30 giugno 2008

Rovereto, sentiero di pace. Radio2 ricorda la Grande Guerra

L'anno scorso in primavera avevo visitato per la prima volta l'altopiano di Asiago, l'impressionante sacrario della città e alcuni dei piccoli cimiteri di guerra inglesi dei dintorni. La famiglia della mia compagna vanta una lunga tradizione post-risorgimentale, dalle guerre garibaldine alla Resistenza (Alfredo Pizzoni, il nonno, ebbe un ruolo di primaria importanza nel CLNAI e solo oggi la sua figura, così eccentricamente apartitica, comincia a essere ricordata e apprezzata). Ad Asiago nonno e bisnonno avevano combattuto e a una quota più alta rispetto al centro principale, è stato eretto un cippo votivo.
La cosiddetta Grande Guerra fu una carneficina spaventosa, combattuta in condizioni che non avevano nulla di umano. Ricordarne le vicende e le infinite sofferenze forse oggi ci aiuterebbe a non avvicinarci troppo a certi abissi, tipo quello di pensare con pragmatica nonchalance degna di un governante à la page, che la nostra "sicurezza", o meglio, la proprietà dei nostri merdosissimi beni terreni dipenda dalle impronte digitali carpite a un bambino di cinque anni. Una questione di efficienza, avrebbero detto a Wannsee. Da affrontare senza ipocrisie.
Il ricordo della Prima Guerra mondiale sarà affidato a una bella iniziativa di Radio 2, che per il 4 e 5 luglio organizza una maratona di musiche e riflessioni affidate a Carmen Consoli e Marina Rei in Italia e a una serie di altri importanti gruppi musicali europei. L'iniziativa Sentiero di Pace avrà luogo a Rovereto e grazie alla collaborazione dell'EBU di Ginevrà verrà ripresa in diretta da una decina di nazioni. Mi spiace soltanto di non aver potuto segnalare il programma in anticipo, perché da maggio la RAI sta raccogliendo per l'occasione ricordi e testimonianze dell'epoca.
Non mancate. Spegnete il televisore in faccia ai nostri ministri di polizia, ai furbi capironda che danzano leggeri sui diritti fondamentali degli individui e dedicate qualche secondo ai "numeri" di un sacrario come quello di Asiago, una delle tante città dei morti (6mila abitanti all'ombra di 54mila caduti italiani e austroungarici, oltre 33mila dei quali senza neppure un nome) che in Europa siamo riusciti a costruire con l'aiuto di certi architetti.

Il 4 e il 5 luglio Rovereto diventerà la capitale europea della Pace


In occasione del novantesimo anniversario della fine della Grande Guerra, Radio2 in collaborazione con il Trentino SpA e l'EBU (European Broadcasting Union), ha organizzato due giorni di riflessione e musica.
Una maratona di 6 ore per ogni giornata trasmessa in diretta su Radio2.
Il progetto prevede il coinvolgimento delle radio di dieci paesi coinvolti nel conflitto: Cesky Rozhlas per la Repubblica Ceca, ORF – FM 4 per l’Austria, MR Petofi 2 per l’Ungheria, ARD per la Germania, Radio France Le Mouv per la Francia, RDP Antena 3 per il Portogallo, VRT Studio Brussel per il Belgio, e la RTV per la Macedonia.
L'evento si svolgerà a Rovereto , luogo storico dove si conserva la memoria della Prima Guerra Mondiale, presso la Campana della Pace, costruita fondendo il bronzo dei cannoni usati durante il conflitto, e il MART, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea.
Il 4 e il 5 luglio, dalle 18.00 alle 24.00, tra musica e incontri si snoderà il “Sentiero di Pace”, che è il titolo significante di tutta l'iniziativa: avere memoria dei conflitti passati per costruire la pace nel presente e nel futuro.
Per capire cosa può significare seguire il “Sentiero di Pace”, presso la Campana della Pace, Massimo Cirri, voce di “Caterpillar”, incontrerà personalita' del mondo della cultura.
Saranno presenti storici, filosofi, studiosi e giornalisti come Alessandro Barbero, Gabriella Belli, Maurizio Bettini, Franco Cardini, Anna Foa, Armando Massarenti, Claudio Strinati, Angela Vettese, Demetrio Volcic, Camillo Zadra.
La memoria della Grande Guerra sarà affidata alla lettura dei diari e delle lettere dei soldati che parteciparono a quel conflitto: voce narrante David Riondino.
Dalla cupola del MART Filippo Solibello, conduttore di “Caterpillar” e Federica Gentile, conduttrice di Hit Parade e dei Concerti di Radio2 ci guideranno tra i musicisti delle due serate: Sunshine (Repubblica Ceca), Micatone (Germania), Dead Combo (Portogallo), Brisa Roché (Francia), Naat Veliov & Original Kocani Orkestar (Macedonia), Fatima Spar & The Freedom Fries (Austria) Tom Helsen (Belgio), Stateless (Gran Bretagna), Irie Maffia (Ungheria), e per l'Italia Carmen Consoli e Marina Rei , con una performance esclusiva e in anteprima assoluta per “Sentiero di Pace ”.
Dalla fine di maggio, al sito di Radio2, www.radio2.rai.it, sara' possibile inviare materiale video, audio e iconografico relativo alla Grande Guerra e alla pace: i migliori contributi da parte degli ascoltatori saranno pubblicati sul sito e verranno esposti o proiettati durante i due giorni della manifestazione.
Sentiero di Pace avrà una diffusione internazionale grazie alle radio che aderiranno all'offerta dell'EBU di trasmissione della manifestazione musicale.

Responsabile del progetto: Laura Fortini
Curatore: Renzo Ceresa in collaborazione con Giancarlo Simoncelli

29 giugno 2008

Ruba una radio DAB ma viene beccato subito

E' probabilmente la prima volta in assoluto che un ricevitore DAB va letteralmente a ruba. Un uomo di Liverpool è entrato in un negozio della catena HMV di Lancaster, apparentemente per cercare un CD. Invece ha afferrato un ricevitore digitale ed è scappato via, per farsi beccare subito dopo dalla polizia. Ladruncolo abituale, Michael Harrison è stato condannato a un anno a piede libero e visto che la sua famiglia è del tutto indigente non dovrà nemmeno pagare una multa. Mi sa che il giudice gli ha detto di tenersi pure la radio, per quel che vale.
enue, Liverpool, a one year supervision order. No award was made for costs due to the defendant's lack of financial means.

Israele si schiera per difendere la radio notturna

Che la Israel Broadcasting Authority fosse in una pessima situazione finanziaria si sapeva già. Da mesi Kol Israel ha chiuso le onde corte di una nazione egualmente divisa tra confini nazionali e diaspora. Ma ora si è arrivati al paradosso di un nuovo taglio che riguarderà le trasmissioni notturne dei canali domestici, a causa dei costi eccessivi degli studi radiofonici che devono essere presidiati durante le trasmissioni. Evidentemente nella ipertecnologica israele non si riesce a fare in modo che gli "anchor" di programmi seguitissimi possano trasmettere, se vogliono, dal tinello di casa propria. Come ci racconta il Jerusalem Post, i sindacati sono pronti ad andare in tribunale per difendere presentatori come Shmulik Rosen, il "re dei quiz" radiofonici, un signore che non è riuscito ad andare in pensione neppure alla tenera età di 82 anni. Tanto hanno protestato i suoi ascoltatori, che Rosen ha accettato di continuare a trasmettere i suoi programmi praticamente gratis.
Un'altra beniamina del pubblico, Netiva Ben-Yehuda, è una che nelle sue trasmissioni di ricordi e nostalgia si rifiuta di trasmettere canzoni composte dopo il 1948, anno dell'indipendenza di Israele.
Ora IBA vorrebbe abolire tutte queste trasmissioni o spostarli in orari diurni e i sindacati si oppongono, accusando le pubbliche autorità di eutanasia nei confronti dell'emittente di stato.

IBA union reps go to court to keep beloved radio programs on air
Jun. 29, 2008
Greer Fay Cashman
THE JERUSALEM POST

Israel Broadcasting Authority Union representatives petitioned the National Labor Court on Sunday in an attempt to get a stay of execution against measures that would force the temporary or permanent suspension of programs.
Anchors of late night talk shows on Israel Radio's Reshet Bet have spent the last two or three weeks making their farewells to faithful listeners. The Jerusalem Post reported six months ago that the late night talk shows were to be taken off the air because of the costs involved in staffing studios.
At the time, "The Israel Connection" - hosted by Elihu Ben-Onn - was also in danger of being axed, but advocacy by the Jewish Agency and representatives of other organizations concerned with maintaining and bolstering Israel-Diaspora relations allowed the program to remain on the air in its regular time slot.
However, all other late-night talk shows will either be moved to a daytime slot, and another frequency - probably Reshet Gimmel, according to Broadcasting Authority Spokeswoman Linda Bar, who says that everything is in limbo until July 10. That's when the IBA's radio programs committee is scheduled to convene to discuss the situation.
Broadcasters whose late night programs are in danger of disappearing or - at best - being rescheduled for daytime broadcasts, include Jo Jo Abutbul, Yoav Katz, Netiva Ben-Yehuda, Amnon Pe'er, Moshik Timor and Benny Dudkevitch. The quiz show hosted by legendary quizmaster Shmulik Rosen on Reshet Aleph is also likely to disappear from the airwaves.
Rosen, 82, was such a permanent fixture on Israel Radio that when he retired, his fans demanded that he brought back and the IBA agreed only if he accepted a symbolic fee of NIS 200 per program. Now even this seems too much, and his fans are willing to pay out of their own pockets for him to remain on air. Rosen is one of several IBA pensioners who work for next to nothing so that they can continue presenting their programs.
Ben-Yehuda, like Rosen, has a faithful following which is willing to do almost anything to keep her on air. A writer and historian who fought in the Palmah in the War of Independence, Ben-Yehuda is a writer and historian who has produced dictionaries, poems and stories of her own and other people's experiences before and in the immediate aftermath of the creation of the State.
Ben-Yehuda had a strict rule that all the songs played on her program had to have been composed before the state of Israel was founded.
Many young people became avid fans of her program and occasionally called in, and their voices have also been heard among the protests that have reached the IBA since it was announced that her program might be cancelled. Some of them are creating a Web site that will be based on songs that have been aired on the program.
"No one really wants to get rid of the programs," Bar told The Jerusalem Post, "but because of the IBA's dire financial predicament, the programs have to be temporarily suspended for the sake of saving money. Otherwise, the IBA will simply collapse."
The various unions represented at the IBA are claiming that the IBA management wants the broadcasting authority to die a quiet death.
The new regulations about saving on studio expenditure, they point out, also apply to television, so that a program such as Yaakov Ahimeir's "Seeing the World" cannot be aired live, but has to be recorded on a regular working day to cut back on studio expenses.
But more important, they say, is the fact that radio and television will keep airing repeat broadcasts until listeners and viewers get fed up and stop listening and watching.
Once the ratings take a nosedive, the unions note, it will be extremely difficult to win back lost audiences.
But Bar says that the changes are vital, and will be in force only until the proposed IBA reforms are implemented.
But the reforms that have generated controversy between the IBA and its employees for well over a year are unlikely to be implemented until the issue of honorable dismissals of some 600 employees, with adequate compensation, is settled.
This article can also be read at

