29 aprile 2008

La voce scomoda di un profeta di pace

Da qualche tempo cerco di dare un minimo contributo alla comunità religiosa cui appartengo (la parte italiana della mia famiglia è evangelico-metodista) sedendo nel comitato che coordina le attività del Centro Culturale Protestante di Milano. Si tratta in pratica di organizzare incontri e conferenze su tematiche non necessariamente religiose o liturgiche. Si spazia dalle grandi questioni etiche, politiche e sociali, fino alla storia e alla scienza. L'obiettivo è cercare di presentare punti di vista interpretativi che per certi versi possono costituire una terza via sia rispetto alla marcata tradizione cattolica nazionale (una tradizione che troppe volte, scusate) sfocia nella plateale ingerenza) e un laicismo assoluto. Il luogo dei nostri incontri è quasi sempre la Libreria Claudiana di Milano, un'oasi di cultura religiosa alternativa che riesce ad attirare l'interesse e l'affetto di molte comunità milanesi, non solo protestanti.
Il preambolo pubblicitario mi offre l'opportunità di parlare, come altre volte in passato, di una produzione radiofonica dell'American RadioWorks, una iniziativa finanziata dalla Corporation for Public Broadcasting. Nel 1968 non si celebra soltanto il quarantesimo anniversario del Maggio francese, ma un altro rivoluzionario personaggio. Il 4 aprile di quell'anno veniva infatti assassinato Martin Luther King, un predicatore battista che lasciò una indelebile impronta nella storia dei movimenti antirazzisti negli Stati Uniti. Le due Chiese battiste di Milano hanno organizzato insieme a tutto il CCP diversi eventi - una mostra fotografica, un concerto e una conferenza - che hanno avuto al centro questa figura, carismatica e scomoda al tempo stesso. Nel loro piccolo sono stati eventi molto seguiti, considerando che nell'Italia dei Papi tutto ciò che ha una pur remota matrice protestante viene, quando va bene, bellamente ignorato. King fu soprattutto un grande pastore evangelico, la sua predicazione non violenta strideva fragorosa con l'America del Vietnam e della segregazione razziale. Tanto che, come ci spiega il radiodocumentario King's Last March, per sei anni l'FBI gli stette alle costole per spiarlo e, possibilmente, denigrarlo.
Il programma messo a punto da American RadioWorks consente di farsi un'idea precisa della forza di quella predicazione e degli ostacoli quasi insormontabili che King dovette affrontare. Dico quasi insormontabili perché King venne brutalmente ucciso ma alla fine il suo messaggio è passato, ha inciso in maniera visibili sulle coscienze di allora. E forse a distanza di quarant'anni, davanti alla guerra e al razzismo che in qualche modo condizionano perfino i programmi elettorali di un'Italia infima e periferica, faremmo bene a riascoltarne la voce. Approfittate degli straordinari documenti sonori di King's Last March, che potete ascoltare sul sito della America Public Media, lasciandovi guidare, se volete, dalle trascrizioni di interventi e sermoni.
Ecco per esempio alcune parole sulla guerra del Vietnam che suonano tristemente attuali:
As I have walked among the desperate, rejected and angry young men I have told them that Molotov cocktails and rifles would not solve their problems. I have tried to offer them my deepest compassion while maintaining my conviction that social change comes most meaningfully through nonviolent action. But they asked -- and rightly so -- what about Vietnam? They asked if our own nation wasn't using massive doses of violence to solve its problems, to bring about the changes it wanted. Their questions hit home, and I knew that I could never again raise my voice against the violence of the oppressed in the ghettos without having first spoken clearly to the greatest purveyor of violence in the world today -- my own government. For the sake of those boys, for the sake of this government, for the sake of hundreds of thousands trembling under our violence, I cannot be silent.

USA, un tribunale gela i fan del powerline

Una decisione di una corte di giustizia federale negli Stati Uniti potrebbe rendere la vita più difficile agli operatori del powerline, la banda larga distribuita lungo i cavi della corrente elettrica. La FCC concepisce da tempo il "BPL" (broadband power line) come una sorta di terzo polo, concorrente del cavo coassiale e del DSL, ma la corte d'appello del District of Columbia qualche giorno fa ha sollevato diverse eccezioni sulle regole che la FCC aveva stabilito per cercare di favorire l'adozione di questo sistema. Dal canto loro, scrive News.com dando la notizia, gli operatori BPL minimizzano la portata di questa sentenza e affermano che in realtà non cambia nulla. Resta il fatto che negli Stati Uniti finora si registrano appena cinquemila abbonamenti per 35 impianti BPL sparsi nel territorio. In questi ultimi anni l'associazione dei radioamatori, ARRL, ha fatto fuoco e fiamme contro il connubio tra Internet ed elettricità, a causa delle pesanti interferenze delle apparecchiature nello spettro delle onde corte.

FCC dealt setback in broadband-over-power-lines push
Posted by Anne Broache

In a potential setback for fans of broadband over power lines, a federal appeals court has sided in part with amateur radio operators who challenged rules designed to speed the nascent Internet service's rollout.
When setting rules for BPL operators nearly two years ago, the Federal Communications Commission said it was trying to encourage deployment of a "third pipe" to compete with cable and DSL services, while establishing limits aimed at protecting public safety, maritime, radio-astronomy, aeronautical navigation, and amateur radio operators from harmful interference. The American Radio Relay League (ARRL), which represents amateur and ham radio operators, however, promptly sued the agency, contending that the FCC's approach was insufficient to ward off interference with its radios and inconsistent with its previous rules.
On Friday, the U.S. Appeals Court for the District of Columbia on Friday issued a ruling (pdf) that took issue with the way the FCC arrived at its rules.
[...]
The United Power Line Council, which represents the BPL industry, downplayed the significance of the ruling, saying it was largely procedural and noting that the current rules remain in effect.
"We're a little surprised that the court took issue with those two issues that it did send back, but I expect the FCC will work quickly on those and come to a conclusion soon," said Brett Kilbourne, the group's director of regulatory affairs.
According to the UPLC, there were approximately 35 BPL deployments around the United States as of last year. As of the middle of last year, there were about 5,000 U.S. BPL subscribers, according to the FCC's latest data.

28 aprile 2008

Ian Fleming: guerra, spie e stazioni clandestine

Medianetwork riporta l'articolo che Newsweek ha dedicato alla mostra su Ian Fleming, il mitico creatore di James Bond, organizzata dall'Imperial War Museum a Londra. Il sito della mostra è pieno di informazioni su questa figura di uomo dei servizi e scrittore, nato nel 1908. Commentando a sua volta la notizia di Medianetwork, Jonathan Marks afferma che Newsweek cita il volume del catalogo dell'esposizione nel passaggio in cui a Ian Fleming viene attribuita un'idea che sarebbe stata realizzata nel 1941: la creazione di una stazione radio di propaganda "nera", con l'obiettivo di diffondere contenuti demoralizzanti tra le truppe tedesche. Il progetto "Atlantiksender" venne poi messo davvero in pratica da Sefton Delmer.
La mostra, appropriatamente intitolata "For Your Eyes Only", si potrà visitare fino al primo marzo 2009.

Coming In From the Cold

A century after Ian Fleming's birth, a British museum reveals some of the secrets in the life of the creator of James Bond. Ginanne Brownell NEWSWEEK WEB EXCLUSIVE Apr 24, 2008

On first take, they seem unlikely bedfellows: a spy known as much for chalking up notches on his bedpost as for tracking down seedy international criminals coupled with a prestigious museum dedicated to honoring Britain's war dead. But London's Imperial War Museum has pulled off an enticing (and entertaining) coup with its latest exhibition "For Your Eyes Only: Ian Fleming and James Bond." The link is less tenuous than it would seem. Fleming, worked for British naval intelligence during World War II, and his experiences during that period were hugely significant not only to the war effort but in helping shape the world of 007. "Fleming knew so much about what was going on with clandestine and secret operations against Germany and the other Axis powers, giving him so much background and so many of the ideas that appear in Bond novels," says Terry Charman, senior historian with the museum.
Fleming, like 007, swirled in suave and sophisticated circles. Born 100 years ago in London's posh Mayfair, Fleming was the son of a member of Parliament and the grandson of financier Robert Fleming, founder of the Scottish American Investment Trust. The Bond creator was educated at Eton and Sandhurst, Britain's military academy, but left before he graduated. After a stint studying languages in Europe--and applying unsuccessfully for a place with Britain's Foreign Office--Fleming worked as a journalist for Reuters and The Times of London. He was considered by his bosses to be an intrepid reporter--indeed, there is a letter in the exhibition from Joseph Stalin turning down Fleming's request for an interview when the Briton was in Moscow covering an espionage trial. After a stint as a financier in the City, Fleming was recruited by Rear Admiral John Godfrey--Fleming's inspiration for "M"--to work as his assistant. Godfrey was the head of British naval intelligence, and Fleming's job allowed him a bird's-eye view into the world of intelligence. Without World War II, says Charman, there would not have been a James Bond. "Admiral Godfrey said after the war that in reality Ian should have been the director of naval intelligence and Godfrey should have been his assistant," says Charman. "That is perhaps overflattering, but Fleming was extremely inventive."
Fleming cut his innovative teeth--later used famously in creating some of Bond's wonderful spy paraphernalia--coming up with schemes for naval intelligence. One of Fleming's recommendations during the early months of the war was to have a pirate radio ship off the North Sea pretend to be a German radio station beaming subversive propaganda to the German Navy. At the time his idea was not taken up, but in 1941 a British propaganda specialist who was a friend of Fleming's organized the Atlantic Sender station to do just that. In 1941, before the United States entered the war, Godfrey and Fleming went to Washington and were asked to compile a memorandum detailing what a U.S. intelligence agency should look like. Fleming wrote up a series of detailed letters--also on display in the exhibition--which were sent to Col. William (Wild Bill) Donovan, head of the U.S. Army's Office of Strategic Services, which was the precursor to the postwar Central Intelligence Agency. "Later in life, Fleming dined out on the story that he had in fact written the blueprint for what became the CIA," says Charman.
Fleming did a lot of dining out on such tales over the years. He and his wife, Ann, were part of a literary social set in London and in Jamaica, where the Bond character was created in 1952. The exhibition has Fleming's writing table from his Jamaican retreat, named Goldeneye, after a wartime operation, as well as photographs of their social circle that included Noel Coward, Somerset Maugham and Evelyn Waugh. There is even a book featuring the source of Agent 007s name: Fleming's original copy of the book "The Field Guide to Birds of the West Indies" written by American ornithologist James Bond. Fleming later said he had chosen this name for his character because he wanted something bland.
Other items in the exhibit include Fleming's childhood Christmas stocking and bond certificates of his grandfather's holdings. There are also original manuscripts from most of the Bond novels, ticket stubs from casinos and bars where Fleming carried out research and concept drawings from the designer who created Bond's tricked-out Lotus Esprit from "The Spy Who Loved Me." Film props include a golden gun, the shoes that Goldfinger wore on the golf course and a champagne bottle used as a prop in "Dr. No." Even Britain's Queen Elizabeth II got caught up in the spirit--she has lent the toy James Bond Aston Martin car that Prince Andrew received for his 6th birthday in 1966.
But just as Bond presumably had more to him than a libido and a loaded gun, Fleming too had a gentler side. Later in life he seemingly tired of writing about the exploits of 007 and branched out, crafting the story "Chitty Chitty Bang Bang" for his son. There are some marvellous sketches of the magical car that could fly and a handwritten manuscript of the story that would become a children's classic. "People tend to get fed up with their creations, and I get the impression this was happening to Fleming," says Charman. "Who knows, he might too have turned to children's fiction." Even Bond could be a softie sometimes.

