31 marzo 2012

Birmania, grande ritorno delle onde corte: un nuovo impianto per le lingue locali


C'è forse un preciso disegno del regime birmano nella frenesia che dallo scorso febbraio anima i rapporti d'ascolto che arrivano dai radiohobbysti sintonizzati sulle frequenze in onde corte dalla Birmania (Myanmar). La nazione asiatica situata tra Bangladesh e Thailandia sta per andare alle elezioni e da settimane è impegnata a trasmettere su frequenze del tutto inedite programmi destinati alle sue numerose minoranze linguistiche. I "DXer" in India, Sri Lanka,Thailandia e California, segnalano gli annunci di Radio Thazin, ma anche di Radio Kachin (lo stato del nord di un paese dalla geografia molto allungata) e di Radio Rakhine. Proprio in queste ore analizzando Google Maps (foto) è stato individuato un impianto di trasmissione poco a est di Pyin Oo Lwin, nuovo nome di Maymyo, nella provincia di Mandalay, quindi parecchio a nord rispetto alla città principale, la costiera Yangon (Rangoon) ma anche della nuova capitale birmana, la centrale Naypyidaw. A Pyin Oo Lyn sono state individuate una grande antenna per onde medie, probabilmente attiva su 639 kHz e due antenne per onde corte, la cui frequenza più attiva (e facile da ascoltare anche da noi) è di 7110 kHz, quella osservata dall'inizio del mese di febbraio in tutto il mondo, dopo la segnalazione da parte dei DXer indiani. Impianti di trasmissione sono visibili però anche a poca distanza da Naypyidaw, mentre a Yangon dovrebbero tutt'ora operare gli impianti di Myanma Radio, l'emittente ufficiale, e la stazione delle Forze Armate (quella che si ascolta su 5770).
Del resto, in uno dei regimi più ermetici dell'Asia, nonostante la concessione di qualche decina di seggi elettorali offerti ai partiti oppositori del regime da mettere in palio con le votazioni di domenica, in Birmania alcune trasmissioni radio venivano curate dal Direttorato Pubbliche Relazioni e Guerra Psicologica del Ministero della Difesa. L'improvviso interesse nei confronti delle trasmissioni in lingue minoritarie (ma anche in lingua inglese) da Radio Thazin/Radio Kachin potrebbe derivare da una rinnovata intenzione di estendere la copertura della propaganda di regime anche nelle regioni più periferiche. Una prima lista di frequenze attive è stata ricavata da osservazioni effettuate in febbraio in Thailandia da Gerhard Werdin (s/on=apertura programmi, s/off=chiusura):

5770 Defence Forces Bc;
0030 a 0430, 0800-0930, poi s/on 1130 fino alle 1440 UT.

5915 Myanma R; 2330-0200 e 0900-1400, alle 1240 UT tutti programmi diversi sulle varie frequenze (5770, 5915, 5985, 7110, 7345 kHz), fino alle 1340 UT;
s/off presunto 1430.

5985/6 Myanma R; 2330-0130 UT s/off; 0930 s/on, fino ad almeno le 1445 UT,

6030 Myanma R Thazin

7110 Myanma R Rakhine pres.; 2330 s/on fino alle 0130 UT s/off,

7110 Myanma R Thazin pres; 1030 s/on fino alle 1430 UT s/off;

7200 nuova frequenza QRG; Myanma R da inizio marzo nella fascia 0300-0930 UT; annunci "Myanmar, Naypyidaw" forse rimpiazzata da 9400 kHz (?).