Twoje Radio, i municipi polacchi ripartono dall onde medie


Il DXer ceco Karel Honzik ha distribuito un file pdf con la mappa e la lista dettagliata delle stazioni del network Twoje Radio, "la tua Radio", una iniziativa polacca che rilancia le frequenze delle onde medie abbandonate dalla radio di Stato e le mette a disposizione di un consorzio di radio controllate dalle municipalità polacche, assistite nella realizzazione degli impianti e dei programmi dalla società Polskie Fale Średnie S. A. (" Onda media polacca") di Cracovia. Sono tutte stazioni a potenza molto bassa, che ogni giorno trasmettono due ore di programmazione locale con notizie dalla municipalità e nel resto del tempo ripetono un programma prodotto centralmente o il rispettivo programma regionale di Polskie Radio. Secondo la lista di Karel operano una ventina di stazioni con altre che sono ancora in attesa di licenza o che viceversa non sono mai andate in onda e avranno la licenza revocata da parte del regolatore polacco KRRIT (ufficialmente sono elencate 16 stazioni).
Restano comunque da ascoltare 15-20 radio locali a bassissima potenza (massimo 800, 1000 watt) che alle 6 del mattino e alle 4 del pomeriggio ora polacca trasmettono notiziari e musiche locali. Non sono frequenze facili, ma Karel segnala che sull'ora viene trasmesso un segnale orario molto caratteristico: un orologio a cucù. Secondo me nella stagione invernale un tentativo vale la pena di farlo. Il sito ufficiale del network contiene una mappa interattiva che punta ai siti delle stazioni o dei comuni che le gestiscono. La lista degli indirizzi si trova anche sul sito KRRIT. Altre informazioni si trovano sull'eccellente sito Polska AM di Radiopolska, un sito specializzato sulla complicata scena radiofonica polacca. Se scaricate subito il file di Karel, disponibile all'indirizzo summenzionato solo fino alla fine di luglio, troverete, insieme alla mappa e alla lista, anche alcuni jingle estratti dalle homepage delle stazioni.
Un'ultima annotazione: il sito ufficiale di Polskie Fale Średnie parla diffusamente di radio digitale DRM. Immagino si tratti solo di piani futuri per il network, che al momento sembra trasmettere solo in analogico.

28 giugno 2008

Radio Wimbledon, tutto il tennis in FM con licenza speciale

Ubitennis, spazio telematico sul tennis di Quotidiano.net, pubblica una "curiosità" raccolta da Francesca Cicchitti sui campi del più famoso torneo del mondo, Wimbledon. Dove dal 1992 opera una stazione FM "RSL", una licenza speciale che l'OFCOM britannico concede in occasione di eventi soprattutto sportivi. La licenza RSL dura lo spazio della manifestazione che dovrà seguire, in questo caso le due o tre settimane di Wimbledon. Se volete potete trovare la lista completa delle stazioni RSL autorizzate al momento sul sito OFCOM.
A Francesca non hanno spiegato che Radio Wimbledon, accanto alla frequenza principale di 97.7 MHz, ha anche due frequenze ancora più ristrette, Radio Wimbledon Centre Court 96.3 e Radio Wimbledon Number 1 Court 97.8, esclusivamente dedicate alle cronache dei match e in pratica ascoltabili solo dagli spettatori. Ovviamente, lo stream lo potete trovare su Internet.

Curiosità
Radio Wimbledon
Classe sull'etere

Nata nel 1992, voluta dall'elitè inglese, si può sentire solo nei dintorni dei campi e funziona nelle due settimane del torneo. Un modo originale per seguire con stile tutto ciò che circonda il tempio del tennis.

Francesca Cicchitti

Questa mattina parlando con un commentatore di Radio Wimbledon, Mr. Joe Stahl, sono venuta a sapere come è nata l’idea di fare Radio Wimbledon una radio annuale che è nata da alcuni anni. Che gli inglesi vogliano sempre distinguersi, questo lo sapevamo ma una conferma di più l’avremo, nel sapere che la classe elevata inglese, la cosiddetta “upper class”, pare non volesse ascoltare la radio che sentivano tutti, quella nazionale, la BBC, per sapere ciò che avveniva a Wimbledon ma, ne volevano una che potessero ascoltare solo loro e che parlasse esclusivamente di tutto ciò che accadeva durante il torneo.
Così nel 1992 nasce Radio Wimbledon, una radio voluta dall’ élite inglese, che si può sentire solo nei dintorni di Wimbledon, praticamente fino a 15 miglia, ossia 24 chilometri, dal luogo dell’emissione e che ovviamente funzione solo nelle due settimane del torneo. Gli studi della Radio si trovano proprio di fronte la sala stampa, il direttore é Stephen Butterick ed il suo staff è composto da venti persone: commentatori, giornalisti e tecnici, in più ogni anno, partecipano cinque giovani studenti di giornalismo, interessati a fare un’esperienza in questo campo. La radio comincia alle otto del mattino, ed apre facendo una sintesi della giornata precedente, poi subito una panoramica di tutto ciò che accadrà nel corso della giornata, per finire alle dieci di sera. In queste ore vengono fatte radiocronache delle partite più importanti, analizzandole spesso con ospiti di rilievo come ad esempio tennisti del passato, con allenatori o con arbitri. Le conferenze stampa vengono proposte in differita. C’è poi il servizio meteorologico e le informazioni sulla viabilità del traffico. Insomma una radio completa di tutto ciò che può interessare un appassionato di tennis che si trova sulla strada per andare a Wimbledon e per arrivare aggiornato alla meta finale. Mr. Stahl, continua raccontandomi che la radio ha avuto talmente tanto successo che alla fine, gli inglesi hanno voluto imitare il modello americano e di metterla “on-line”, quindi da radio riservata ad una cerchia di pochi eletti, é diventata una delle radio più ascoltate al mondo, e nella redazione arrivano e-mail da ogni parte del globo.
Quindi se vi trovate a Londra e siete a ventiquattro chilometri di distanza dal Tempio del Tennis, vi consiglio di sintonizzarvi su 87.7 FM, oppure, ovunque voi siate se avete con voi il vostro computer portatile e siete curiosi di sapere cosa sta accadendo a Wimbledon in questi giorni andate sul sito ufficiale del torneo www.wimbledon.org e poi cliccate sul link di Radio Wimbledon e … buon ascolto!

Kenya, impazza la radio consulente matrimoniale

Mentre in Kenya prosegue la discussione sul ruolo delle radio vernacolari nel fomentare lo scontro inter-etnico, ho trovato molto gustoso questo pezzo di Phares Mutembei su The Standard. Questa volta le radio vernacolari kenyote sono protagoniste in positivo: il pezzo descrive l'incredibile successo degli show radiofonici serali in cui gli spettatori chiedono consigli di natura matrimoniale, domestica e sessuale. I consultori via radio sembrano essere la grande moda del momento.
Love and lunacy on late-night radio
June 29, 2008

By Phares Mutembei

It is approaching 10pm and Milcah Njeri Kamau is busy tucking her two children into bed. Although they should be asleep, the children are not tired, yet, and are openly protesting. On any other day, Njeri would not be eager to be rid of her children. But this is Sunday, and her favourite late-night radio show, Ithaa Ria kwibanga (meaning ‘a time to get organised’ in Kikuyu), is about to be aired on Kameme FM. Equally eager is John Kamau, her husband of over 10 years. And so Njeri puts her children to bed and, in spite of their protests, she and her man settle down for recreation. The couple says they cannot remember the last time they missed the show.
For various reasons, many Kenyans are tuning to late-night radio shows, especially those that focus on family issues such as marriage, divorce, children, and other relationship-based issues. One of the reasons for the programmes’ popularity, it seems, is their level of human interest, more so the fact that they are sometimes quite provocative.
Consider, for example, one caller’s absurd problem: "Sometimes back, my wife and I had nothing to complain about... But that is now in the past and, lately, she is complaining that I am ‘no good’, and even thinks that my lack of interest is a sign of infidelity."
Here is the word of advice this caller received from the radio helper: "Perhaps it would be wise to retrace your steps and discover when the rain started beating you. Take it easy at work and at home. Eat right and, soon, you will be the stallion that you once were!"
A Nairobi resident, Virginia Ngare Muiyuro is already hooked. "I am an enthusiastic fan of Hutia Mundu (‘touch someone’), a late Sunday show by Inooro FM, which broadcasts in Kikuyu. The programme’s ardent fans say this show is brazen in terms of both language and content.
"I would not miss the show for anything," says Virginia. "My husband and I never miss it; it has helped our marriage in many ways." The show, she says, offers useful tips on how a marriage can be made successful. "It has guided me on how a wife should cook and take care of her man and children — even how to take care of the ‘smallest of details’ at home and how to keep the flames of marriage burning. It has taught me how to hold the attention of my husband, and that is good."
Virginia says that the show’s hosts, Pastor Kuria and Wanjiku, address many pertinent marital issues. "This is helping our relationship to grow stronger. It is a family show that discusses everything you would expect it to."
Because of the explicit nature of the programme’s content, however, she cautions that it is wise to keep children away while it is being aired. Ahead of the presentation, the first thing the presenters of Hutia Mundu do is to sound a warning to parents to ensure that their children are a safe distance away.
Virginia, a mother of two, says there is nothing immoral about discussing bedroom and other family issues on radio.