Prove DRM+, il primo filmato ufficiale

Su YouTube è visibile un breve filmato relativo alla sperimentazione del DRM+, estensione di Digital Radio Mondiale per la banda FM, attualmente in corso nella città tedesca di Kaiserslautern. Il link viene fornito dalla lista di discussione dell'associazione DRM Italia. Il test è stato allestito dalla University of Applied Sciences of Kaiserslautern, dal Fraunhofer Institute for Integrated Ciruits (IIS)
di Norimberga e dalla authority regionale Landeszentrale für Medien und Kommunikation (LMK) di Ludwigshafen e la prima trasmissione risale al 23 aprile scorso.



Ecco qualche dettaglio tecnico sul setup di prova.

The realized realtime TX chain comprises DRM+ content server, OFDM exciter, power amplifier including bandfilter and TX-antenna with ND characteristics. The ERP was 45 dBm on 87.6 MHz. The realized realtime RX chain includes a state-of-the-art automotive consumer RF frontend used to shift the RF signal to an IF of 10.7 MHz, followed by a DDC board which delivers the I/Q-Samples via a USB 2.0 interface to a standard notebook running the DRM+ decoder. Audio transmission was realized using 4 QAM MSC. Stationary reception was sucessfully tested in different places in the city of Kaiserslautern.

Se guardate bene nel filmato si vede che tra gli strumenti di laboratorio spicca un ricevitore SDR Perseus! Il DRM+ è finalmente arrivato, ma siamo alle solite. Il test dimostra semplicemente la fattibilità su scale molto limitate, mancano del tutto informazioni sulla disponibilità di ricevitori per noi end user e se guardiamo alla storia degli ultimi cinque anni di test del DRM in HF, non sembrano esserci troppi motivi di entusiasmo.
Come avete visto negli ultimi giorni non ho aggiornato Radiopassioni, sono stato qualche giorno in vacanza per il ponte del 25 aprile (ho partecipato alle celebrazioni nella Risiera di San Sabba, a Trieste, gli amici della zona mi scuseranno se non mi sono fatto vivo, ma con la famiglia al seguito ho preferito dare a lei la giusta precedenza). Avevo però il mio Sangean e il B20 iRiver al seguito per sorvegliare una banda FM particolarmente interessante nella zona di confine. Ho anche individuato una splendida location per l'ascolto, il sentiero Rilke tra Sistiana e Duino, un breve percorso di tracking proprio sul mare, stile Cinque Terre, con un bellissimo bar-rifugio che sembra fatto apposta per monitorare le aperture tropo. Un posto da ricordare.
Ho anche monitorato le trasmissioni DAB da Venezia e ancora una volta ho dovuto registrare la scarsa resa di questo sistema nella ricezione in un interno molto schermato come il treno, dove il segnale fa fatica a penetrare quando non si è dotati di antenna esterna. Forse per gli automobilisti sarà diverso, ma io sono sempre più deluso da queste modulazioni digitali. Più passa il tempo (e le mie piccolissime sperimentazioni) e più mi sembrano inadatte a deployment su vasta scala. Spero di sbagliarmi, ma all'orizzonte non vedo una transizione così fluida verso la radio digitale.

24 aprile 2008

Nuova Zelanda, FM, UWB e innovazione

Sempre per la serie "pratiche esoteriche sconosciute in Italia", ecco l'esempio di come un regolatore serio di una nazione civile gestisce la delicata questione dell'assegnamento delle frequenze destinate a nuove stazioni radio. In Nuova Zelanda si è aperta la gara per la concessione di una trentina di licenze FM locali commerciali e di 16 licenze riservate a stazioni comunitarie coordinate dal Ministry for Culture and Heritage (in Nuova Zelanda si deve tenere conto delle priorità Maori). Il bando è pubblicato dall'ufficio Radio Spectrum Management del Ministero per lo Sviluppo Economico. Altra assurdità: lo spettro delle radiofrequenze come risorsa per la crescita economica. I tapini non conoscono gli infiniti vantaggi di avere un ministro delle Comunicazioni al guinzaglio del capo del governo e di un regolatore che contempla un mercato fatto - mi scuserete, ma in sostanza la situazione è questa - di predatori di frequenze che da decenni anni lucrano sullo scambio di pezzi di bottino, oltretutto togliendo ossigeno alle poche esperienze davvero locali e associative.
Figuratevi che sullo stesso sito Web neozelandese ho trovato un documento - forse tradotto da qualche linguaggio maori - sull'Ultra Wide Band, avanzato sistema di comunicazione a bassissima potenza e a spettro diffuso (tra i 3 e i 10 GHz). Oggi parlavo con Mario Di Floriano, Ad di Eximia, startup italiana specializzata in soluzioni Rfid, le etichette a radiofrequenza. Di Floriano mi raccontava che il settore in Italia deve scontare almeno due anni di ritardo a causa dell'estrema lentezza nel recepire la regolamentazione della porzione degli 868 MHz, utilizzata dai tag RF di tipo UHF. Solo nel 2007, con Gentiloni, è arrivato l'ok, reso impossibile fino a quel momento per la criticità degli impianti militari "padroni" di quelle frequenze.
Poche ore fa, mentre tornavo a casa in metropolitana leggevo su un quotidiano freepress dei "nuovi" programmi del "nuovo" ministro dell'innovazione in pectore. Programmi la cui probabilità di riuscita è come sempre inversamente proporzionale alla retorica utilizzata nel definirne le tappe. Se un giornalista neozelandese dovesse chiedere com'è, in Italia, la situazione dell'innovazione tecnologica abbiamo già pronta la risposta e per una volta è anche sincera. Stanca.

Radio spectrum auction no. 10 - Local FM licences

On Thursday 17 April 2008 Minister of Broadcasting Trevor Mallard and Minister for Communications and Information Technology David Cunliffe announced an auction for additional television, AM and FM broadcasting licences. The auction is scheduled to occur in the week starting 19 May 2008 and will be conducted as an open outcry auction.
31 local commercial FM licences will be offered under terms and conditions that mandate ownership within the coverage area, and require the broadcaster to meet the needs and expectations of its regional audience.
In addition, approximately 30 new commercial FM licences and five UHF-TV licences, with no specific local requirement.
A further 16 FM licences will be assigned for non-commercial community radio by the Ministry for Culture and Heritage.
Registration for the auction is now open and will close at 4pm on Friday 9 May 2008. At that time registered bidders will be provided with the Auction Catalogue and finalised details of the lots.


Lasciatemi inserire anche un piccolo estratto delle regole cui i proprietari di una "stazione locale". La legge che regolamenta queste licenze locali risale al 2006 e ai comma 3 e 4 recita:
3 - As a general principle, the owners of a ‘local’ radio broadcasting station must:

•demonstrate a strong geographic, social or cultural affinity with the target audience;
•locate the offices and studios of the radio station operating under the licence within the coverage area;

4 - As a general principle, the owners of a local commercial radio licence must:

•have no interest in other radio broadcasting licences and have no economic, contractual, operational, or family associations with holders of such licences;
•broadcast identifiably ‘local’ content from the studio to the coverage area during peak hours (0600hrs to 1000hrs and 1600hrs to 1900hrs);
Mi piace soprattutto la parte "have no interest in other radio broadcasting licenses and have no economic, contractual, operational, or family associations with holders of such licences". Siamo proprio agli antipodi, si vede subito che da quelle parti camminano a testa in giù. Non avranno mica vinto i comunisti alle ultime elezioni in Nuova Zelanda?