7345 Myanma R Rakhine pres.; tent s/on 1030, s/off 1330 UT.

9460 Myanmar R, nuova frequenza da inizio marzo s/on 0430, s/off 0630 UT.

9590 Myanma R pres.; s/on 0130, s/off 0330 UT, e a volte 0530-0830 UT, forse fino alle 1030 UT,

9730 Myanma R (nominale, ascoltata in realtà su 9730,85 kHz); s/on 0230 UT, s/off 1000 con segmenti in inglese 0230-0330 e 0700-0730 UT. Su questa frequenza è stato osservato anche il relay di PadaukMyay Radio di Naypyidaw

Babul Gupta, dall'India, ha diffuso in questi giorni una griglia molto dettagliata dei programmi di Radio Kachin e di quella che viene tentativamente identificata come Radio Thazin, entrambe operative dal nuovo impianto di Pyin Oo Lwin:

Morning
2330 to 0130 hrs UTC in Burmese on 639 kHz, 6030 kHz
0130 to 0200 hrs UTC in English on 639 kHz, 6030 kHz

Afternoon
0430 to 0630 hrs UTC in English on 639 kHz, 9460 kHz

Evening
1030 to 1430 hrs UTC in Burmese on 639 kHz, 7110 kHz
1430 to 1500 hrs UTC in English on 639 kHz, 7110 kHz

The other new station in Myanmar which I posted earlier as "Rakhine Broadcasting Station" in IDXCI fb group, I think this station is also from the same studio in Phin Oo Lwin for minority language broadcast, but I'm not sure about it. The schedule is as follows:

Morning
2330 to 0030 hrs UTC in Chin on 7110 kHz
0030 to 0130 hrs UTC in Kachin on 7110 kHz
0130 to 0230 hrs UTC in La on 9590 kHz
0230 to 0330 hrs UTC in Po on 9590 kHz

Afternoon (secondo Victor Goonetilleke a Sri Lanka gli orari corretti sono 0430-0830)
0530 to 0630 hrs UTC in Geba on 9590 kHz
0630 to 0730 hrs UTC in Kokang in 9590 kHz
0730 to 0830 hrs UTC in Karen on 9590 kHz
0830 to 0930 hrs UTC in Shan on 9590 kHz

Evening
1030 to 1130 hrs UTC in Kayah on 7345 kHz
1130 to 1230 hrs UTC in Gekho on 7345 kHz
1230 to 1330 hrs UTC in Mon on 7345 kHz