Learning from others

"When I hear what other people are undergoing, I learn from it and I am better off," she says. She believes the show would not have had any impact on their lives if it were censored. "It would be pointless to keep such topics as sex from radio."
She and her husband listen to the show because it is "adding substance" to their marriage. "But the show is not solely for the married. Single men and women participate too. During the show, which usually lasts for longer than an hour, there is a call-in slot where listeners present their relationship problems to the presenters. For example, one recent caller narrated how he could not find himself the perfect wife he desired. He asked: "How would I know the right one for me?"
Once they have the questions, the hosts offer solutions and suggestions, and the callers usually say they are happier. For instance, in response to this caller’s dilemma, the host said: "There are many places to look for a wife and one place you are sure to ‘hook’ a good one is the church. At our church, for instance, we have a special evening service for single women and men and you should make a point of coming: you won’t be disappointed!"

Secular shows? Not for us!

Judith Gacheri and her husband Jesse Maina love late night radio programmes — specifically those hosted by the clergy.
"We steer clear of the radio shows that are run by ‘outright’ secular presenters," says Jesse. Some non-religious presenters, he feels, are "not qualified" to offer solutions on marriage or matters pertaining to love and romance. "Many late night shows on some of our FM stations are stage-managed," he claims. The presenters, he believes, imaginatively "cook" relationship problems and then invite callers to participate in addressing the topic as if it was raised by genuine callers. "The end result is a confusing show with all manner of participants," says Jesses, who says he has little patience for this calibre of shows.
On her part, Gacheri feels the late-night shows have provided her with valuable information on how to make her family life more successful. She enthuses: "Pastor Kuria of Inooro FM on Sunday evenings does not hold back any information when discussing love matters. And he need not do that, because he says things we all want to know about." The clergyman, she says, is a marriage and family therapist who has touched many couple’s lives — "and ours is a good example."
Kamau Thuo confesses that he is addicted to late-night shows. "I tune in to so many of these shows, looking for one that is hosting a debate suited to my situation, and I am seldom disappointed. Among his favourites are Hutia Mundu and Ithaa ria Kwibanga on Inooro and Kameme respectively, and the late shows on Kiss FM, Easy FM and Citizen Radio. "In the morning, I tune in to Classic FM." Thuo admits to having had several broken romantic relationships.

Calls for censorship

One caller laments that the shows are a source of family conflicts. "As you would expect, some of these shows turn into radio wars between men and women callers. The men pour vitriol, accusing women for failing marriages and relationships," says Ochieng’. In response, women lash out at the men, accusing them of tyranny. He, however, says that, although sometimes caustic, the exchanges between the sexes often make for very entertaining listening.
In Kamau’s experience, the salacious discussions on extramarital affairs "and a bit of sexism" are the elements that make the listening worthwhile. His girlfriend, Nancy Wangui, shares these sentiments. "As much as the shows help us, there is a lot of entertainment as well," she observes. Some callers, she says, make juicy confessions, although some of these admission are "disgusting". Luckily, the obscene material is "not to be found in the vernacular FM radio stations."
Judith and her husband stress that measures should be put in place to ensure that the listening public’s sense of morality is not insulted. "As much as radio is helping us shape marriages and love relationships, it does not mean all is well," she says. "A few shows are adding no value to family life." These, she says, encourage unfaithfulness and disrespect in relationships.
Consider Wangui’s experience as a listener: "I once listened to a caller who confessed to having three girlfriends. He was at a loss about which of the three to propose to, because, he said, he loved all of them." She carries on: "In the hot debate that followed, some callers suggested that he should marry the most beautiful. Others advised him to marry the one who knew how to ‘love’ most. Another’s suggestion was to marry all of them, because African customs allow polygamy anyway." Disgusted, Wangui asks: "Now, what kind of advice is that — on national radio? If you ask me," Wangui offers, "all that was hogwash."
Virginia will continue listening to Hutia Mundu because, she says, it has touched and added substance to her marriage. "I am also a better mother as a result of the wise counsel I receive from the presenters," she says. "I may not necessarily attend the presenter’s church, but that is no reason for me to avoid his programme.

Conflict of interest

Some listeners lament that some of the shows are commercially motivated. For instance, as Virginia has observed, "Some of the marriage therapists that host them invite callers to visit them in their offices for more personalised consultation. But, there, you are expected to pay for the services."
While, overall, many listeners like the shows, some are not so amused. Twenty-eight-year-old Joseph Okwanyo is one such consumer. "I listen to them but my motivation is completely different. For me, it is purely for entertainment." Some of the presenters in the shows, he says, have their own marital or relationship problems. He asks: "Why would a presenter who broke up with a partner in the morning make his way to a studio in the evening and start advising people on love?"
Overall, he says, the shows make for an exciting pastime. "They make my evenings interesting, and I go to sleep with a smile."

uSirius, radio satellitare su iPhone (via Internet)

Una applet non autorizzata consente di ascoltare la radio satellitare Sirius sul proprio Apple iPhone o iPod Touch. L'autore è Jason Millard e curiosamente "uSirius" si può prelevare da un repository di applicazioni italiano, iSpazio.
Il programmino richiede un iPhone "jailbroken", in altre parole crakkato, ma per l'ascolto dei canali Sirius non ci sono scorciatoie, bisogna essere abbonati al servizio. Sembra che il funzionamento con WiFi sia ottimale ma che uSirius se la cavi anche con connessioni Edge.
uSirius non è la sola applicazione radiofonica per lo stream di contenuti dal Web. Tra le varie soluzioni c'è per esempio iRadio di Conceited Software.

1958: Il tifo radiofonico del Brasile mondiale

O Povo di Fortaleza intervista a Rio de Janeiro José Carlos Asbeg, regista di un documentario che celebra il mezzo secolo dall'affermazione della nazionale brasiliana al campionato del mondo di calcio, Svezia '58. A contorno, il giornale pubblica una rievocazione di un'epoca in cui il tifo calcistico era solo radiofonico. A Fortaleza il pubblico si riuniva in Praça do Ferreira per ascoltare dagli altoprlanti le radiocronache di Radio Banderaintes, che trasmetteva in catena per tutto il Brasile le partite e per questo era diventata per tutti la Cadeia Verde-Amarela, la catena giallo-verde.
Per Asbeg il 1958 fu l'anno in cui il resto del mondo scoprì il Brasile. Il suo film raccoglie le interviste ai giocatori della storica finale vinta contro i padroni di casa svedesi. L'assenza cospicua è quella di Pelé, il regista ammette con rammarico di non essere riuscito a fissare un appuntamento con il giocatore simbolo di un secolo di calcio.



SÓ DE OUVIR
Torcida pelas ondas do rádio

Roberto Leite
da Redação

Em 1958, o fortalezense só tinha o rádio para acompanhar os jogos da Seleção brasileira na Copa do Mundo. Sem o recurso da televisão, as transmissão radiofônicas eram responsáveis por emocionar e transportar o ouvinte à Suécia, onde o escrete atuava

28/06/2008

Clique para ampliar foto Praça do Ferreira nos anos 50, o local preferido para a torcida acompanhar os jogos do Brasil na Copa (Banco de dados)
O clima na Praça do Ferreira começava a esquentar cedo naqueles idos de 1958. E não por causa da temperatura de Fortaleza, sempre acima dos 30 graus. Mas pelo acúmulo de pessoas em frente a um grande placar, situado na esquina das ruas Major Facundo e Guilherme Rocha. Lá, podia se ver os resultados dos jogos da Copa do Mundo. No sistema de auto-falantes, o narrador Pedro Luiz soltava o gogó na partida com a União Soviética.
"A cada gol, as pessoas pulavam, soltavam fogos. Era uma verdeira festa!", relembra o pesquisador Miguel Ângelo de Azevedo - o Nirez. Ele lembra que a televisão estava longe de chegar ao Ceará, e assim, o rádio era a única forma de acompanhar os jogos. "Na época, a Rádio Bandeirantes transmitia em cadeia para quase todo o Brasil. Era a Cadeia Verde-Amarela."
Cristiano Câmara, também pesquisador, explica que o rádio criava um espaço lúdico com relação à Seleção brasileira. "Os narradores esportivos criavam uma verdadeira imagem mítica dos jogadores e do que acontecia lá", explica. Quem concorda é Nirez. "A transmissão era como se fossem os nossos olhos lá no campo."

Medo da derrota
O Brasil ainda guardava o rescaldo das campanhas de 1950 e 1954, quando a Seleção voltou para casa sem o tão sonhado título mundial. "Em 50, fez-se uma festa antes da hora. E o Uruguai foi lá e tomou o título da gente. Mas os brasileiros entraram em campo meio que de sapato alto, sabe?", recorda Cristiano Câmara. Nirez pontua que em 54, o escrete sentiu a pressão também. "Nós fomos para (a Copa de) 54 e paramos ali na Hungria (o Brasil foi eliminado pelo húngaros nas quartas-de-final, por 4x2)."
"Então, o torcedor sempre tinha o desejo de acompanhar um titulo mundial", lembra Cristiano Câmara. E naquele ano, a cada vitória, o torcedor cearense renovava as esperanças. E sempre perto do rádio. "As famílias se reuniam, convidavam os amigos. Era aquela festa!" Outras, como Nirez bem lembra, iam para a Praça do Ferreira, acompanhar o som no auto-falante o telão com o placar dos jogos.