Dai Caraibi, una pagina storica per le onde medie

Note ai più come paradiso bancario e societario, le isole caraibiche Cayman occupano una pagina particolare nella biografia di chi si è avvicinato all'hobby del radioascolto impegnato, in particolare sulle onde medie. Questo articolo del Cayman Net News che celebra il 32esimo anniversario dell'emittente Radio Cayman ed è straordinariamente rievocativo, perché descrive esattamente il momento in cui, personalmente, iniziavo a muovere i primi passi nel monitoraggio delle onde medie lontane. Radio Cayman nasce nel 1976 e ricordo molto bene il momento in cui il suo segnale entrò a far parte del tesoretto di stazioni in onde medie che era possibile ascoltare alle nostre latitudini. La frequenza, riportata in questa dettagliata cronaca, era di 1555 kHz, affiancata da una più rara 1205 kHz. Purtroppo non durò a lungo, già alla fine degli anni 80 Radio Cayman passò definitivamente in FM.
Radio Cayman's 32 Years
Published on Monday, April 21, 2008

By Kathy Miller

After what began as a small, three-studio operation, broadcasting from half inch analog tape machines, 8-track recorders and record players, Radio Cayman 89.9 FM has seen tremendous growth from the first day of operations on 12 April 1976, to present day, 32 years later.
The start of Radio Cayman proved to be a challenge, as records indicate that the first consultancy report proposing a government owned and operated broadcasting station, was lost in a fire that also destroyed the old Government House.
The struggle to open the station continued, as the equipment took over six months to arrive in Grand Cayman from the United Kingdom due to a series of shipping delays. But finally, in April of 1976, Radio Cayman sent out its first testing programme through the 75-foot antennae behind the current Broadcasting House on Elgin Avenue in George Town.
In June of the same year, residents of the Cayman Islands tuned into over 60 hours of broadcasting. Six months later in December, the station went into full broadcasting mode, providing 168 hours of radio programming per week, linking residents of the Cayman Islands by a unified frequency.
The station’s original staff consisted of 11 Caymanians, hand-picked by the first Director of Broadcasting, Roy Dunlop. The Canadian native brought an extensive background in radio, television and newspaper reporting, including nine years with the CBC in Canada and five years with Radio Anguilla.
Of the 11 original staff, Loxley Banks, who started at the station as a Programme Controller, later went on to become the second Director of Broadcasting. Mr Banks spent 15 years in Miami, Florida, working in the radio and electronics/engineering field, before returning to the Cayman Islands to lend his talents at Radio Cayman.
The first voices to be heard over Radio Cayman’s airwaves included Joy Ann Rollins, Avery Eden, Sheryl Ebanks-Miller and Lomax Rankine. Rounding out the news team was Chief News Editor Doren Miller and News Editor Tessa Bodden.
Wanda Tatum took on the administrative task of library facilitator, which in the 1970s was comprised of LPs, 45s, 8-tracks, and 1/2 inch analog tape recordings. Thousands of LPs and 45s are still a part of Radio Cayman’s music library today, providing a dream for crate diggers and music lovers, as many extended versions of recordings that never made it to the digital format can still be found on vinyl.
Completing the original staff at Radio Cayman was Sales Manager, Rex Rankine; Personal Assistant to the Director, Selma Eden, and Secretary, Francine Broussard.
At the start of the station, the company which provided technical expertise in installing the studio equipment was Comtech Ltd from Kingston, Jamaica. Comtech received the government contract to install all equipment in the studios, and its sister company International Aeradio Ltd, which had a branch in Cayman, was responsible for the erection of the antennae towers at the Broadcasting House, Gun Bluff, and at Red Gate.
At this time, George Hunter, the proprietor of Island Electronics, was working with International Aeradio Ltd, and was instrumental in the construction of the towers.
The transmitter operating at Gun Bluff was housed in a 300 foot tower and allowed Radio Cayman’s 1555 AM frequency to reach as far as the Bay Islands of Honduras, Belize, the southern coast of the United States and the north coast of Jamaica.
“Erecting the tower in Gun Bluff during the ‘primitive’ times of Cayman used all the skills one could imagine,” reminisces Mr Hunter. “We didn’t have all the proper tools and equipment needed. I recall using an Oldsmobile station wagon to pull the rope used to hoist tower sections!”
Mr Hunter also noted that the current Minister of Works, Communications and Infrastructure, the Honourable Arden McLean, was part of the crew that helped erect the tower at Gun Bluff.
All audio coming out of the Broadcasting House was on 89.9 FM, and was relayed to Red Gate and then to Gun Bluff, where it was then transferred over to the 1205 and 1555 AM signals.
As years progressed, the AM transmitter operating at Gun Bluff proved to be inefficient, as well as not economically viable, and so the station changed their frequencies to 89.9 FM and 105.3 FM.
Mr Hunter continued his involvement with Radio Cayman, maintaining the studio’s equipment for over a decade under his newly formed company, Island Electronics.
The switch to the current FM frequencies of 89.9 and 105.3 came about in the late 1980s. At this time, Radio Cayman was spearheaded by Loxley Banks, who took over as Director of Broadcasting in March of 1980.
Replacing Mr Dunlop, whose four year contract with the government came to an end, Mr Banks continued to bring forth the vision of Radio Cayman for 16 years, until his retirement in 2006. His love for electronics and radio broadcasting started out when he was a little boy in West Bay constantly fiddling around with the family radio.
“I had always been fascinated by radio,” Mr Banks shares. “I was always trying to get better reception by positioning the radio on the roof and trying out all sorts of things. One day I took my broken radio to Mr Mally, who had a radio shop in town. He took the back off and replaced the tubes in my radio- because in that time we didn’t have transistors- and the radio came back alive! That day really peaked my interest in electronics, and I pursued that field from then on.”
Mr Banks spent close to 15 years in Florida, where he studied Business and Management at Dade Community College, and also completed courses in radio and television announcing. He spent four years with the US Armed Forces Radio Intelligence Service, working in various engineering and electronic departments.
Although he was residing in Florida when the Broadcast Bill was passed in Cayman in 1973, Mr Banks was still in the inside fringes of helping establish a national radio station. It took over a decade of liaising with government officials until approval was granted for the start of Radio Cayman.
“In the ‘60s, the population was maybe around 10,000 people and the economy was not what it is today, so funding was considered to be a barrier in starting the station,” Mr Banks recalls.
But in 1974, a grant from the British government for $79,000 pushed the on-going talks of a national radio station into reality.
“Some of the people that were instrumental in fighting for the establishment of Radio Cayman were John Jefferson Sr;, who was a member of the Legislative Assembly at that time; Benson Ebanks; Sir Vassel Johnson; the late Dennis Foster; Captain Eldon Kirkconnell; the late Desmond Watler, the late Harry McCoy and the late Burkley Bush.,” recalls Mr Banks.
The vision for Radio Cayman, even before it was officially established, was to have a Caymanian community radio station that served the needs of the Cayman Islands in news, entertainment, and spirituality. And in its 32 years of operation, the station continues to uphold this vision, building strong, traditional roots in the ever-growing, multi-cultural community.
Radio Cayman has experienced and shared with the rest of the country some great historical moments, including two visits from Queen Elizabeth II.
“We followed the Queen around from the time she arrived, till the time she left the Cayman Islands,” shares Mr Banks. “People tuned into Radio Cayman to hear real time coverage of all her functions on the Island. When she arrived in West Bay, you knew about it right away!”
Among the Queen’s visits, significant moments in time that gained Radio Cayman world-wide recognition, although through devastating circumstances, were the natural disasters of Hurricane Gilbert and Hurricane Ivan. “For Gilbert, we were the only source providing real time information to major news networks like CNN, BBC, ABC, updating them on the status of the Cayman Islands.
“For Ivan, we went down, but were the first station to recover and start broadcasting again our news to the rest of the world,” informs Mr Banks.
And with the current renovations taking place at the station, Radio Cayman is looking to become an even stronger broadcast entity for the Cayman Islands.
Acting Director of Broadcasting, Ms Norma McField, who has been with Radio Cayman since 1984, says, “We are working to strengthen the station by upgrading our facility, introducing new staff, and becoming even more involved with the community.”
While keeping much in tune with diversified programming on the station, Ms McField is looking forward to the growth of the station. “We’ve given our studios a huge facelift that not only improves our facility, but also our quality of service,” she shares.
“We’ve recently built a new production studio which has a new telephone interface that will encourage greater listener participation. The new studio also increases our production capabilities for commercials and programme preparation.”
Included in the plans for growth is an upgrade to the current website ‘radiocayman.gov.ky’, to feature daily news sound-bites and archived recordings of Talk Today. Radio Cayman will also have a greater visual presence in the community with the addition of a new broadcasting van. The ‘mobile studio’ will allow the Radio Cayman team to have a greater impact during live, remote broadcasts and its easy connection and interaction with the Broadcasting House studios will introduce the station to many more promotional ventures around the Island.
Technical Engineer, Mark Danziger says perhaps one of the biggest changes for Radio Cayman lies behind the scenes with the upgrading of all existing analog equipment to digital format. “We are putting an Axia node at the output of every studio, which links all the studios and routes all the audio to our Studio-Transmitter Link (STL), which is then relayed to our transmitter tower in Northward,” he explains.
“We are also increasing our 89.9 transmitter at Northward from 3,000 to 5,000 watts, which means that we’ll have a stronger signal, better building penetration, and better reception island wide.”
Since its inception, Radio Cayman has kept a tight, family-like environment at the station, with many loyal employees spending over a decade with the broadcasting department. From its original staff of 12 to a current staff of 24, Radio Cayman looks forward to continue serving the Cayman Islands, meeting its diversified needs and strengthening the already strong traditional roots for which the Island and station are known.
Additional sources of Information provided by the National Archives and the July 1976 edition of the Nor’Wester Magazine

23 aprile 2008

Un sondaggio sulla ricezione di RAI Auditorium

In genere mentre lavoro sono sintonizzato, qui a Milano, sui 102.2 MHz di Auditorium, il canale RAI di musica classica che riprende il V della filodiffusione (qualcuno mi sa dire se la filodiffusione viene ancora filodifusa?). Oggi sento per la prima volta che i programmi vengono interrotti da una gentile voce che segnala agli ascoltatori un survey sulla qualità di ricezione di questo programma, isola felice in un mare di banalità purtroppo preclusa a gran parte del territorio nazionale. In teoria il pubblico potrebbe usufruire dello streaming Web di Auditorium, non fosse per un piccolo, trascurabile particolare: in provincia, dove l'FM non arriva, spesso e volentieri non arriva neppure l'ADSL.
Telefonando al numero verde 800-111555 dalle 8 alle 23 dal lunedì al sabato, è possibile indicare all'operatore come arriva Auditorium dalle vostre parti. Nella speranza che questo sondaggio sia il sintomo della volontà di ampliare l'area di copertura del segnale, invito tutti gli interessati a esprimere il proprio giudizio. La chiamata è gratuita.