I Giacobini, dopo la versione tv ritrovata, ecco il radiodramma originale

La nostra storia comincia nella seconda metà degli anni 50, quando al Piccolo Teatro di Milano - i milanesi anziani lo chiamano ancora "il Piccolo" - va in scena una di quelle produzioni monumentali, che hanno fatto la storia di quel teatro e di un'intera città. L'opera è "I Giacobini", una rivisitazione degli anni della Rivoluzione francese, del "club" in cui covò la spietata politica del terrore di Robespierre. Il testo è di Federico Zardi, scrittore e drammaturgo bolognese che proprio grazie a I Giacobini e al successivo sequel, "I Camaleonti", ebbe un notevole successo. La regia è del già osannato Strehler, le scene di Ezio Frigerio, le musiche, adattate dai canti rivoluzionari dell'epoca, sono arrangiate dall'estroso Gino Negri. Sul palcoscenico si alternano nomi come Tino Carraro, Virna Lisi, Elsa de Giorgio, Sergio Fantoni, il giovane Luigi Vannucchi.
Il dramma è molto lungo, ma in un'intervista dell'epoca, Zardi disse che comunque i responsabili della produzione speravano che i milanesi avrebbero ancora potuto prendere gli ultimi tram per tornarsene a casa (accanto al Piccolo transitano tuttora diverse linee tranviarie e in quegli anni di macchine private ce n'erano poche, i mezzi pubblici si affollavano incredibilmente dopo la chiusura di cinema e teatri). Il successo è tale - il sito del Piccolo Teatro ha un nutrito archivio di fotografie - che Zardi prima ricava dal suo copione una riduzione radiofonica e poi realizza per la Rai uno sceneggiatura televisiva che verrà prodotta nel 1962. Un autentico kolossal, per i tempi, registrata su bobine ampex di mezz'ora ciascuna, senza tagli, da un cast eccezionale, dalla giovanissima Ciangottini reduce dal debutto nella Dolce Vita, a Serge Reggiani, Alberto Lupo, Carlo Giuffrè che animano scene corali con decine e decine di comparse. I Giacobini televisivi sfiorano i dieci milioni di spettatori, raggiungono "indici di gradimento" elevatissimi, ricevono critiche lusinghiere, fino a suscitare un interesse quasi compiaciuto da parte dell'Unità, il quotidiano del PCI. Dove interverrà Palmiro Togliatti in persona. Nell'Italia cattolica e democristiana, lo sceneggiato televisivo parla in modo obiettivo, quasi ammirato di una rivoluzione che tagliò la testa di re e nobili, che confiscò i beni della Chiesa, che pur con brutale violenza inculcò - per sempre - i principi laici della modernità illuminista, il sacrosanto diritto dell'individuo alla libertà di cittadinanza e di pensiero.
Il caso letterario che incarna alla perfezione il fondamentale ruolo di promozione sociale e culturale che ebbe la radiotelevisione pubblica, ha però un risvolto degno di una teoria cospirazionista: gli ampex dei Giacobini a un certo punto sparirono dagli archivi della Rai. Neppure un segugio come Barbara Scaramucci, responsabile delle Teche Rai, riuscì a ritrovare i nastri: a quasi cinquant'anni dalla prima messa in onda (I Giacobini furono trasmessi nel marzo del 1962 con una replica l'anno dopo) la tenace archivista getta la spugna in una intervista con il Corriere della Sera. Può anche darsi che nelle sue intenzioni la dichiarazione di resa sul Corriere debba fungere da appello, un ultimo tentativo per trovare qualche traccia dello sceneggiato scomparso, ma l'intervistata sa perfettamente che nessuno, in quegli anni, avrebbe potuto registrare una copia privata della "rivoluzionaria" trasmissione.
Invece... I videoregistratori sarebbero arrivati solo una decina d'anni dopo, è vero, ma nel 1962 c'erano già i famosi Gelosini, i piccoli audioregistratori a bobina. Dopo l'articolo sul Corriere, ecco il miracolo. Un lettore invia a Roma, alla sede della Rai, una serie di audiocassette dove è stata riversata, dalla bobina, la registrazione originale, pressoché completa, dei Giacobini trasmessi mezzo secolo fa. Non ci sono i volti degli attori, ma ci sono le loro voci, i rumori di scena, che le Teche hanno ripulito e reso disponibili sul Web a questo indirizzo. Potrete ascoltare tutte le sei puntate andate in onda tra l'11 marzo e il 15 aprile del 1962.
L'11 marzo di quest'anno, pochi giorni fa, il canale digitale Rai Storia ha raccontato l'incredibile avventura della perdita e del ritrovamento dei Giacobini in un breve documentario condotto da Barbara Scaramucci, fortunatamente già sbarcato su Youtube:


Alla fine della storia, una sorpresa che vi presento con grande piacere, per merito esclusivo dell'infaticabile opera di ritrovamento, conservazione e condivisione di Mariù e di tanti amici appassionati. Nelle collezioni private, evidentemente, non c'era soltanto l'audio della versione televisiva del dramma di Federico Zardi, bensì anche l'audio originale del radiodramma che fu il primo a essere adattato a partire dalla sceneggiatura teatrale per la messa in onda nel 1960. Mariù è riuscita persino a ricostruire la locandina di questa edizione radiofonica, che potete ascoltare prelevando il file mp3 conservato in questa cartella.