Imaginário
"A gente acreditava em tudo que o rádio dizia. Então, cada lance era uma grande emoção", diz Nirez. Ao que Cristiano Câmara reforça. "O rádio é dinâmico. Então você fica ali escutando. Cada lance é como se fosse o último e fica se esperando aquele jogador milagroso, salvador, que vai fazer em um minuto o que não se fez em 90."
As imagens dos jogos só seriam vistas dias depois, em narrações antes dos filmes, no Cine São Luiz. Mas aí o torcedor já havia gritado, comemorado e mais do que isso, imaginado. Trazido a Suécia para dentro de casa, através das narrações do rádio. Emocionado-se como qualquer um dos torcedores que presenciaram ao vivo as vitórias brasileiras.

Il Corriere del Ticino saluta il Monteceneri

Mauro Rossi, sul Corriere del Ticino, stila il nostalgico necrologio di Radio Monteceneri (questo l'annuncio diffuso sui 558 kHz ascoltato da Gigi Nadali, in questi mesti giorni che precedono la chiusura).
Giustamente Rossi si chiede: ma perché tutti continuano a parlare di strategie globalizzanti e poi chiudono metodicamente tutte le loro finestre sul mondo? Di che strategie state parlando, esattamente?

Addio, Radio Monteceneri

Mauro Rossi

Se in Ticino la notizia è passata tutto sommato inosservata, non può dirsi altrimenti nelle regioni limitrofe: desta piuttosto sconcerto, infatti, soprattutto in Lombardia, la decisione della SSR di sopprimere, da martedì 1 luglio, le trasmissioni della Radio della Svizzera italiana diffuse attraverso il trasmettitore del Monte Ceneri in onde medie (AM), decretando, in pratica, la fine del lungo rapporto che la nostra radio ha con il pubblico del nord Italia. Un rapporto che dura da decenni, da quando Radio Monteceneri era l’unica voce «libera» dell’etere italofono, la radio che all’epoca della RAI di Ettore Bernabei, dava asilo e ospitalità a tutti quei personaggi (e sono stati davvero tanti!) che per svariati motivi (non solamente «politici» ma anche in ragione di una filosofia meno settaria dell’intrattenimento) non trovavano spazio nella radio di stato. Rapporto che è poi continuato a rimanere intenso e profondo anche in tempi più recenti: l’esplosione della radiofonia privata ha infatti creato molta confusione tra gli ascoltatori della radio dell’area padana i quali, stufi della piega commerciale presa dalle migliaia di emittenti sorte come dei funghi ma anche di una politica dell’informazione non proprio…. trasparente dei network, hanno sempre avuto nella nostra radio un compagno fidato, pacato, preciso: un amico, insomma, da seguire con costanza in ogni orario del giorno e della notte.
Chi vi scrive ha tastato con mano il «feeling» esistente tra la Radio Svizzera e l’utenza italiana, essendo stato per una quindicina d’anni una delle voci più presenti in antenna, sovente in orari particolari, quali le ore notturne, durante le quali il contatto con gli ascoltatori diventa più colloquiale, intimo, profondo. Contatto suggellato da migliaia di telefonate, di lettere di apprezzamento per il nostro lavoro. «Meno male che ci siete voi…» era la frase tipica dei nostri ascoltatori d’oltre confine.
Purtroppo da martedì, quella radio non ci sarà più. Questioni di costi, dicono i responsabili della SSR, voglia di puntare tutto sulle nuove tecnologie quali il satellite e il DAB (la radio digitale), verso il futuro, insomma. A scapito, aggiungiamo noi, del passato e del presente. E soprattutto dando un colpo di spugna ad un’utenza che va ben oltre i 4000 fruitori delle AM ticinesi, abbracciando un bacino d’utenza di svariati milioni di persone che ora, senza la Rete Uno, perderanno ogni contatto con la Svizzera, le sue peculiarità culturali, nonché con il suo eccellente sistema di fare radio, meno strillato, arrogante e «ciaciarone» di quello dell’emittenza italiana dal quale in passato molti operatori hanno preso esempio e che ancora oggi rimane un punto saldo per chi opera nel settore. «Ma tutti potranno continuare a seguire i programmi via satellite o via internet», si giustificano i responsabili della SSR. Una bufala, rispondiamo noi, perché è noto che la radio si ascolta prevalentemente in auto, dove satelliti e internet non funzionano e poiché il pubblico italiano della RSI è un pubblico «maturo» che poco va d’accordo con le moderne tecnologie.
Una decisione dissennata, quindi, come lo furono tempo fa sia la chiusura di Radio Svizzera Internazionale (sostituita dal portale Swissinfo che mi chiedo quale conforto possa portare a chi seguiva la radio nei più remoti angoli del pianeta – anche qui l’affermazione è dettata dall’esperienza personale di collaboratore che ha direttamente constatato da dove provenivano i «feedback») sia la decisione di spegnere i trasmettitori TV analogici che assicuravano la visione del segnale TSI in buona parte della Lombardia e del Piemonte. Decisioni che hanno avuto l’unico risultato di cancellare dal panorama radiotelevisivo la voce e le immagini della Svizzera.
A pensarci bene è bizzarro il comportamento dei dirigenti del nostro ente radiotelevisivo: in un epoca in cui tutti cercano di aprire più finestre possibili verso il mondo intero, loro che di importanti finestre ne avevano a iosa, le hanno progressivamente chiuse, murate, seguendo una filosofia di «globalizzazione» che vorrei davvero, un giorno, farmi spiegare…

27/06/2008 23:52

Radio digitale, in Francia un passaggio difficile

L'Humanité torna sulla difficile problematica del passaggio alla radio digitale citando un intervento di Éric Besson, Segretario di stato francese per lo sviluppo dell'economia digitale a un convegno organizzato dal Groupement pour la radio numérique e raccogliendo altri pareri negativi dagli stessi operatori radiofonici in Francia.

Médias
Article paru le 27 juin 2008

Le difficile passage de la radio au numérique

Intervenant en conclusion d’un colloque à Radio France, organisé par le Groupement pour la radio numérique (1), le secrétaire - d’État chargé du Développement de l’économie numérique, Éric Besson, a déclaré que « l’accès privilégié des opérateurs de radio à la bande III (bande de fréquences de 174 à 223 MHz utilisée pour la diffusion de la télévision analogique et qui pourrait servir pour la radio numé- rique terrestre. En France, cette bande comporte six canaux utilisés par Canal Plus et TMC) fera partie des scénario présentés prochainement au premier ministre ».
Écouter des sons mixés en 5.1 du Fou du roi ou la Symphonie n° 2 de Mahler dans un auditorium de Radio France a été la façon, pour le président de Radio France, Jean-Paul Cluzel, de montrer l’intérêt de passer au numérique. Mais passé tous les avantages (confort d’écoute, informations multimédia…) des nor-mes retenues (DRM pour la bande AM et T-DMB pour la FM) choisies par le gouvernement, les critiques ont fusé au cours de deux tables rondes réunissant les différents acteurs de la radio, tant sur le choix de la norme (T-DMB, plus indiqué pour la télévision mobile, alors que le DAB + préféré par beaucoup de pays européens et capable de loger deux fois plus de programmes) que sur les fréquences allouées trop limitées. « On a un petit bout de bande III et un peu de bande L. Ça ne marchera pas », a prophétisé le PDG de Skyrock, Pierre Bellanger. Dans son introduction, Rachid Arhab, conseiller radio au Conseil supérieur de l’audiovisuel, a dit la volonté du CSA de tout faire pour la réussite du lancement de la radio numérique, tout en avouant ne pas avoir trop de moyens. « L’union sacrée », comme dit Rachid Arhab, faite autour de la radio numérique a poussé la grande majorité des acteurs de la radio à exiger que la bande III soit entièrement consacrée au développement de la radio numérique. Faute de quoi, l’appel à candidatures du CSA, dont la date de clôture est fixée au 1er octobre, serait inutile car il ne serait pas possible de développer la radio numérique dans de bonnes conditions.
Écouté chaque jour par huit Français sur dix pendant près de trois heures, la radio peine à trouver sa place au sein du numérique. Pour le président de RTL, Axel Duroux, « c’est le seul média qui doit se battre pour être numérique ». Toutes les voix du groupement demandent de « traiter la radio comme a été traitée la télévision ». Lui donner les moyens. Mais, ajoute Pierre Bellanger, « il y a cent cinquante millions de postes à changer », il faudra pour cela que le matériel soit au rendez-vous, avec « beaucoup de récepteurs à bas prix ». Pour le patron de Skyrock, « la radio numérique part dans la difficulté ».

(1) Groupement pour la radio numérique : Autoroute FM, Autoroute Info, Lagardère Active, MFM, NextRadioTV, NRJ Group, Radio Classique, Radio France, Radio Trafic FM, RTL Group, le SIRTI, TDF, TowerCast et VDL.

Fernand Nouvet

Una radionovela per il vero dramma della schiavitù sessuale

Troco/Dealers, una radionovela prodotta in Sudafrica in lingua portoghese e inglese da Community Media for Development, racconta le drammatiche storie vere del traffico di esseri umani, soprattutto giovani che vengono fatte prostituire, verso il Sud Africa. Lo show è già in onda in Mozambico e in Zambia, dove la radio è molto seguita e il messaggio passa più facilmente. Il produttore ha un nome italiano e a quanto leggo su Google potrebbe essere il figlio di un manager italiano della Silicon Valley e ha studiato a Princeton. Lavora anche per la Fondazione Lurdes Mutola a Maputo.

MOÇAMBIQUE: Pela rádio, os perigos da vida real

JOHANNESBURG, 27 Junho 2008 (PlusNews) - A nossa conversa pelo telefone é interrompida por uma manchete no jornal do dia.