22 aprile 2008

Elegie lisbonesi



Ho scritto queste brevi note lusitane dallo splendido hotel di Lisbona, dove Teradata, specialista di software e hardware per datawarehouse ha organizzato la sua convention. La capitale del Portogallo è una delle più belle d'Europa e il Pastana Palace Hotel si trova all'interno di un complesso storico dichiarato monumento nazionale. Ieri sera ho fatto un giro per il barrio alto e da una cena a base di bacalhau alla brace e birra Sagres servita dalla Cervejaria de Trindade, animatissimo locale allestito all'interno di un fabbrica di birra secolo XIX a sua volta fondata dentro un ex convento. Un locale chiaramente turistico. Non di quel turismo falso-sanmarinese che ormai trovate solo in Italia (spacciato per autentico senza che nessuno ci caschi) e a Las Vegas (abilmente spacciato per un falso autentico che diverte tutti). La Trindade serve buona birra e piatti di pesce abbondanti e accettabili, per meno di quindici-venti euro a testa. Volendo con dieci euro si mangia anche in due. Un "copo" di chiara da 30 cl costa 1 euro e 75 contro i 7 euro ormai normali a Milano, una delle poche città al mondo che ti chiede di pagare le consumazioni prima di lasciartele consumare, forse per paura che al povero avventore lo prenda un sintòmo, come direbbe Camilleri. Il tutto in un ambiente che ricorda, ai vecchi milanesi, il mitico Scoffone di via Hugo. Solo che Scoffone è stato convertito in un ristorante Michelin da fighetta postcraxiani che continuano imperterriti a vivere nella Milano da bere, pur votando altrimenti. Mentre la Trindade è stata dichiarata, anche lei, monumento nazionale. E infatti è più affollata della mensa della Breda dei vecchi tempi.
Nel centro di Lisbona c'ero andato in tram, uno di quei trabiccoli gialli a scartamento ridotto che sono una delle attrattive più tenere di Lisbona, guidato da una spericolata e stupenda ragazza di colore. Per ritornare al Pastana, visto che la linea 18 (curioso, a Milano un secolo fa il 18 era il tram notturno per Baggio) smette di funzionare abbastanza presto, ho preso un ricco taxi: cinque euro per un tragitto che alla stessa ora a Milano mi sarebbe costato 25. Del resto stamane sono stato un'ora sul taxi dall'areoporto pagando 15 euro e chiacchierando con il guidatore, ex autista di un imprenditore bresciano che prima era andato in Portogallo per costruire laminati e poi era morto in un incidente stradale in Angola. "Terra ricca l'Angola," mi diceva il tassista, "ma il mio fu-datore di lavoro di "Breccia" era uno spericolato, un avventuriero."
Con tutti questi prezzi il mio sembra un diario di viaggio di Dario Monferini, ma nel caso non si fosse capito il messaggio è che Lisbona è più bella di Milano, molto meno cara di Milano e di gran lunga meno piena di fighetta. E i suoi tassisti invece di scendere sul sentiero di guerra solo a sentir parlare di liberalizzazioni, si fermano quando li chiami per strada, ti scarrozzano da un capo all'altro della città per quattro lire e sono simpatici, non inveiscono contro negri e zingari, fanno della linguistica comparata tra portoghese, castigliano e italiano, rispondono al telefono (rigorsamente in viva voce) agli amici che li chiamano dalla França, spiegano che l'Alentejo è un vino che non si beve ma si mastica... Insomma, ti fanno capire in tutti i modi che da queste parti, tra gli accordi in minore del fado e la saudade delle colonie perdute, tutti sono di buonumore perché si ricordano di essere stati poveri, ma alla fine ne stanno venendo fuori. Prendersela con chi oggi sta masticando amaro oggi, come fanno tanti italiani che dimenticano i cartelli "kein Italiener" appesi fuori dai locali tedeschi, non gli pare bello.
Lo stesso clima, la stessa biodiversità li ritrovi alla radio. Anche Lisbona, come tante altre città europee, ha il suo bravo multiplex DAB, che sicuramente in questo momento, le 23.30 ora locale, sto ascoltando solo io. Sono sintonizzato su RDP Africa, c'è un programma di samba ("mais que um ritmo, uma filosofia" come dice giustamente il conduttore) da liquefarsi in una pozzanghera ai piedi della poltrona qui nella stanza 2016, piso intermedio. Gli altri programmi DAB sono le tre Antenas di RDP (non so perché, ma Antena 2 è presente due volte nello stesso multiplex, forse con due bit rate diversi) e RDP Internacional. Totale, sei canali per cinque programmi. La qualità è molto buona, le antenne sono probabilmente qui dietro, nello stesso parco di Monsanto in cui si trova la stazione costiera di Lisbona.
RDP Radio Africa la trovate anche su FM, 101.5 e come al solito suona molto meglio che in DAB, anche se bisogna badare di più a come si gira l'antenna. Certo per il Portogallo l'Africa conta ancora qualcosa, è comprensibile che le abbiano dedicato un canale radiofonico. Ma qui a Lisbona trasmette anche Radio Europa Lisboa, l'ho sentita con i programmi di RFI in francese. Credete forse che a Milano per l'Expo faranno una Radio Europa Milano? Sì, domani. Ma l'offerta etnica non finisce qui. Sui 92.0 di Nova Antena, dove questo pomeriggio ascoltavo ottimo fado, ho avuto la sorpresa di sentire un notiziario in russo. Non chiedetemi perché, se per gli immigrati o per i turisti, ma Nova Antena il lunedì sera trasmette in russo, con incredibili annunci bilingui, "musica e novosti".
Non hanno i nostri complessi da ricchi parvenus, i portoghesi. Il loro socialismo era firmato Soares, non Craxi. O semplicemente non dimenticano che dopo aver dominato i mari e aver perso il loro impero coloniale, si sono trasformati in poveri emigranti e si sono messi a fare i camerieri degli europei più ricchi, laggiù in França. E oggi che hanno messo da parte un po' di soldi pensano giustamente a metterli a frutto e si guardano bene, anche quando eleggono un governo di destra, dal votare per partiti dichiaratamente razzisti. (E diciamolo, ora che tutta la blogosfera tracima della prosopopea degli "ex elettori del centrosinistra" che bacchettano Veltroni per non essere stato capace di rispondere al grido di dolore delle periferie assediate dai rom: ma andate un po' al diavolo, "ex elettori del centrosinistra", preferisco perdere le elezioni che intercettare voti corteggiando chi evade le tasse "perché sono eccessive" o agitando il panno rosso della paura e dell'odio nei confronti del diverso. Cambiate un po' mentalità e invece di "rischio immigrazione" proviamo a parlare di un paese cui non bastano cinque secoli per diventare moderno.)
"Così Berlusconi ha vinto di nuovo, eh?" diceva sornione il mio tassista ieri stamattina. Benvenuti nell'ennesimo paese in cui sarebbe meglio emigrare. Fra due giorni Lisbona celebrerà l'anniversario della rivoluzione dei garofani. Nella mia peregrinazione serale mi sono trovato davanti - del tutto casualmente, non avevo idea che la stazione si trovasse proprio nel cuore di Lisbona - in Rua Inves, davanti agli studi di Renasença, la radio che quel 25 aprile, aveva trasmesso il segnale per i militari ribelli: una canzone portoghese. Triste come il 25 aprile di noi elettori di sinistra, senza ex davanti.

20 aprile 2008

Ma in Italia l'ascolto si consolida

Mi è piaciuta la cronaca degli interventi al convegno veneziano della concessionaria Radio e Reti e quindi riporto il comunicato stampa che ho trovato su diversi siti (per esempio quello di Nicola Franceschini, su Dada).
Rispetto alla Francia, l'audience radiofonica in Italia sembra più stabile, forse anche perché finalmente il panorama si è consolidato. Venti anni fa Audiradio rilevava 700 emittenti. Oggi sono solo 300. Se ci fosse un po' d'ordine e meno ridondanza nelle frequenze, forse si aprirebbero nuovi spazi per le stazioni associative, orientate alle comunità di immigrati. Staremo a sentire...
Dal 1988, data di nascita di Audiradio, l’ascolto della radio in Italia è passato da 26 milioni di ascoltatori a 38,4 milioni. Della passione degli italiani per la radio e del futuro della veterana dei mass media si è discusso al meeting di Radio e Reti, storica concessionaria di pubblicità radiofonica, che si è aperto oggi a Venezia alla presenza dei principali operatori del mondo della pubblicità e a numerosi editori radiofonici nazionali e regionali.
La crescita del pubblico della radio in questi due decenni è andata di pari passo con l’incremento degli investimenti pubblicitari sul mezzo: dai 94 miliardi di lire del 1988 ai circa 500 milioni di euro previsti per l’anno in corso, la quota è passata da 1,7% del 1988 al 7% del 2008.
Le 700 radio rilevate da Audiradio nel 1988 sono scese alle circa 300 attuali.
“Il mercato della radio in questi venti anni, per effetto di acquisizioni e accorpamenti, si è semplificato in termini quantitativi ma è cresciuto dal punto di vista qualitativo e la crescita dell’ascolto globale del mezzo ne è la dimostrazione. Quella che era considerato un mezzo in via di estinzione a causa dell’esplosione della tivù privata si è invece rivelato il mezzo più dinamico e innovativo del sistema dei media. La novità dei prossimi anni si chiamerà radio.”, ha detto aprendo i lavori Enzo Campione, presidente di Radio e Reti.
A indagare sui motivi del successo della radio sono stati chiamati filosofi, musicisti, matematici e sociologi.
Coordinati da Claudio Sabelli Fioretti hanno discusso di radio il matematico Piergiorgio Odifreddi che, dopo aver raccontato i suoi esordi nel 1975 a Radio Cuneo Democratica come conduttore di un programma di free jazz, ha spiegato come in FM si possa fare anche divulgazione scientifica. “ A patto però che il ragionamento non si debba interrompere continuamente per trasmettere la musica”., ha precisato.
“Musica e ancora musica”, chiede invece alla radio Max Gazzè, musicista e compositore, che con il brano Il solito sesso, presentato a Festival di Sanremo, ha totalizzato il maggior numero di presenze radiofoniche negli ultimi mesi.
“Per un musicista la radio non è solo uno strumento di promozione del proprio lavoro ma è anche un indispensabile strumento di indagine su quello che altri artisti stanno facendo. A differenza di Odifreddi che vorrebbe una radio di sole parole io vorrei una radio di sola musica.”
La discussione non è stata solo sui modelli editoriali che si contrappongono nell’etere - radio di parola contro radio musicale - ma piuttosto sul ruolo della radio in un mondo della comunicazione che sembra ormai convergere non più sul computer, come si credeva fino a pochi anni fa, ma sul telefonino.
Maurizio Ferraris, docente di filosofia teoretica all’Università di Torino, autore del saggio “Dove sei? Ontologia del telefonino”, ha spiegato come tutte le forme di comunicazione, pubblica e privata, stiano convergendo verso i cellulari (50 milioni di esemplari nella sola Italia) che sono diventati, da strumento di comunicazione personale, uno strumento elettronico in cui si raccoglie il nostro essere sociale e la nostra identità individuale e collettiva.
“La radio indiscutibilmente sta vivendo una seconda vita”, ha concluso il sociologo Francesco Morace, presidente del Future Concept Lab, centro di studio sulle tendenze di consumo e sociali, “perché per la sua stessa natura lavora per affinità con il pubblico. Si ascolta una radio e ci si riconosce in essa per affinità di stili di vita, di gusti musicali. Questa adesione diventa fondamentale per orientarsi nel labirinto di informazioni e di emozioni che ci circonda quotidianamente. La radio ha una ‘buona reputazione’ e questo le ha consentito di guadagnare consenso più di altri media.

