radiofaro transatlantico DDP, del Porto Rico (relativamente comune a dispetto della grande distanza) non solo arrivava ma era più corposo del solito (tanto per dare un'idea ecco come arrivava in questo clip da me registrato intorno alle 3 UTC del 7). Via SMS Aldo propone di tentare ZDX da Antigua, uno shift 1020 sui 369 kHz. Una bruttissima bestia, altro che Porto Rico. E invece, tra una interferenza e l'altra e una serie di "ident" parziali, ZDX arriva con una relativa pulizia. Giustamente galvanizzato, Aldo si ricorda che insieme a questo faro in Europa continentale è stato ascoltato anche ZIN dalle Bahamas, su 376. Qui l'appostamento è durato a lungo e il primo a ottenere un chiaro, meritatissimo id completo è stato Aldo. Erano le 3.40 UTC e devo ammettere che dopo aver sentito al massimo una Z su un canale martoriato da portanti di altri fari (vedere il tracciato qui sopra), stavo per spegnere tutto ma alla fine ZIN è arrivato anche da me. Dovete mettere la cuffia per ascoltare i due fari, l'audio è molto debole. Per una registrazione obiettivamente migliore vi suggerisco il sito di Aldo. Il quale ha realizzato per me i due spettrogrammi che illustrano questo post, entrambi basati sulle mie registrazioni di ZDX e ZIN.
Forse ancora più fortuito l'ascolto della stazione KRND da Cheyenne. Dopo i due colpacci lowfer mi sono spostato di nuovo sulle medie, dove dopo le 4 UTC cominciavano ad arrivare diversi segnali nordamericani. Nella X-Band la situazione era molto più vivace rispetto alle sere precedenti e su 1630 kHz arrivava una stazione con musica messicana, "ranchera". Per chi conosce un poco questo supplemento dell'AM nordamericana, su 1630 - canale di solito poco frequente - non si sente mai parlare spagnolo. Questa volta sì. Nelle due brevi registrazioni delle 04.20 che ho salvato trovate un possibile annuncio con lo slogan della stazione "La Grande" e una pubblicità locale di una agenzia immobiliare di Wellington, una cittadina satellite di Fort Collins già in Colorado, sulla strada che unisce Fort Collins a Cheyenne, una trentina di miglia più a nord nel Wyoming. Tutte queste informazioni le ho trovate su Google Maps.
Considerando le poche ore che riesco a dedicare ogni anno all'ascolto, non posso lamentarmi. Ma c'è un piccolo post scriptum, un'altra stazione che mi sarebbe piaciuto dare per identificata in questi giorni. Non c'è riuscito neppure Giampaolo Galassi, uno che di stazioni papuasiane se ne intende. E' sua la registrazione che potete sentire qui (in Real Audio) e che si riferisce a un segnale su 7120 kHz che in Liguria ho seguito con risultati scarsi ma incoraggianti. Su questa frequenza opera una emittente religiosa (fatto salvo un possibile passaggio di proprietà di cui si è parlato in queste settimane) di Papua Nuova Guinea, Wantok Radio. Ero convinto di aver ascoltato il suo annuncio, l'altro giorno alle 14.00, ma una analisi più dettagliata mi ha fatto capire che il programma che avevo successivamente registrato veniva dalla Cina, che manco a dirlo opera nello stesso canale. Tra le 13 e le 14 su 7120 la Cina trasmette in Russo, alle 14 dovrebbe passare al kazako. Il momento critico sono i pochi minuti che precedono le 14, quando è saltato fuori l'annuncio che ho ascoltato. In quei minuti è andato a inserirsi l'altro ieri, l'8 gennaio, Giamp, registrando un inno religioso che viene molto probabilmente da Wantok. Ce n'è abbastanza per fare la posta a questo canale, è anche la stagione propizia. Forza.