Gabriel Fossati-Bellani, coordenador da organização não-governamental sul-africana Mídia Comunitária para Desenvolvimento (CMFD, em inglês) em Moçambique, lê em voz alta: “Jovens instrumentalizadas aguardam regresso à casa”.
A notícia é sobre três jovens moçambicanas traficadas de Maputo a Pretória, capital sul-africana, onde foram vítimas de exploração sexual.
Segundo o artigo, as raparigas “estão completamente recuperadas do trauma psicológico e físico causado durante os dois meses em que estiveram no cativeiro.”
Bellani não consegue esconder a indignação.
“Como elas podem estar ´completamente recuperadas`? Isso desvaloriza o tipo de trauma que pode acontecer para uma traficada e minimiza o mal desse tipo de acontecimento”, protesta.
Bellani sabe do que fala. Ele é o coordenador do programa Troco, uma rádionovela lançada, em Moçambique, este mês e que trata exactamente do tráfico de pessoas.
Na trama, uma rapariga é aliciada pelo tio, com a promessa de um emprego numa loja de roupas na África do Sul. Ela acaba por ser traficada e explorada sexualmente, até que a sua mãe e a tia descobrem o que acontece e vão buscá-la.
Com a ajuda de uma assistente social da Organização Internacional para as Migrações (OIM), ela é resgatada. Uma amiga da protagonista, também traficada e a trabalhar num bordel clandestino, descobre estar grávida e ser seropositiva.

HIV na trama

Apesar de não ser o tema principal, a inclusão do HIV na história explicita os riscos trazidos pela migração, especialmente a ilegal.
“A pessoa fica dependente de quem ajuda e fica exposta a abusos, inclusive sexual, o que traz o risco de infecção pelo HIV”, explica Nely Chimedza, coordenadora do Programa de Assistência Contra o Tráfico na África Austral da OIM.
Segundo Chimedza, a maioria das vítimas dos traficantes são raparigas entre 16 e 25 anos, que acreditam que terão emprego ou oportunidade de estudo noutro país.
''A pessoa fica dependente de quem ajuda e fica exposta a abusos, inclusive sexual, o que traz o risco de infecção pelo HIV.''
O relatório Sedução, Venda e Escravatura: Tráfico de Mulheres e Crianças para a Exploração Sexual na África Austral, publicado pela OIM em 2003, identificou Moçambique como um dos principais países de onde mulheres e crianças são traficadas para a África do Sul.
“A trama é representativa do que acontece na realidade”, diz Chimedza.
Idealizada para ser transmitida na Zâmbia e em Moçambique e originalmente escrita em inglês, a rádionovela teve que ser adaptada à realidade moçambicana, tanto em termos de linguagem quanto em aspectos culturais.
O novo roteiro passou pelo crivo de grupos focais, formados por representantes da mídia e do público, para avaliar se a linguagem e a forma de difusão eram adequadas.
O tema delicado não assustou os 18 actores envolvidos no programa, que já estavam acostumados a trabalhar com questões difíceis, mas era a primeira vez que representavam uma trama sobre o tráfico humano.
“Ouvíamos falar coisas através da Internet e sabíamos que esse problema existia”, explica Carlos Chirindza, director artístico do programa e representante da Companhia Cultural Hopangalatana. “Mas não sabíamos que era nesse nível.”
“Incluir o HIV nessa trama é importante, mesmo que não com destaque. Só o facto de se falar do assunto já leva as pessoas a pensarem”, diz.

Meio mais eficaz

Chirindza, que também trabalha com outras formas de expressão, como teatro, acredita que a rádio é extremamente eficaz.
“A rádionovela tem muito impacto, porque ainda se ouve muito rádio aqui. Existem muitas zonas com rádios comunitárias”, destaca Chirindza.
Segundo Chimedza, da OIM, a rádio é o meio mais apropriado para atingir o público-alvo de Troco: pessoas vulneráveis e de poucas posses, que possam ser vítimas do tráfico de humanos.
O programa será transmitido inicialmente por rádios de Maputo. Serão dois episódios por semana, num total de 13 semanas. Cada capítulo dura cerca de seis minutos.
Resgatada, a protagonista de Troco volta a Moçambique e retoma a sua vida, com o apoio da família e da comunidade. Mas a vida real é mais dura do que na rádio.
“Depois que a vítima volta, a reintegração é difícil e exige aconselhamento. Várias delas têm vergonha, porque muitos pensam que as vítimas do tráfico são pessoas de vida fácil”, diz Chimedza.
O HIV é uma das dificuldades, já que muitas raparigas são abusadas sexualmente e são obrigadas a trabalhar em bordéis.
“Nós sempre aconselhamos que elas façam o teste de HIV”, conta.
Já existe interesse em ampliar a transmissão de Troco para outros países lusófonos em África a partir da RDP-África, em Lisboa.
(IRIN PlusNews)

Cameroun, lasciate che i giovani lavorino alla radio

Nella regione nordoccidentale del Cameroun, racconta il giornale Post Online, spuntano come funghi le stazioni radiofoniche e televisive (alcune anche via cavo) private, molte delle quali, dice il governo operano senza licenza. Troppe spese e troppe tasse, replicano i proprietari. Che però chiedono di poter continuare a trasmettere per dare un'opportunità a tanti giovani collaboratori.

Ten Radio, TV Stations Operating Illegally In Northwest

By Chris Mbunwe

Northwest Communication Delegate, Mary Maimo Mah, has identified eight radio stations, two television stations and four cable distributors as operating illegally in the Northwest.

Apart from Afrique Nouvelle FM, Christian Gospel and Foundation Radios that have temporary authorisations to operate, the rest have been operating in illegality, The Post learnt.
Presenting the situation of private audio-visual media houses in the Northwest to Governor Abaka Ahamat recently, the Northwest Communication Boss appealed to the managers of illegal radio and TV stations to comply or face the wrath of the Minister.
Those operating without authorization include; Abakwa FM Radio, Hot Cocoa Radio, Donga Mantung Community Radio, DMCR, CBC Radio, Presbyterian and Catholic thematic radio services, Full Gospel Radio, Mbengwi Community Radio, Republican Television Network, RTN, and Cameroon National Television, CNTV.
Maimo said these audio-visual media houses carryout indiscriminate, erroneous adverts and disregard calls from the departments against the promotion of fake drugs and schools operating illegally.
Also, four illegal distribution networks also identified are: AEA, A.A SAT, MOSAIC communication Network and Excel communication Ltd.Northwest Governor Abaka Ahamat, in his intervention said the illegal audio-visual houses have enjoyed enough illegally and should sit up.
As frontline critics, he appealed to the managers of such media houses to first clean their houses by paying taxes to the State and be in possession of required documents. "The fact that the State has given you this long rope to draw should not be considered as a weakness. Remember, government machinery grinds slowly but very surely."
On the part, the managers of the illegal radio houses decried the high taxes and the heavy amount to be paid before being granted an authorisation. They appealed to the Sate to reduce the huge sums involved so that they continue to operate. They said closing down the radio and television stations will create more unemployment problems, thus sending youths to the streets.

Brasile, radio digitale entro il 2008?

Il ministro delle comunicazioni brasiliano, Hélio Costa, vuole lanciare la radio digitale in band, possibilmente ainda este ano, già in questo 2008. Le sperimentazioni, ha affermato il ministro, sono praticamente già concluse. Il Brasile aveva manifestato interesse nei confronti di HD Radio e DRM e infatti Globo parla di operazioni in FM e onde corte (sono pochissime le stazioni in onde corte ancora attive).

Hélio Costa diz que implantação da rádio digital deve ocorrer em 2008

Plantão | Publicada em 25/06/2008
Mônica Tavares - O Globo

BRASÍLIA - O Brasil deverá contar com o rádio digital ainda este ano. A expectativa é do ministro das Comunicações, Hélio Costa. Em entrevista na manhã desta terça-feira, ao programa "Bom dia, ministro", da Empresa Brasileira de Comunicação, ele disse que os testes do rádio digital estão praticamente concluídos. Segundo Costa, os testes da rádio digital foram acompanhados por várias entidades, entre elas o próprio Ministério, a Agência Nacional de Telecomunicações (Anatel) e a Associação Brasileira de Emissoras de Rádio e Televisão (Abert).

- No máximo em dois meses levo ao presidente da República os resultados. Vamos ter o rádio digital ainda este ano - afirmou.

O ministro explicou que o padrão de rádio digital brasileiro deverá possibilitar a operação das rádios FM e de ondas curtas e principalmente poderem operar na mesma faixa de freqüência, sem necessidade de um canal adicional. Para isso, o governo deverá fazer uma espécie de chamamento para que os padrões americano, coreano, chinês e europeu façam as propostas.

- Vamos decidir pelas exigências, pelas especificações - disse Hélio Costa.

27 giugno 2008

Ma davvero volete che l'FM ceda il passo alla radio digitale?

Dalla prima fase di discussione che in questi anni abbiamo avuto intorno alla digitalizzazione della radiofonica è stata quasi del tutto assente una voce fondamentale: quella del pubblico degli ascoltatori. Il 70% di quello che si è sentito dire per molto tempo è stato puro marketing promosso essenzialmente da due fonti: i costruttori di sistemi di trasmissione e qualche sparuto fabbricante di chip. L'altro 30% è arrivato da regolatori distratti (e forse un po' ignoranti del mezzo) e programmisti frustrati dal simultaneo successo che Internet e televisione hanno avuto a fronte di un declino della radiofonia. Un declino che paradossalmente si misura solo in termini di consensi da parte dei massmediologi. Sono loro che vanno ripetendo da anni che la radio è morta, mentre il pubblico non sembra essersene accorto e la radio continua ad ascoltarla volentieri.
Con il suo editoriale sul Telegraph Claudine Beaumont rompe un velo di silenzio e per la prima volta, da ascoltatrice della radio, interviene sulla notizia delle raccomandazioni relative a una sostanziale migrazione delle stazioni britanniche dall'FM al DAB e parla di come stanno realmente le cose chiedendosi: ma vogliamo davvero che l'FM sia spenta a favore della radio digitale? La sua risposta è: pensiamoci bene. Il paragone tra la tv e la radio digitali, dice la critica del Telegraph, è malposto. La tv digitale ha percepibili vantaggi in termini di qualità e efficienza spettrale. La radio digitale no. E soprattutto bisogna ricordare che se nei negozi non si trovano più televisori vecchi e tutto è già predisposto per il DVB-T, con la radio non è affato così. Dove sono i veri vantaggi di una rinuncia a un mezzo che funziona a favore di una tecnologia che deve ancora dimostrare la sua presunta efficienza e la cui penuria di terminali si accompagna a un costo trasmissivo elevato e a una copertura ancora a macchia di leopardo?