Francia, la radio perde audience

In Francia, la radio "perde le piume". Questo il commento di un giornale agli ultimi dati pubblicati da Mediamétrie, l'Audiradio francese. Lo riferisce in questo articolo di Followthemedia Michael Hedges, che cita un calo dall'84 all'82,7% nella percentuale di cittadini francesi che dice di ascoltare la radio. Se qualche ascoltatore si è perso per strada (neanche pochissimi, visto che quell'1,3% rappresenta mezzo milione di persone), quelli che restano allungano il tempo di permanenza, con tre ore passate all'ascolto tra lunedì e venerdì.
Curiosamente, il calo di passione non riguarda l'emittente numero uno, RTL. La quale si permette il lusso di battere il canale pubblico France Inter. Male le stazioni musicali più giovanili, ad eccezione, anche qui, di Virgin Radio, che da gennaio ha preso il posto di Europe 2.

French radio audience tumbles, not RTL

Michael Hedges April 21, 2008

Each audience survey release seems to put broadcasters a bit more on edge. Some more than others, obviously; the French national radio audience is making a painfully obvious shift away from music to news and talk.

birdOne French newspaper writer, on last weeks’ release of the Médiamétrie January-March national audience survey, wrote, “la radio perd des plumes,” idiomatically, ‘got their fingers burnt.’ Noting that while French newspaper writers only like French newspapers, the story does carry a definite worry. Total radio listening in France dropped to 82.7% from 84% in the same period 2007. About 500,000 fewer French people didn’t turn on the radio. Aside from the always scant July-August traditional French holiday months, it’s the lowest listening level in five years.
There’s no panic at RTL. The number one French radio channel continues to gain audience, now 13.2% market share, up from 12.1% in the same period 2007, up from 10.8% in 2006. Just as UK broadcasters talk about the ‘gap’ between the BBC’s combined radio audience and that of commercial broadcasters, French broadcaster could start talking about a ‘gap’ between RTL and whichever channel is number two. That ‘gap’ is now 4.6% separating RTL from number two France Inter. In the same period 2007 it was 3.4%. In the same period 2006 it was 2.2%.
Four of the top 10 national channels gained audience share year on year. Of the six losing share, three dropped more than 0.1%: NRJ (-0.6%), France Bleu (-0.6%) and Nostalgie (-0.4%). While NRJ nominally targets young people the 25 year old brand attracts more listeners over 35 years than younger. Dropping out of the top 10 is Cherie FM, which targets 25 to 50 year olds. It fell to 3.2% market share from 4.0% one year on, the biggest loss of any of the rated French national channels.
Other than RTL, channels in the top ten gaining audience were RMC (+0.3%), Fun Radio (+0.4%) and Skyrock (+0.1%). Fun Radio, targeting 13 to 24 year olds, joined the top 10 at number 9 and has clawed its way up the charts for more than three years, proving that re-branding a national radio channel in France is a very long process.
While significantly fewer citizens of France tuned into radio during this winter reporting period, those who did listened longer. C’est n’pas normal! Time spent listening to all radio reached 180 minutes, Monday through Friday; three minutes longer than the same period one year on. Indeed, it, too, is a modern record. (See graphs here)
The French national general interest channels (RTL, France Inter, Europe 1, et.al.) generally have longer time spent listening than the national music channels (NRJ, Nostalgie, Fun Radio, et.al). The general interest channels increased time spent listening to 161 minutes from 156 minutes year on year while the music channels lost two minutes of average time spent listening to 121 minutes. RTL gained a whopping 12 minutes in time spent listening over the same period 2007. Low rated (but dearly loved) Rire et Chansons gained 7 minutes and Fun Radio gained 5 minutes. The great programming wisdom proves true. In a competitive market, marketing alone is no substitute for good programming that gives listeners reason to stay longer and come back often.
And, yes, Lagardères Virgin Radio posted its first ratings since the great switch from Europe 2 on January 1st. A 3.3% market share is respectable, and a gain from Europe 2’s final figure (2.9%) in November-December 2007.

Ofcom: ecco chi vuole le licenze in L-Band

The Register dedica una lunga analisi alla pubblicazione dell'elenco di società che hanno chiesto al regolatore britannico Ofcom una licenza nella porzione 1452-1492 MHz, corrispondente alla L-Band. Tra queste società c'è anche la filiale inglese di Worldspace, che ha evidentemente interesse nell'accaparrarsi il diritto a diffondere anche sul suolo di Sua Maestà la sua futura offerta di radio digitale satellitare. Worldspace si trova tuttavia a essere in una situazione particolare qui in Gran Bretagna, che non ha mai sottoscritto l'accordo di Maastricht sulla allocazione esclusiva della porzione alta della L Band ai servizi satellitari. Nel caso ottenesse la licenza, Worldspace potrebbe operare ma non sarebbe protetta contro le interferenze da terra.
Interferenze che curiosamente, vista la lista di partecipanti alla gara, potrebbero esserci (anche se è ragionevole supporre che i futuri licenziatari sapranno mettersi d'accordo in qualche modo). Si vede per esempio spuntare in Europa il nome di Qualcomm, con la sua tecnologia MediaFLO, il T-DMB all'americana. Che cosa succederà nel prossimo futuro nella L-Band, che servizi dobbiamo aspettarci? Da terra, dal satellite? Il fatto è che in Europa questa banda non è stata ancora messa alla prova via terra (il DAB è servito per attivare solo qualche stazione sperimentale). Il poco che sappiamo è che la banda funziona negli USA via satellite, ma essenzialmente per l'ascolto a bordo di automobili. Ascolto potenziato dalle reti di gap filler terrestri. All'interno delle abitazioni, il segnale in L-Band scende facilmente sotto le soglie critiche. Insomma, una rete di trasmissione digitale su questa banda funzionerebbe, ma probabilmente costringerebbe gli abbonati a dotarsi di una antenna esterna, come la tv analogica o digitale in UHF. Eppure ci credono in molti.
Alcune voci dicono che in Italia ci crede la stessa Telecom. Ricordate che qualche giorno fa ho commentato le notizie, molto recenti, della "radio digitale di Telecom Italia"? Il riferimento era all'accordo tra Telecom e Worldspace Italia (Telecom ha una quota in New Satellite Radio, la joint venture tra Worldspace e il gruppo Class) per la creazione della rete di gap filler prevista per la nostra futura rete digitale satellitare. Ebbene, le mie fonti mi informano che l'idea di sfruttare proprio i gap filler terrestri per offrire servizi facendo leva sul segnale satellitare come scusa non sia del tutto irrealistica. Posso azzardare che Telecom possa averla presa in considerazione all'epoca dell'accordo con Worldspace, prima che l'ingresso di Telefonica e i cambiamenti ai vertici scombinassero un po' tutti gli scenari.
Tornando in UK, trovo che il fatto di avere tanti nomi interessati a una porzione di spettro come questa sia una vera notizia. Anche perché è evidente che uno dei possibili impieghi di queste frequenze è un tipo di radiofonia che non ha certo entusiasmato nelle VHF. Per me può significare che a alcuni partecipanti alla gara stanno scommettendo su un esito ben preciso: una legge, inglese o europea poco importa, che prima o poi fisserà una data per lo spegnimento della radio analogica e imporrà la radio digitale ai mercati. A quel punto una licenza in L Band potrebbe valere parecchio. Il problema sarà però convincere i legislatori a spegnere un servizio che funziona benino, pur con qualche magagna solo per favorire qualcosa che finora nessuno si è mai precipitato in negozio per acquistare. La radio digitale terrestre.

Ofcom lifts the lid on L-band bidders
By Bill Ray
Published Friday 18th April 2008 14:15 GMT

UK regulator Ofcom has published the list of approved bidders for the forthcoming L-Band spectrum.