I Giacobini, di Federico Zardi

Regia di Guglielmo Morandi
(riduzione radiofonica)

Massimiliano Robespierre, Antonio Battistella

Eleonora Duplay, Gabriella Genta

Saint-Just, Luigi Vannucchi

Camillo Desmoulins, Giulio Bosetti

Lucilla, sua moglie, Adriana Asti

Fouché, Renato Cominetti

Billaud-Varenne, Stefano Sibaldi

Varère, Manlio Busoni

Carnot, Aroldo Tieri

Manon Roland, Valeria Valeri

Giovanni Maria Roland, suo marito, Nico Pepe

Jacques Pierre Brissot, Ubaldo Lay

Buzot, Gianni Santuccio

Madame de Stael, Elena De Merik

Conte di Talleyrand Périgord, Franco Volpi

Marchese di Lafayette, Nino Dal Fabbro

Marchese di Condorcet, Giotto Tempestini

Duca di Larochefucauld, Fernando Solieri

Presidente dell'Assemblea, Gianni Solaro

Il domestico di Saint-Just, Diego Michelotti

Desortier, notaio, Michele Malaspina

Anais, Lucia Catullo

Carlotta Robespierre, Maria Teresa Rovere

Un parrucchiere, Silvio Spaccesi

Valletto, Tullio Altamura

Cameriera di Manon, Anita Laurenzi

lo storico, Rolf Tasna

Lebain, Achille Millo

Volontario, Riccardo Cucciolla

Barbaroux, Dante Biagioni

Vergniaud, Dario Dolci

Carlo Hintermann

Primo Direttore Generale, Giuseppe Pagliarini

Secondo Direttore Generale, Francesco Sormano

Primo Delegato, Valerio Degli Abbati

Secondo Delegato, Silvio Spaccesi

Terzo Delegato, Carlo Delmi

Tre strilloni: Giuseppe Colizzi, Giuseppe Reale, Aleardo Ward

Couthon, Checco Rissone

Fouquier-Tinville, Tino Bianchi

Prieur de la Cote d'or, Nico Pepe

Michele Malaspina

Carlo Hintermann

Ivano Staccioli

Enrico Urbini, Carlo Reali

Tallien, Mario Guardabassi

Contessa di Tremont, Lia Curci

Betty, Maria Teresa Rovere

Gendarme, Ennio Balbo

Carnefice, Diego Michelotti

Il vetturino, Mario Lombardini

Una vecchia, Nada Cortese

Un bambino, Sandro Pistolini

Come potete notare, anche qui i grandissimi nomi non mancano. Ritroviamo Luigi Vannucchi, cui si aggiungono Giulio Bosetti, Adriana Asti, Aroldo Tieri, Valeria Valeri, Ubaldo Lay, Franco Volpi. Le voci di un'Italia che attraverso il terrore di Robespierre stava forse rileggendo la sua storia recente, l'uscita dall'incubo del fascismo e della guerra, la speranza della rinascita economica, il confortevole cordone ombelicale che ancora la legava (vi prego di ascoltare la raffinatezza di un linguaggio che temo nessuno spettatore contemporaneo potrebbe seguire agevolmente) a una cultura a una sensibilità che oggi, dopo tante mortificazioni, ci appaiono attenuate e distorte, come nel sarcastico racconto di un reduce disilluso.
Dansons la carmagnole, vive le son, vive le son...