Must FM die to save digital radio?

Last Updated: 27/06/2008

A new report recommends TV-style 'analogue switch-off' for radio. Claudine Beaumont has doubts

How would you feel if you turned on your radio, tuned into your favourite station and were greeted with just the crackle and hiss of empty airwaves? And it's not because your favourite station has gone bust; rather, it's because FM radio has been banished from the broadcast spectrum.
That's the slightly scary future of radio mooted earlier this week by the Digital Radio Working Group, a committee set up in November to look into the future of radio, with a particular focus on digital radio, known as DAB. The group has the job of assessing what conditions need to be achieved before digital platforms become the main means of listening to radio, and the barriers that currently stand in its way, as well as ways to overcome these obstacles.
Although it's not due to deliver its findings to the Department for Culture, Media and Sport until the end of the year, the Digital Radio Working Group has released an interim report of its provisional observations, and it makes for interesting reading.
The committee recommends a similar approach to radio to that being followed with television - namely, switching off the analogue signal and forcing listeners to go digital.
Before you start panicking about the prospect of "dead air" the next time you switch on your radio, it's worth noting that the committee doesn't recommend a definite switch-off date for FM radio, but thinks it might be a rather jolly idea if we attempted such a feat within the next decade or so.
By the end of the year, an estimated nine million DAB radios will have been sold in the UK, and almost a third of all households will have a DAB radio. And yet despite this supposed momentum, digital radio remains rather stuck in the doldrums. Despite heavy investment by the BBC in the DAB platform, digital broadcasts account for less than one-fifth of all the radio we listen to. According to Rajar, the organisation that measures radio listernership, digital broadcasts accounts for just 17.8 per cent of all radio listening. And the amount of that via DAB radios is just 11 per cent, with the rest via digital televisions and the internet.
If we look to television's example, then turning off the analogue radio spectrum could be just the shot in the arm DAB needs. However, there is one major flaw with this argument: while it's almost impossible to buy a television these days that isn't flatscreen, widescreen and chomping at the bit to accept high-definition content, let alone digital broadcasts, that's not the case with radios.
Innovation in the radio market progresses at a far slower pace than in television; whereas new televisions are launched every year promising sharper pictures and compelling new features, radios do pretty much the same thing they've always done. And there's no halfway house - whereas most televisions, even old-fashioned black-and-white sets, can be fairly easily "upgraded" to handle a digital signal by plugging in a Freeview set-top box, the same doesn't hold true for radios - they are digital or they are not.
Where's the motivation to upgrade to a new radio when the old radio cassette player you've had for 15 years, which still works perfectly well, differs very little to a "new" radio?
The Digital Radio Working Group's interim report illustrates this point beautifully: while about 20 per cent of all radio listening happens in cars, very few vehicles have digital radios - and even when new cars do offer DAB radios as an optional extra, take-up is low. According to the committee, of the 34 million registered vehicles in the UK, at best just 150,000 are equipped to receive digital radio.
It's something of a chicken-and-egg situation for the radio industry, though. It's much more expensive to broadcast across the digital spectrum than the analogue spectrum, and while listener figures for digital remain low, it's tempting not to invest too much time and money into pursuing that technology. Conversely, while listeners feel that they can get all the radio goodness they want from analogue broadcasts, where's the incentive - especially in these belt-tightening times - to splash out on new digital radios?
Then there's the issue of signal strength. One of the great benefits of digital radio is that it offers superior reception when compared with its analogue counterpart. However, full UK coverage is still some way off, and there are significant gaps in reception, while the committee concedes that even in areas with digital coverage, the robustness of the signal is a problem, especially on portable and in-car DAB radios.
And although about 90 per cent of the population can receive digital radio, the working group believes this needs to increase significantly if DAB is ever to be seen as a real alternative to FM.
Despite the obvious misgivings surrounding the future of digital radio - not least the increasing number of people who listen to radio stations online without an actual radio, as well as competing emerging technologies, such as DAB+ - the working group is certain that DAB provides the best route to a digital future. "Radio stuck in an analogue world risks becoming increasingly irrelevant, particularly to young listeners, as consumers' expectations for interactivity, quality and choice grow," says the report.
It also concludes that the Government should throw its weight firmly behind DAB, not least to dispel constant umming and ahhing about the best digital medium, and to convince people that buying a DAB radio is not to invest in a superfluous bit of kit.
There's even talk of subsidising the sale of digital radios to encourage greater uptake, and convince broadcasters that there is a sufficient installed user base to justify investing in DAB.
Whether all this is enough to revive the fortunes of a largely stagnant and unloved technology remains to be seen. By the time the industry and the Government swing into action, the entire idea of digital radio on a dedicated, single-purpose device could be laughably outdated. So, while we await the working group's final conclusions, and for the broadcasting industry to get it's house in order, I will be sticking to good old FM radio on my tried and trusted tranny.

The Takeaway, anatomia di un notiziario radiofonico

Un gran bell'esempio di giornalismo creativo giunge da oltreoceano con la storia - raccontata dalla rivista Fast Company - del nuovo programma radiofonico mattutino The Takeaway, una coproduzione della radio pubblica americana curata dalla stazione newyorkese WNYC e da Public Radio International in collaborazione con il New York Times e il BBC Worldservice.
The Takeaway è una grossa scommessa perché va in onda nelle stesse ore del mattino dominate da un altro notiziario per automobilisti molto gettonato, la Morning Edition di NPR (12,9 milioni di ascoltatori, secondo solo al vetriolo conservatore di Rush Limbaugh).
Per confezionare il prodotto, la WNYC ha preso l'aereo ed è andata a Stanford per un inedito brainstorming con la "d.school", la scuola di design, della famosa università della Silicon Valley. Inedito perché i programmisti della radio di New York si sono seduti in cerchio sul marciapiede di attesa della stazione del CalTrain di Palo Alto (liberi di non crederci ma ci sono sceso una volta in quella stazione, poco più grande di una fermata della linea due del metro di Milano) e hanno discusso del programma con i pendolari che salivano e scendevano dai vagoni. The Takeaway è diventato così uno strano ibrido sperimentale tra giornalismo di inchiesta, flash di agenzia e idee sul design e le interfacce.
Ogni giorno si scelgono dei temi forti e gli ascoltatori sono invitati a intervenire in diretta, via telefono o podcast. I due conduttori, Adaora Udoji (ex CNN) e John Hockenberry, altro giornalista blasonatissimo, paraplegico da quando aveva 19 anni, plurivincitore di Emmy, collaboratore di Wired e docente al Media Lab del MIT. Il programma viene continuamente rivisto nella sua struttura e vive in piena sinergia con Internet, perfino attraverso una simbiosi con Twitter. WNYC la trasmette in simultanea con la Morning Edition, utilizzando la frequenza in FM e quella in onde medie. Per ora lo show viene ripreso da una quindicina di stazioni, ma punta a crescere molto, anche se l'accoglienza iniziale, dopo il debutto di fine aprile, è stata tiepidina. Lo potete ascoltare o prelevare in podcast dal sito e per quanto il progetto sia un po' troppo studiato a tavolino e superintellettuale è incredibile pensare a quanto impegno, quanto stile, quanta creatività siano mobilitati ogni giorno per fare un semplice programma radiofonico. Sono cose che ti riconciliano con una realtà popolata di brutte facce e vicende squallide.
Startup Radio Show The Takeaway Recreated the Morning Edition
By Linda Tischler