L-Band fits between 1452 and 1492MHz, and Ofcom has decided to split the band into 16 small lots, 1.7MHz wide each, and one big chunk (at the top of the range) of 12.5MHz across.
We can't tell who's planning to bid for what, but we do know the nine companies who are planning to bid for something (pdf).
Some of the bidders' intentions remain obscure. Adolphus Limited is registered to a solicitor's office in James Street, and E-Portal Holdings is a Kuwait-based company with businesses in several industries.
Others are more likely planning to expand their operations: The Joint Radio Company runs spectrum for the UK energy industry, so it'll be interested in some of the 1.7MHz chunks for fixed links, while Arquive runs most of the UK's broadcasting so will be planning to sublet the band to a broadcaster in that space.
Vectone is an MVNO operator with operations in Denmark, Norway, Sweden, and the Netherlands, but why it wants L-Band spectrum in the UK is anyone's guess. MLL Telecom provides enterprise networks around the UK, so could be looking at some of the smaller chunks to serve its customers.
But the most interesting bidders are O2, Qualcomm, and WorldSpace. O2 won't say what it's planning, but last we heard it was eyeing up 594MHz for its DVB-H deployments. It could also be hoping to pick up something cheaper before the big digital-dividend auction at the end of the year (when 594 comes up for grabs).
Qualcomm has its own mobile-video system, called MediaFLO, and has bought spectrum in the USA on which to run the service. Giving network operators free spectrum with every MediaFLO server would certainly be an interesting strategy, and one which could convince many to invest in the technology. The company won't officially confirm that MediaFLO is what it has in mind, but a source within the firm suggests that's the plan.
One bidder struggling to conceal its intentions is WorldSpace. It operates a couple of satellites broadcasting radio around the world in the L-Band spectrum, and with a footprint that covers the UK. It's already bought the rights to the upper (12.5MHz wide) block in Switzerland, Germany ,and Italy, and is confident it'll grab it in the UK too.
Part of WorldSpace's confidence is based on the Maastricht 2002 Plan, which allocates that top block to satellite radio across Europe. Unfortunately for WorldSpace, the UK is not a signatory to that agreement, so not bound by it, though anyone operating in the top block will not be protected (legally) from interference coming from WorldSpace's broadcasts which cover most of the continent.
Whether the UK is ready to pay for satellite radio is also open to question. WorldSpace makes much of its lack of on-air advertising and the range of stations it offers, but with DAB already offering a range of BBC content (thus with no advertising) and failing so badly, it's hard to imagine users flocking to a system that requires line-of-sight to the sky, and a subscription to receive stations.
The 700MHz auction in the US was watched with interest in the hope of disruptive services being launched, and the results were greeted with disappointment when it became clear that little would change. In Europe, we're similarly hoping that the digital dividend will create new business models and services, and this L-Band auction might show the kind of thinking that will prevail at the end of 2008.

19 aprile 2008

"Libri in auto", letteratura (quasi) radiofonica

Ieri il Corrierone (ma anche Repubblica.it e il portale Libero.it), prontamente ripresi dall'amico Giuseppe Colucci su Newsline, ha parlato diffusamente di una bella iniziativa editoriale che verrà presentata alla prossima Fiera del Libro a Torino Lingotto, quest'anno felicemente dedicata agli scrittori israeliani.
Il Libro in auto, dell'editore milanese GoodMood, è un'idea che sta a metà strada tra il format dell'audiolibro e il radiodramma. Non è un audiolibro una formula che negli USA - dove Barnes and Noble ha interi scaffali di CD di libri famosi letti da attori e attrici ancora più famosi a beneficio di non vedenti e automobilisti - ha un buon successo mentre qui è quasi completamente sconosciuta. E non è un radiodramma vero e proprio. Diciamo che è una sua versione più leggera, in cui i dialoghi scritti vengono interpretati da voci diverse e le situazioni raccontate vengono arricchite da effetti sonori che rafforzano e ambientano il messaggio. Bellissima idea, perfetta per i viaggi in treno e in aereo oltre che a bordo dell'auto. Fantastica, mi sembra, da integrare nella realtà della radio, online ma non solo e dei podcast. Non solo GoodMood pensa di vendere i suoi titoli su iTunes, ma i giornali e i pochi siti che parlano dell'iniziativa rivelano che FIAT vuole regalare uno di questi libri sonori sul sito Web dedicato alla Nuova Croma. Sarà possibile scaricare una Fiaba in auto, la collana parallela ai Libri in auto evidentemente dedicata ai bambini, recandosi presso un concessionario FIAT e richiedendo l'apposito codice-premio.
Mi sono accorto che Giacomo Brunoro, coinvolto in questo progetto editoriale, scrive su un blog, Zona Sansiro, in cui ha raccolto i ritagli della rassegna stampa relativa ai libri racontati. Nel blogroll di Giacomo spicca il banner al RadioCamp, quindi immagino che sia un mio confratello in radio. Del resto, l'ideatore e AD di GoodMood, Marcello Pozza, è uno che di produzioni radiofoniche dev'essere molto esperto.
Un bel blog "condominiale" Zona Sansiro. Molto ricco di spunti avvincenti. Spero di esserci a Torino per la presentazione del catalogo GoodMood. Giacomo dice che uno dei suoi titoli audio preferiti è "L'Organigramma" di Andrea Comotti. Ve lo segnalo un po' perché si tratta di un romanzo noir ispirato alla tragedia di Piazza Fontana, a Milano (un episodio che ha segnato indelebilmente la mia generazione) e un po' perché in origine L'Organigramma è stato pubblicato da Vibrisselibri, un'agenzia letteraria che pubblica i suoi autori gratuitamente online, cercando nel mondo della carta editori disposti a trasformare le opere in libri a pagamento.
Che cosa meravigliosa è Internet e quanto trovo emblematica la risposta che l'allora "principale esponente dello schieramento avversario" diede a un giornalista che lo interrogava a proposito dell'influenza che il Web avrebbe avuto sulla campagna elettorale: «non sono io la persona più adatta a darle una risposta realistica e con una conoscenza del mezzo che francamente non ho.» Ecco, appunto.

Una Webradio comunitaria e internazionale

Si autodefiniscono "a bunch of hackers, (pirate) radio broadcasters, radio artists, media activists, independent musicians and others, who are dedicated to the open-publishing ethos". Sono i realizzatori del progetto di radio collaborativa Open Radio. Sono olandesi, ma come ci racconta Indymedia tedesco, da qualche giorno il sito dell'Open Radio Group è stato aperto ai contributi internazionali. Per ora in lingua olandese, tedesco e inglese, ma francese e italiano sono in arrivo. Alcune parti del sito sono state tradotte nella nostra lingua.
L'idea è quella di liberarsi una volta per tutte delle restrizioni imposte dai regolamenti dello spettro e adottare Internet come piattaforma distributiva. Il target di questa innovativa stazione-collettivo politico (dopo le ultime elezioni si può ancora scrivere, in Italia, "collettivo politico"? Speriamo...) è sicuramente già fornito di connettività. Insomma, la proposta ha senso, anche se implica, in prospettiva, un ulteriore impoverimento dell'etere radiofonico.
Il "bunch of hackers" non deve farci pensare alle emittenti pirata dei 48 metri, in genere assai poco politiche e poco evolute musicalmente. Qui abbiamo a che fare con le emittenti comunitarie delle città d'Europa, soprattutto in Olanda e Germania, e del resto del mondo. Stazioni non sempre legali ma molto impegnate, molto schierate sui temi dell'anti globalizzazione, e caratterizzate da offerte informative e musicali molto spinte.
L'accesso ai contenuti del sito può avvenire in modalità diverse. C'è un pulsante per ascoltare in una finestrella Java lo stream in formato OGG. Ma si può anche accedere a un archivio ordinato per data o ancora prelevare i programmi più interessanti in podcast. Tutto è copyleft e tutti possono contribuire rispettando le linee editoriali e il multilinguismo del sito. I contributi possono essere di tre tipi: programmi (della durata di un'ora al massimo), notizie (più brevi) e musica (occhio alle questioni di copyright).
Per le questioni più tecniche e per diventare contributori date un'occhiata, sul sito di Open Radio, alla pagina dei link: troverete un sacco di riferimento ai software per "fare radio" e per mettere online gli stream audio. Ce n'è per tutti i gusti e per i sistemi operativi Windows, MacOS e Linux. Altri link riportano a interessanti associazioni di radio comunitarie e libere. Vorrei citare qui il portale Freies Radio (anche in italiano).
Auguri, Open Radio.

Open-radio wird international
18.04.2008 09:07

Die neue unabhängige Plattform für freies Radio geht in die dritte Woche seit der Öffnung für internationale NutzerInnen!
Morgen, am Samstag, 19.4. gibt es ein Themenspecial zum G8.
Vor einiger Zeit in den Niederlanden: Piratenradios sterben oder senden nur eine Stunde in der Woche...Einige Menschen taten sich zusammen um der Welt eine neue Möglichkeit für freie Medien zu schaffen. Ursprünglich als streamende Austauschplattform für niederländische Piratenradios gedacht, entwickelte sich die Idee bald weiter.
Warum nicht allen die Möglichkeit geben, selbstproduzierte Beiträge zu veröffentlichen? Dass das Projekt 24 Stunden am Tag hörbar sein sollte war da schon klar.
Leere Zeiten sollten mit Musik aufgefüllt werden. GEMA-Diskussionen wurden schnell beiseite gelegt, denn alle fanden es richtig, nur Musik ohne kommerzielles Copyright zu spielen. Dass das gar kein Problem ist, stellte sich bald heraus, denn z.b. Creative-Commons-lizensierte Musik ist reichlich und in guter Qualität vorhanden. Die Recherche ergab: Dieses Internetradioprojekt würde etwas ganz Neues werden. Es gab zwar einige Archive im Internet und auch viele Internetradios, es gab auch Playlisten bei denen man selbst etwas hinzufügen konnte, aber ein Internetradio bei dem JedeR selbst bestimmen kann, wann der Beitrag gespielt werden soll, etwas ohne kommerzielles Copyright, und das noch mit einem explizit emanzipatorischen und freiheitlichen Ansatz und open-source Software gab es nicht. So folgte erstmal eine längere Phase des Programmierens. Letztes Jahr war es dann soweit: Open-Radio ging online und ließ sich testen, erstmal mit dem Fokus auf die Niederlande.
Jetzt wird Open-Radio international. Der Testlauf bei den Freiraumtagen war erfolgreich und Open-radio.nl ist bereit, seine Bekanntehit u vergrößern. Es kann noch viel verbessert werden, aber Open-radio stellt sich der Herausforderung. Seit der Öffnung für internationale NutzerInnen steigt das Angebot von spannenden Sendungen, und im Moment gibt es täglich mindestens zehn Sendungen zu hören.
Es gibt verschiedene Möglichkeiten, Open-radio.nl zu nutzen. Man kann einfach jederzeit "Einschalten", und die Seite als Ersatz fürs normale Radio benutzen.
Man kann aber auch nur einzelne Beiträge als Podcast runterladen und ausgewählte Sendungen hören, bzw. in seinem eigenen freien Radio aussenden. Man kann aber auch den ganzen Stream übernehmen, z.B. um sein eigenes Programm aufzufüllen. Und natürlich geht es auch darum, unkommerzielle und alternative Beiträge einer größeren Öffentlichkeit zugänglich zu machen!
Die Sprachen der Beiträge sind beschränkt auf die Sprachen, die die Mitglieder der Moderationsgruppe verstehen können, das sind derzeit Niederländisch, Englisch und Deutsch.
In Ausnahmefällen werden auch Französische und Italienische Beiträge zugelassen.
Inhaltlich werden Beiträge, die diskriminierend oder fanatisch religiös sind aussortiert.
Open-Radio freut sich über neue HörerInnen, ModeratorInnen, ProgrammiererInnen, Einladungen zu Infoveranstaltungen, Geldspenden, Publicity und über Anregungen, Nachfragen, Kritik, Wünsche etc.

Spagna, una radio "intossicata" dalle opinioni

Un saggio a più mani che sta per essere pubblicato in Spagna dalla Editorial Fragua analizza i generi e i formati radiofonici, giungendo alla conclusione che se da un lato la radio si estremizza sempre di più, lasciando che i grandi gruppi che la controllano prendano il sopravvento sull'equilibrio delle notizie e dei commenti, si sta anche "de-generando", nel senso della perdita di vere e proprie connotazioni e orientamenti nella programmazione. Estremiste e tutte uguali, insomma. "Nuevas perspectivas sobre los géneros radiofònicos", il saggio curato dai docenti dell'Università cattolica di San Pablo, a Madrid, ci viene presentato da questa interessante intervista al coordinatore dell'opera, Mario Alcudia, pubblicata da PR Noticias. Alcudia parla anche, e con una certa competenza (anche se sbaglia i prezzi medi dei ricevitori DAB), di radio digitale ma immagino che il sistema "RM" citato da PR Noticias debba in realtà essere letto "DRM".

'La radio está intoxicada por la opinión'
18/04/08

El próximo mes de mayo la Universidad CEU San Pablo presentará el libro 'Nuevas perspectivas sobre los géneros radiofónicos' [Editorial Fragua]escrito por cinco profesores de la facultad. prnoticias ha conversado con uno de ellos, Mario Alcudia, coordinador del estudio, quien nos ha trasladado su punto de vista sobre la realidad y la calidad de la radio en la actualidad.

¿Cómo surge la idea de escribir un libro sobre los géneros radiofónicos?

Nace de un proyecto de investigación de 2004. Comenzamos un modelo precompetitivo para poder aspirar a ayudas económicas y encuentros con otros periodistas. Entonces comenzamos a pensar en que la clasificación que se había hecho hasta ahora de los géneros no coincidía con lo que es la realidad de la profesión. Por eso, lo que hemos hecho es partiendo de los géneros periodísticos conocidos -considerados más bien de redacción radiofónica- hemos intentado hacer una nueva clasificación partiendo de la realidad profesional. Cómo se hace radio hoy en día.

¿En qué consiste dicha clasificación?

A partir de la observación de la realidad profesional, nosotros elaboramos nuestro trabajo. Tenemos el género como lo general, y dentro distintos formatos. Distinguimos siete grandes géneros, los informativos, los deportes, los dramáticos, musicales, los programas de participación de la audiencia, el magacine y la publicidad. Dentro de cada uno de ellos habría diferentes formatos, como por ejemplo una crónica o la noticia, que podría adaptarse a cada uno de ellos.

¿Son muy diferentes los géneros definidos de los que conocíamos tradicionalmente, y de otros sectores o medios?

Sobre todo en el género estás hablando de la noticia, pero la noticia no es un género en sí mismo. Da igual que sea prensa o radio. Cambia el lenguaje, pero lo que nosotros entendemos que tiene que cambiar es la clasificación, porque el medio es diferente.

¿Cómo os ponéis de acuerdo para abordarlo los cinco escritores que firmáis la obra?

Pues nos costó. Lo que pasa es que después de observar como te he dicho qué se estaba haciendo en la radio, decidimos que teníamos que delimitar el campo. Entendíamos que la clasificación que había hasta ahora no era adecuada. Teníamos que distinguir los grandes géneros y ver cómo encajar lo que hemos llamado formatos o subgéneros.

¿De qué parte se ha ocupado cada uno de los autores?

Una de las más complicadas -el ponernos a todos de acuerdo- lo ha hecho José María Legorburu, el director departamento de comunicación audiovisual y nuevas tecnologías. Él ha diseñado la razón de ser, lo que justificaba el estudio y más tarde también los programas de participación de la audiencia. A partir de ahí, de los dramáticos y musicales se ha ocupado Miguel Ángel Nieto, en mi caso he abordado los informativos y programas de deportes. El magazín le ha tocado a Consuelo Sánchez Vicente, y Julia González Conde ha abordado la disyuntiva de la publicidad.
¿Qué conclusiones más reseñables habéis obtenido?

De las claves del magacine por ejemplo, la figura que representa el conductor, quien le inflige su personalidad. No se han tenido en cuenta las audiencias. Los programas, los contenidos son calcos de una emisora a otra, excepto por la figura de ese personaje. Pero el formato si es igual. Y el peso ideológico de los grupos propietarios prevalece sobre la información.

¿Y González Ferrari, cómo se involucra en el proyecto?

Es profesor también de la facultad. Le planteamos a Javier el proyecto que estábamos preparando y estuvo encantado de escribir el prólogo de este manual.

Respecto a cada uno de estos géneros. Algunos están obsoletos. ¿Los dramáticos se siguen practicando hoy en día?

Se están recuperando en parte. Se descubrió en su momento que era un género costoso, que la dificultad del montaje, los actores, y la rapidez que exige la radio, condujo a que se convirtiera en un género en desuso. Sin embargo hoy parece que se apuesta de nuevo por ellos. Por ejemplo podemos observarlo en la COPE, como en La Mañana de Federico Jiménez o La Tarde de Cristina López donde se hacen recreaciones de la realidad con ese punto de dramático.

¿Los más famosos fueron los de RNE?

Uno de ellos, si. O por ejemplo el cuadro de actores de Cadena Ser, auténticos maestros como ‘Matilde, Perico y periquín'.

¿Cómo valoras el panorama radiofónico nacional? ¿Qué tipo de periodismo se practica?

Se trata de un periodismo intoxicado por la opinión. El oyente ya no se puede enfrentar a la radio de un modo aséptico. Nunca se ha podido, en realidad no se puede, pero ahora cada vez menos. Por la pertenencia de los medios a los distintos grupos empresariales que cada vez ejercen más presión. Lo que sucede es que la radio que tenemos hoy día es una radio de extremos. No hay posiciones neutras.

Se dice que es eso precisamente lo que busca el oyente. ¿No estás de acuerdo?

Yo creo que no, porque el oyente no tiene capacidad de decisión con lo que no le queda más remedio que asumir lo que se le ofrece. Como en la TV, aunque en este caso el daño es mucho mayor. En radio, al oyente se les está ofreciendo un modelo de programación de iguales contenidos, programas calcos de una emisora a otra...

¿Nos dirigimos inevitablemente a un modelo de radio de opinión?

Los estudios de audiencia lo que están demostrando ahora mismo de la radio generalista es que el oyente no respalda los contenidos que se emiten. La audiencia de este tipo de radio está por debajo de la radio temática. La tendencia que se atisba de continuar como hasta ahora es que desaparezca la generalista como tal. El oyente busca una ‘radio bajo demanda', el podcasting: elegir escuchar mediante menú lo que te interesa o no, y saltar de algún modo, lo secundario.

¿Por qué aún no se ha dado el paso a la radio digital?

Yo creo que por dos motivos. Desde el punto de vista europeo no entramos en una apuesta clara con el tema de transmisión digital; habíamos desarrollado el tema del DAB pero se ha paralizado, para desarrollar el RM. Nadie se atreve a decantarse por la dirección más adecuada. El tema de los receptores es otro aspecto. El elevado precio como un receptor de 200 euros para RM o casi 600 para DAB, desmotiva al consumidor.
¿Cómo valoras el panorama publicitario de la radio española?

Sobre todo, la gran carencia que tiene la radio es que no se puede mostrar el producto. El oyente tiene que fiarse de lo que le cuentas. La creatividad publicitaria aunque se intenta desarrollar es mínima. En muchos casos, al margen de las grandes marcas, se hace una publicidad aún de los años 60'. La idea es que la publicidad cambiará en la radio cuando se pueda enseñar el producto.

Pero eso solo sería posible en la radio por Internet, ¿no?

Si además puedes apoyarla con banners... De este modo, la publicidad de este medio, se situará al nivel de los demás. La venta de publicidad se incrementará. Aunque aún hay ciertas prebendas.


Zambia, la radio fa amministrare meglio

Nello Zambia, dico *nello Zambia*, i parlamentari arrivano alla conclusione che l'esistenza di un tessuto di radio locali comunitarie ha effetti molto positivi sulla governabilità a livello locale perché queste stazioni consentono un miglior livello di comunicazione e informazioni degli abitanti delle zone più rurali. "Ce ne vorrebbero di più" ha dichiarato al Committee on Information and Broadcasting del Parlamento dello Zambia, che lo aveva convocato, il responsabile della stazione comunitaria di Mazabuka, Bellon Chitombwa.
Su Radio Mazabuka, il Times of Zambia (da cui ho tratto la storia che segue) ha scritto questo articolo.