It's 11 A.M., four days into her new gig, and Adaora Udoji is already exhausted. "It sounded like such a good idea a year ago, to get your ass up at midnight," she says, laughing. "But it's for a great cause."
The cause for which Udoji and her cohost, John Hockenberry (both of whom are award-winning TV correspondents), are willing to upend their days is a radio program called The Takeaway. The upstart morning show is not only an audacious bid to take on NPR's Morning Edition, whose 12.9 million listeners make it the second-most-popular radio show in the country, after Rush Limbaugh's, but it is also an effort to tackle the challenge that keeps public-radio programmers up at night: how to engage with an audience that's migrating to cell-phone headlines and podcasts for its news.
To equip the show for this fight, Takeaway producers sought a secret weapon 3,000 miles away: Stanford University's d.school. "Design thinking can be applied to all nature of challenges," says George Kembel, the d.school's director. Kembel saw the opportunity to test his methods on something new--a media product--and the producers got tools that could help them come up with fresh ideas.
The first goal was to create a public-radio news program that replaces highly produced, carefully edited segments, such as those on Morning Edition, with something that feels a little more on the fly--open and conversational. New York's WNYC, which coproduces the show with Public Radio International (PRI), its distributor, drew its inspiration from the BBC Radio's popular 5 Live, a highly interactive alternative news broadcast in the U.K.
But executing on that concept began with a trip to California. In June 2007, 15 producers and executives from WNYC and PRI met with Kembel and d.school instructors in a ring of red sofas on the platform at Palo Alto's Caltrain station, a nod to the school's "user-centered experience" ethos. "The exercise got us thinking about how to remake mornings," says John Keefe, WNYC's news director. "So we're sitting at the train station during the morning commute, and all these people are rushing past. It was this beautiful moment." Not everyone was so blissed out at going back to school. "As a bunch of cynical New Yorkers, we thought, 'Oh, this is going to be great. How much humiliation are we in for?'" admits Dean Cappello, WNYC's chief creative officer.
A three-day crash course taught the producers the basic steps of d.school innovation: observe, brainstorm, prototype, and implement; repeat as necessary. When they went back to Manhattan, everything was up for debate. Instead of hiring from the usual pool of public-radio producers, they sifted through 1,700 résumés collected from such eclectic sources as Craigslist and the Native American Journalist Association. The usual media brainstorming sessions also shifted. "Here's how idea meetings work in TV news: 'We did that, I saw that, I hate that!'" Hockenberry says, his voice rising. Instead, following the design firm Ideo's guidelines, the team encouraged wild ideas while deferring judgment.The result of all that foment debuted at the end of April. The program's central idea is a daily question that audiences are asked to riff upon, either by calling in or by emailing. Their responses are then woven into the rest of the show's programming. Notes executive producer Graham Griffith: "Our hope is that pretty soon The Takeaway will be not just a radio program but an active environment."
In its early weeks, the program had a hit-or-miss quality. There was some lively listener response to questions such as "What words or phrases would you retire?" (spun off the anniversary of President Bush's 2003 "Mission accomplished" speech), but also some leaden interview segments where the interviewees were "asleep on the phone," as Hockenberry concedes. Listeners have been vocal about the uneven start. Sean Ross on The Infinite Dial blog praised it as "Morning Edition on casual Fridays," while other commenters on The Takeaway's Web site have labeled the show "pathetic," calling the conversation "staged bonhomie" that's "grating and condescending to the listeners."
But recognizing shortcomings and criticism and iterating quickly is one of the design process's core principles. The students in a d.school course called Design + Media, who are using the show as a class project, are helping producers generate ideas and track online response. For example, they're following Twitter streams to find out which questions and other parts of the broadcast are producing the strongest reactions. Within three days of launch, the show had already revised how it presents the daily question, moving from a traditional reading of emails to airing listener audio files at the top of the hour. Audience response immediately improved.
The Takeaway is still a long way from success, but as Cappello says, "We've got to trust the process." Even before launch, the producers used design thinking to help promote the show. In advance of the annual PRI program-directors' conference in September 2007, where new shows are unveiled, the Takeaway team had PRI call program directors and ask a battery of questions: What are you afraid of? What do you hope for? Their answers were compelling. "Program directors are people who think of themselves as visionaries and like to be ahead of the curve," Cappello says, "but they're actually extraordinarily risk averse."
So the producers created a mock political-campaign video with program directors talking about what they wanted in a "candidate." The video rocked the conference, helping The Takeaway pick up eight markets for its debut (including WNYC and editorial partner WGBH-Boston). By the time you read this, The Takeaway should air on 15 stations. "They need Minneapolis, Philadelphia, Atlanta, and Chapel Hill," says Ken Mills, a public-radio consultant. But hey, that's the key to innovation: Repeat as necessary


UK, multa milionaria per concorso radiofonico pilotato

Qualcuno ricorda come finì la faccenda del lotto truccato in tv? Non ditemi che non ricordate la famosa pallina della lotteria che viaggiava come sul piano inclinato del flipper per lo studio televisivo... E i fagioli della Carrà? E tutti gli altri quiz completamente tarocchi che le nostre televisioni nazionali ci hanno fatto sorbire per secoli?
Beh, come sempre, all'estero gli imbrogli preferiscono lasciarli fare agli italiani. Anche quei "politologi" americani che applaudono la guerra antimagistratura del nostro intramontabile Premier. Ma si guarderebbero bene dal votare, in casa propria, per un candidato capace di condizionare attraverso tre reti televisive intere campagne elettorali, senza che uno straccio di magistrato possa sollevare obiezione. Nel Regno Unito il regolatore OFCOM ha appena comminato all'editore radiofonico GCap una multa record da 1,1 milioni di sterline, oltre 1,6 milioni di euro per aver taroccato un concorso radiofonico. Era andata, racconta il Guardian, che un programma musicale diffuso per anni da OneNetwork, una rete di 30 stazioni locali, era solito organizzare la classica gara di riconoscimento di brani musicali. Le stazioni trasmettevano qualche nota, la gente si iscriveva via SMS e GCap ritelefonava ai concorrenti chiedendo: qual è il titolo della canzone?
Ebbene, dopo una approfondita inchiesta dell'Authority, è saltato fuori che per anni quelle telefonate erano state pilotate. L'imbroglio però non consisteva nel far vincere qualche sterlina a un amico o nel fare a metà dell'incasso. OneNetwork si limitava a filtrare le chiamate mettendo in onda prima le risposte sbagliate. Insomma, un modo anche abbastanza comprensibile per prolungare la suspense ed evitare che il divertimento finisse con la prima risposta. Un milione di sterline per un peccato così veniale? Macché, la faccenda è ancora più incredibile: OFCOM ha fatto sapere che una multa così salata è dovuta espressamente alle manovre di depistaggio di GCap, i cui dirigenti hanno cercato di ostacolare l'inchiesta. Un milione di "quid" per oltraggio alla corte. Porca pupazza. E poi dicono che Silvio fa benissimo a combattere contro lo strapotere dei giudici. Italiani.
GCap's record fine: a £1m wake-up call for the radio industry
Radio stations have been fixing competitions for years - but to make them more entertaining and compelling, not to make money

June 26, 2008 4:43 PM

It's reasonable to assume new GCap Media boss Ashley Tabor will be in an unpleasant mood today. Some innocent waste paper basket is going to take one hell of a beating, writes Paul Smith.

GCap is still going through the fallout of sacking several dozen presenters so that savings can be made through networked programmes. Now Ofcom has fined GCap £1.1m which, according to my calculations and by a staggeringly unhappy coincidence, is roughly the amount of money GCap would have saved by sacking several dozen presenters and networking more programmes.
Bad luck, some would say. Karma, others might suggest.
The trouble began with a networked competition broadcast across 30 of GCap's One Network stations, called Secret Sound. Listeners heard a snippet of audio and registered to play by text; one listener was called back to guess the sound. Easy peasy.
Except according to Ofcom and the whistleblower at GCap, entrants were vetted before reaching the studio. Only wrong answers were put through until the competition had ran for a suitable length of time, meaning listeners were registering to play - and clocking up revenue for GCap - despite having no chance of winning.
The girth of the fine that plopped through GCap's letterbox this morning is jaw-slackening. It wasn't issued simply for fiddling the Secret Sound result though. Ofcom claims that GCap obstructed its inquiry; that its investigation was hindered by management refusing to provide relevant information and submitting material that was ambiguous. It is this "inexcusable" behaviour that got Ofcom really pissed and the reason for a fine the size of Guernsey.
(continua)



Scompare l'inventore della radio FM stereofonica

Il Chicago Tribune ha annunciato la morte di Carl Eilers, il papà dell'FM stereo. La sua geniale innovazione basata su una sottoportante pilota usata per attivare un sistema di addizione/sottrazione dei canali stereofonici incapsulati in una stessa portante modulata in frequenza ha rivoluzionato il mondo della radiofonia hi-fi. L'industria musicale deve a questo misconosciuto inventore oltre mezzo secolo di successi nella trasmissione di una seria offerta musicale attraverso la radio. Il sistema escogitato da Eilers, ingegnere della Zenith Electronics, che in seguito lavorò anche sulla tv stereo multicanale, fu adottato ufficialmente dalla FCC nel 1961 dopo una "gara" tra Zenith, GE, Crosley e Halstead. Carl Eilers abitava vicino a Chicago e aveva 83 anni.
Carl G. Eilers 1925 ~ 2008
'Father' of FM stereo sound

By Patricia Trebe Special to the Tribune June 25, 2008

When he was a boy, Carl G. Eilers got a glass wireless set from a relative. It captured his imagination and drew him into the world of electronics, where he is often referred to as the father of stereo FM radio and stereo television sound.
A 50-year employee of Zenith Electronics LLC, Mr. Eilers co-developed production of high-fidelity stereo sound over the airwaves, or FM stereo broadcasting. Before 1961 only phonographs could produce the high-quality sound.
That year, the Federal Communications Commission adopted the Stereo FM Broadcast Standard, which is still in use. "He led the team, but it is fair to say that he is the father of FM stereo," said John Taylor, vice president of public affairs for Zenith. Mr. Eilers, 83, of River Forest, died Friday, June 20, in his home, apparently of a heart attack.
Mr. Eilers was also co-developer of another key industry standard known as multichannel television sound or stereo TV. "This was based on the same principle Carl had proven earlier with stereo FM, and the Zenith system was adopted by the industry in 1984," Taylor said.
When Mr. Eilers joined Zenith in 1948 as an engineer in the research department, he started work on subscription television and Zenith Phonevision. "Even then he developed the core concepts that are used today, such as scrambling a signal and you only get an unscrambled signal if you pay for it," Taylor said.
Born in Fairbury in central Illinois, Mr. Eilers entered the Navy after graduating from high school in 1943. After his discharge, he entered Purdue University and graduated with a bachelor's degree in electrical engineering in 1948.
While at Zenith, he attended night school at Northwestern University, where he received his master's degree in electrical engineering. By 1961 Mr. Eilers was division chief of circuits and communications research. In 1977 he became manager of research and development.
During Mr. Eilers' career, he also worked on development of remote controls, laserdisc recording and supplemental audio programming. He also contributed significantly to high-definition television. "He was leader of a group that saw change in the industry three to four years ahead of its time," said Richard Citta, a former engineer with Zenith. "He was very smart and very knowledgeable."
Mr. Eilers was granted 21 U.S. patents. "He had an enormous contribution to the industry," said Wayne Luplow, who was hired by Mr. Eilers and is now a Zenith vice president. Shortly after Mr. Eilers retired in 1997, he returned to Zenith as a consultant and worked with Luplow.
While at Zenith, he attended night school at Northwestern University and earned a master's degree in electrical engineering. By 1961, Eilers was division chief of circuits and communications research. In 1977, he became manager of research and development. Eilers also worked on development of remote controls, laserdisc recording and supplemental audio programming. He also contributed significantly to high-definition television and was granted 21 U.S. patents, according to Zenith.
Eilers retired in 1997 but returned as a consultant for the company, which is based in Lincolnshire, Ill. Survivors include his wife of 34 years, Sandra; a son, John; and a daughter, Janet Ames.

Un SoftRock con Si570 controllabile a distanza

Qualche tempo fa ho postato un intervento sulle recenti modifiche del kit di base del progetto SoftRock, la SDR ultraleggera che contiua ad appassionare centinaia di radioamatori in tutto il mondo. L'ultima "estensione" di questo dispositivo, nato per fungere da front end di ricezione quarzata, cioè centrata su una particolare frequenza intermedia su cui sintonizzare la larghezza di banda della propria scheda audio, è una daughter board DDS basata su un chip Si570 utilizzato come oscillatore variabile.
Oggi sul gruppo di discussione dedicato al SoftRock è apparso un intervento particolarmente interessante del radioamatore olandese Gerrit Polder PA3BYA che mi pare di estremo interesse. Il suo progetto è ampiamente descritto qui.
Ci sono come potete notare due novità significative. Una è la scelta del microcontrollore utilizzato per pilotare il Si570 programmandolo con la frequenza centrale desiderata. L'altra è l'interfacciamento del sistema di ricezione attraverso un gateway basato su un "system on chip". Procedendo con ordine, il microcontroller in questione non un classico PIC o il gà diffuso Bitwhacker, bensì l'AVR Butterfly prodotto da Atmel (Francesco, se ci sei batti un colpo). Un microcontroller con display integrato che sembra particolarmente versatile e può essere programmato nel suo assembler o addirittura in C (qui trovate altre notizie e dettagli sulla reperibilità commerciale).
Merita invece un approfondimento l'idea di servirsi di un gateway/router basato sul chip ADM5120 di ADMtek, società del gruppo Infineon. Il chip viene utilizzato da diversi home gateway (Edimax, Sweex, Omnima) e le comunità degli hacker (vedere il progetto Sweex) hanno costruito su questi dispositivi ambienti Linux-based (vedere il wiki ucraino su "Midge") che consentono poi di interfacciare gli home gateway con altri dispositivi hardware, anche remotamente, attraverso una connessione a larga banda. Gerrit se ne serve per "leggere e scrivere" verso il suo ricevitore SoftRock con DDS Si570 dal suo computer, ma niente impedirebbe di fare la stessa cosa utilizzando un computer remoto che dialoga a distanza con la radio attraverso un router ADM5120. Fantastico no?

26 giugno 2008

Perseus, nuovo antisplatter, FM per satelliti e FM-DX

Nico Palermo ha rilasciato una versione sperimentale estesa del software di controllo/demodulazione per il ricevitore SDR Perseus e le novità (ancora non finalizzate, quindi ancora soggette a cambiamenti) sono notevoli. La larghezza banda massima del filtro di IF prima della demodulazione è stata portata a 50 kHz e l'introduzione di una demodulazione di frequenza - inserita per soddisfare l'interesse degli appassionati dei satelliti meteo - trasforma il Perseus in una DX machine molto utile per la ricezione delle stazioni in FM. Un'altra feature sperimentale è il soppressore di splatter, ispirato alle ricerche svolte da Jurgen Bertels con Spectrum Lab. Gli algoritmi utilizzati da Nico sono diversi e devo ammettere che non li ho ancora ben capiti, ma l'anti splatter sembra funzionare molto bene. Il filtro intelligente opera su spettri piuttosto ampi andando alla ricerca della componente di modulazione che interferisce. Il risultato è un segnale molto più pulito dopo la soppressione delle interferenze adiacenti. C'è grande curiosità da parte dei DXer americani della costa ovest, dove la ricerca delle stazioni transpacifiche viene disturbata dagli split-channel locali. Sarà interessante vedere i risultati delle prime DXpedition.
Per quanto concerne l'FM, ci sono già i primi report di chi ha collegato Perseus all'uscita a 10.7 MHz di un tuner FM, mentre il sito Microtelecom propone una pagina con le immagini in tempo reale acquisite dai satelliti NOAA. Sospetto che la pagina, così come le immagini prodotte, (con un sistema di ricezione basato su un downconverter da 137 Mhz, il Perseus e una antenna elicoidale quadrifilare) siano state create con quello straordinario software di decodifica dei segnali chiamato Wxtoimg, compatibile con il sistema di trasmissione analogico APT e con Wefax satellitare (in uso sui vecchi satelliti GOES e Meteosat, ma non so se ancora si può ricevere qualcosa).
Sulla lista di discussione Perseus circolano le prime richieste e suggerimenti per la realizzazione di downconverter adatti alle frequenze superiori ai 30 MHz. E gli FM DXer sognano un software per Perseus in grado di demodulare anche le informazioni RDS, su modello di un software SDR recente come SoDiRa (in alfa più che in beta, ma sembra molto, molto interessante) e di aggiungere la piena demodulazione Wideband FM e, perché no, direttamente la demodulazione DRM/DRM+. Sempre più bella, la piattaforma Perseus.

Royalties musicali, un equo accordo per le radio americane?

Oggi la Commissione giustizia del Parlamento americano deve decidere sulla proposta di legge (democratica) che azzera l'ottantennale privilegio concesso alle stazioni radio, che oggi versano i diritti ai compositori delle musiche ma non agli esecutori. L'abolizione di questa sinecura costringerebbe le stazioni AM e FM a versare contributi che le Web Radio sono già costrette a pagare. Ovviamente gli editori radiofonici non ne vogliono sapere, dicono che gli artisti vengono ampiamente ripagati con la pubblicità fatta ai loro dischi. Il problema, osserva questo equilibrato editoriale del Los Angeles Times, è che di dischi se ne vendono sempre meno, mentre i concorrenti delle stazioni AM e FM stanno versando una tassa in più. La proposta di legge imporrebbe tariffe abbastanza equilibrate, sostiene il giornale, ma queste dovrebbero essere controbilanciate da qualcos'altro, perché a questo punto il rischio è che siano gli artisti a trovarsi in posizione privilegiata. Per esempio, suggerisce il quotidiano, si potrebbero fissare norme che rendono più facile accedere gratuitamente alla musica, riducendo i tempi di passaggio al public domain, o rimuovendo alcune delle barriere (leggi il digital right management) alla circolazione elettronica della musica.

Fair royalties from radio
Unlike online outlets, local broadcast stations don't pay performers. Legislation should level the playing field and preserve public access.
June 26, 2008

More than 100 years ago, Congress gave composers the right to demand royalties from those who played or sang their musical works in public. That 1897 law would later help songwriters (along with their publishers) collect a percentage of the revenue from radio stations that broadcast their tunes over the air. But when the radio industry was developing early in the 20th century, there was no copyright protection for the sound-recording business that was emerging around the same time. Such rights were not made part of federal law until 1972 (in response to vinyl record bootlegging). The result was a strange double standard that persists to this day: Radio stations have to pay composers but not performers.
This double standard applies only to localbroadcasters, not stations that stream songs online, through cable TV or from satellites. That gives the AM and FM dials an advantage over their digital competitors. Broadcasters defend the exemption, arguing that radio airplay gives the biggest boost to music sales. That may be true, but the value is slipping as CD sales plummet. With labels and artists relying less on selling songs and more on monetizing the activities around them, it's hard to defend the free pass awarded to one of the most profitable businesses built on music.
Today, the House Judiciary Committee's panel on copyrights is expected to consider a bill (HR 4789) that would end radio's exemption. Introduced by Rep. Howard L. Berman (D-Valley Village) and five others, it would require broadcasters with less than $1.25 million in annual revenue to pay no more than $5,000 in annual royalties, and cap public broadcasters' fees at $1,000. All other broadcasters would be left to negotiate deals with the royalty collectives representing labels and artists or else have the rate set by a panel of federal arbitrators.
It's a simple measure that strikes a blow for fairness, not just to artists and labels but to webcasters and other music services that compete with radio. Still, it's not clear how the constitutional goal of promoting "progress of science and useful arts" would be served by creating a windfall for record companies and musicians. A better approach would phase in royalties gradually and include other provisions that promote public access to music -- for example, by speeding the entry of musical works into the public domain and ensuring that reasonable personal uses of music aren't denied through the labels' use of electronic locks. Intellectual property law is supposed to balance public and private interests -- a feature that Congress often forgets when responding to copyright holders.


25 giugno 2008

Chiusura forzata per la voce dell'Extremadura a Barcellona

In Catalunya scoppia l'ennesimo caso radio-linguistico con la revoca della licenza di Radio Unión de Cataluña da parte della Generalitat, il governo locale. La colpa? Radio Unión non ha voluto "atenerse a los criterios de fomento del habla catalana". Le regole vogliono che in Catalunya si debba fare, almeno in parte, programmazione in lingua locale. Dietro questa emittente attiva da una ventina d'anni su 88 MHz (fino alla chiusura forzata dell'8 giugno scorso) ci sono diverse comunità di spagnoli "immigrati" nella capitale catalana, tra cui la forte comunità "extremeña" orginaria dell'Extremadura. Il presidente del Parlamento di Badajoz, Juan Ramón Ferreira, ha protestato con i colleghi capi della Generalitat e del Parlamento catalano, ma per il momento la stazione resta chiusa e si può ascoltare solo via Internet.

La Generalitat cierra una emisora extremeña por no usar el catalán
El presidente de la Asamblea de Extremadura, Juan Ramón Ferreira, ha enviado sendas cartas a los presidentes del Parlamento de Cataluña y de la Generalitat, Ernest Benach y José Montilla, respectivamente, en las que manifiesta su preocupación por el cierre de Radio Unión de Cataluña. Esta emisora, que emitía en castellano desde hace más de 20 años desde Barcelona, dejó de emitir el pasado 8 de junio después de que la Generalitat le denegara la licencia al «no atenerse a los criterios de fomento del habla catalana». El presidente del Parlamento extremeño considera en la carta que Radio Unión «cumple objetivos sociales y culturales y preserva la identidad de los extremeños en Cataluña, a la que cientos de miles de ellos fueron a trabajar y que tanto han contribuido a su desarrollo económico». «La programación de la emisora -añade- mantiene un foro de encuentro, memoria y soporte de elementos culturales que sería bueno se mantuviesen en aras de esa identidad que todos defendemos». (da ABC)