‘Let’s have more community radio stations’

A PARLIAMENTARY watchdog committee yesterday heard that there is need to set up more community radio stations in Zambia as they are a good platform for communication in the communities where they operate.
Mazabuka community radio station programmes manager, Bellon Chitombwa told the committee on Information and Broadcasting chaired by Namwala member of Parliament (MP) Robby Chizyuka that there was need for more community radio stations as they provided information to the communities.
Mr Chitombwa said areas which had community radio stations had good local governance compared to areas which did not have.
He was responding to a question asked by Sinazongwe MP Raphael Muyanda (UPND) who wanted to know whether community radio stations were relevant.
He said community radio stations enabled people in the rural areas to air out their views thereby communicating to the relevant authorities.
“Significant changes have been recorded as a result of community radio stations,” he said.
Mr Chitombwa who appeared before the committee with acting editor, Mokokwa Kozi said the radio station was receiving no direct funding in the form of grants or donations from any organisation.
He said the radio station earned 97 per cent of its revenue from the various programmes it carried out.
The radio station realised its income primarily from sponsored radio programmes and advertisement.
Mr Chitombwa said the financial sustainability of the radio station had not been easy from the time it started operating eight years ago.
He said the amount the radio station was raising from the programme sponsorship was not enough to expand the operations and acquire new equipment.
Mr Chitombwa said it was difficult to come up with a mechanism of having the community contribute financially to the operations of the station despite Mazabuka being one of the rich districts with viable business organisations in Southern Province.
On the relationship with the Government, Mr Chitombwa said the radio station had no serious problems in its relationship with the Government except on two occasions when some officials tried to interfere with the operations of the station.
Mr Chitombwa said Government officials from the district were not utilising the radio station for fear of being misunderstood.
He said responding to a question by Chisamba MP Moses Muteteka who wanted to know why some Government officials in the district rarely used the radio station to communicate Government’s programmes.
Mr Chitombwa said it was not true that the station supported the opposition United Party for National Development (UPND). He said the radio station was non partisan.
He urged the Government officials especially the district commissioner to feel free and use the radio station to communicate Government’s programmes to the people.

"Unda Radio" ai Bozner Filmtage di Bolzano


Che bello questo breve trafiletto culturale apparso su Dolomiten. Si parla del documentario "UNDA Radio", sceneggiato e diretto da Federico Campana e Cornelia Schöpf.
UNDA Radio è stata fondata nel 1925 a Toblach/Dobbiaco da Max Glauber, di origine austro-ebraiche. Nel documentario, in programmazione oggi a Bolzano in occasione dei Bozner Filmtage/Bolzano Cinema, viene intervistata anche la figlia di Glauber, Lisa. Sulla pagina di Dolomiten trovate un breve ma esauriente trailer. La pagina della casa di produzione Miramonte Film contiene una scheda sul lavoro di Campana e Schöpf, coprodotto con RAI Sender Bozen.
Da non perdere per alcun motivo al mondo è il sito realizzato da Lisa con i fratelli Enrico e Hans, pagine straordinarie che raccontano il personaggio Max Glauber (morto a quasi 99 anni nel 2001) e la sua azienda, chiusa esattamente cinquanta anni fa a Milano, dopo che la famiglia Glauber si era trasferita, nel corso della guerra, a Como. Sito in italiano, tedesco e inglese. Chapeau.
Molto gentilmente il regista Federico Campana mi ha inviato il jpeg della cartolina promozionale del suo documentario, aggiungendo: «per adesso il film verrà trasmesso a breve dalla Rai Sender Bozen e forse verrà stampato un DVD per la vendita dal sito internet nei prossimi mesi. Verrà fatta inoltre una proiezione a Dobbiaco il 16 maggio nella sala degli specchi all'ex Grand Hotel, e una a Como quest'estate.»
Grazie, Federico.

Filmtage Bozen Special: „Unda Radio“ und Toblacher Erinnerungen - Trailer

Filmtage Bozen Special: „Unda Radio“ und Toblacher Erinnerungen - Trailer
Das Radio ist noch in den Kinderschuhen, als 1925 in Toblach eine der ersten und wichtigsten Radiofabriken Italiens entsteht. Die Fabrik trägt den Namen: Unda-Radio. Ihr Gründer, Max Glauber, ist ein 23jähriger Mann mit jüdisch-österreichischen Wurzeln.

Das Schicksal seiner Fabrik wird bald nach ihrer Gründung von den großen politischen Ereignissen bestimmt. Lisa Glauber, die Tochter von Max, begibt sich nun, 50 Jahre nach der Schließung der Unda, auf Spurensuche. Der Film zeichnet das Leben eines Pioniers des 20. Jahrhunderts nach, das aufs Engste mit Südtirols Geschichte verknüpft ist.
Buch und Regie geführt haben Federico Campana und Cornelia Schöpf. Für die Kamera zeichnet sich Maria Rank verantwortlich.
Südtirol-Premiere feiert der Film im Rahmen der Bozner Filmtage am Samstag, 19. April um 15.30 Uhr im Capitol Kino 2.

17 aprile 2008

La polvere lunare interagisce col geomagnetismo

Per anni sono state formulate le più strampalate teorie sulla possibile influenza lunare sulla propagazione delle onde radio qui sulla terra. Come è possibile che una massa inerte interagisca con il campo magnetico e la nostra ionosfera? A parte qualche remota possibilità di una correlazione di tipo mareale, in cui il gioco gravitazionale del sistema terra-luna determini delle deformazioni della ionosfera (così come accade con le acque degli oceani) ci troviamo di fronte, appunto, a ipotesi strampalate.
Ora però gli scienziati della NASA hanno scoperto che una interazione c'è ed è quella tra la coda del nostro campo magnetico deformato dal vento solare. Investita dalle particelle ad alta energia durante il suo tragitto attraverso la "magnetocoda", la polvere sulla superficie lunare non illuminata si caricherebbe negativamente provocando esplosivi fenomeni di scariche elettrostatiche. I futuri esploratori lunari sono avvertiti. E chissà se le famose ipotesi...

The Moon and the Magnetotail
04.17.2008

April 17, 2008: Behold the full Moon. Ancient craters and frozen lava seas lie motionless under an airless sky of profound quiet. It's a slow-motion world where even a human footprint may last millions of years. Nothing ever seems to happen there.
Right?
Wrong. NASA-supported scientists have realized that something does happen every month when the Moon gets a lashing from Earth's magnetic tail.
"Earth's magnetotail extends well beyond the orbit of the Moon and, once a month, the Moon orbits through it," says Tim Stubbs, a University of Maryland scientist working at the Goddard Space Flight Center. "This can have consequences ranging from lunar 'dust storms' to electrostatic discharges."
Yes, Earth does have a magnetic tail. It is an extension of the same familiar magnetic field we experience when using a Boy Scout compass. Our entire planet is enveloped in a bubble of magnetism, which springs from a molten dynamo in Earth's core. Out in space, the solar wind presses against this bubble and stretches it, creating a long "magnetotail" in the downwind direction.
Anyone can tell when the Moon is inside the magnetotail. Just look: "If the Moon is full, it is inside the magnetotail," says Stubbs. "The Moon enters the magnetotail three days before it is full and takes about six days to cross and exit on the other side."
It is during those six days that strange things can happen.
During the crossing, the Moon comes in contact with a gigantic "plasma sheet" of hot charged particles trapped in the tail. The lightest and most mobile of these particles, electrons, pepper the Moon's surface and give the Moon a negative charge.
On the Moon's dayside this effect is counteracted to a degree by sunlight: UV photons knock electrons back off the surface, keeping the build-up of charge at relatively low levels. But on the nightside, in the cold lunar dark, electrons accumulate and voltages can climb to hundreds or thousands of volts.
Walking across the dusty charged-up lunar terrain, astronauts may find themselves crackling with electricity like a sock pulled out of a hot dryer. Touching another astronaut, a doorknob, a piece of sensitive electronics—any of these simple actions could produce an unwelcome zap. "Proper grounding is strongly recommended," advises Stubbs.
The ground, meanwhile, may leap into the sky. There is compelling evidence that fine particles of moondust, when sufficiently charged-up, actually float above the lunar surface. This could create a temporary nighttime atmosphere of dust ready to blacken spacesuits, clog machinery, scratch faceplates (moondust is very abrasive) and generally make life difficult for astronauts.
Stranger still, moondust might gather itself into a sort of diaphanous wind. Drawn by differences in global charge accumulation, floating dust would naturally fly from the strongly-negative nightside to the weakly-negative dayside. This "dust storm" effect would be strongest at the Moon's terminator, the dividing line between day and night.
Much of this is pure speculation, Stubbs cautions. No one can say for sure what happens on the Moon when the magnetotail hits, because no one has been there at the crucial time. "Apollo astronauts never landed on a full Moon and they never experienced the magnetotail."
The best direct evidence comes from NASA's Lunar Prospector spacecraft, which orbited the Moon in 1998-99 and monitored many magnetotail crossings. During some crossings, the spacecraft sensed big changes in the lunar nightside voltage, jumping "typically from -200 V to -1000 V," says Jasper Halekas of UC Berkeley who has been studying the decade-old data.
"It is important to note," says Halekas, "that the plasma sheet (where all the electrons come from) is a very dynamic structure. The plasma sheet is in a constant state of motion, flapping up and down all the time. So as the Moon orbits through the magnetotail, the plasma sheet can sweep across it over and over again. Depending on how dynamic things are, we can encounter the plasma sheet many times during a single pass through the magnetotail with encounters lasting anywhere from minutes to hours or even days."
"As a result, you can imagine how dynamic the charging environment on the Moon is. The Moon can be just sitting there in a quiet region of the magnetotail and then suddenly all this hot plasma goes sweeping by causing the nightside potential to spike to a kilovolt. Then it drops back again just as quickly."
The roller coaster of charge would be at its most dizzying during solar and geomagnetic storms. "That is a very dynamic time for the plasma sheet and we need to study what happens then," he says.
What happens then? Next-generation astronauts are going to find out. NASA is returning to the Moon in the decades ahead and plans to establish an outpost for long-term lunar exploration. It turns out they'll be exploring the magnetotail, too.