30 marzo 2012

Diva e inventrice: Hedy Lamarr alla Libreria delle donne di Milano

Domani, sabato 31 a Milano, ci sarà l'opportunità di discutere con Edoardo Segantini, autore di una suggestiva biografia di Hedy Lamarr, leggendaria diva di Hollywood di origini centro-europee. Il libro, pubblicato dall'editore Rubbettino, racconta la storia della diva di Hollywood (Vienna 1914-Florida 2000), che raggiunse l’apice del successo cinematografico negli anni Quaranta e fu anche una grande inventrice. Pochi sanno infatti che, se tutti oggi usiamo il cellulare, il bluetooth e il wifi, lo dobbiamo anche al frequency hopping spread spectrum, l’invenzione che sta alla base della telefonia mobile e che nel 1997 procurò all'attrice uno degli ”Oscar per i pionieri della scienza” che la Electronic Frontier Foundation mette in palio dal 1992. A brevettare questa invenzione furono proprio Hedy Lamarr, a suo tempo definita la donna più bella del mondo, con il musicista d'avanguardia George Antheil, ideatore di pianoforti meccanici, e il fisico del CalTech Samuel Stuart McKeown (il quale però non è tra i firmatari del brevetto).
L’autore discute del libro – le molte vite di una donna tra l’Austria nazista e l’America del grande schermo, dal primo nudo femminile nella storia del cinema in “Estasi” fino all’impegno nella mobilitazione bellica contro Hitler - con Francesca Graziani e Clelia Pallotta, presso la Libreria delle Donne di via Pietro Calvi 29, in zona Cinque Giornate, a Milano. Ho già parlato del libro di Edoardo, "Hedy Lamarr, la donna gatto", in un post dove troverete qualche dettaglio tecnico su una invenzione che riguardava un sistema segreto di comunicazione e controllo radio per applicazioni militari.

29 marzo 2012

EBU: un dominio Internet per la .radio


Il mondo della radiofonia potrebbe presto avere la possibilità di pubblicizzare siti Web contrassegnati dall'inequivocabile dominio: ".radio". Scade il prossimo 12 aprile il termine di presentazione all'ICANN - l'organo che gestisce il sistema dei domini di primo livello di Internet - delle proposte per l'aggiunta di nuovi nomi TLD (top level domain) non geografici. Oggi come si sa i più diffusi sono .com, .net, .org, ma ICANN ha deciso di allargare in misura sensibile questa categoria e se verrà accolta la richiesta formulata oggi dall'Unione Europea dei Broadcaster (EBU) verrà istituito il dominio .radio. In un futuro non troppo lontano (ICANN prevede di annunciare i nuovi domini all'inizio del 2013 dopo una lunga fase di discussione anche pubblica che partirà il prossimo primo maggio) punteremo i nostri browser verso siti come www.rai.radio, o www.bbcworldservice.radio.
I responsabili dell'EBU sottolineano l'importanza dell'endorsement da parte di un organismo sovranazionale che rappresenta un grande numero di broadcaster europei e no. L'EBU infatti si propone anche come gestore ufficiale del futuro dominio, in modo da evitare conflitti e interessi di natura commerciale. Sarebbe comunque un buon modo, si legge nel comunicato rilasciato oggi, per rappresentare un mezzo "antico" come la radio nella nuova realtà dei media interattivi. Oggi i due "old media" per eccellenza devono ricorrere a piccoli escamotage rappresentati dai domini geografici .am (Armenia), .fm (Micronesia) e .tv (Tuvalu), ma in effetti .radio sarebbe più esplicito (anche se un po' meno sintetico).
Contestualmente, l'EBU ha fatto richiesta per l'attivazione del dominio ".eurovision", anche se la cosa mi pare abbia assai meno sensata.

The European Broadcasting Union (EBU) today revealed plans to submit a robust application to acquire the .radio Top Level Domain name (TLD) for the global broadcast radio community.

This application, which has the full backing of the World Broadcasting Unions (WBU) and other relevant bodies, will stress that the .radio TLD would allow the EBU to create an internet-based platform where the world's radio broadcasters could assemble. Closer networking 'under one roof' would also bolster their position as an indispensible media sector, whose development would be accelerated by new radio services.
Currently there are 21 TLDs, including .com, .org and .net, as well as national TLDs, such as .ch, .fr and .de. But the world authority that maintains and regulates web addresses, the Internet Corporation for Assigned Names & Numbers (ICANN), has invited applications for new, more creative TLDs to be submitted by April 12, 2012.
The EBU Executive Board met in London yesterday, where a decision was taken to apply for the .radio TLD, as well as .eurovision.
Following the meeting, President Jean-Paul Philippot said the EBU's application for .radio was in the best interests of the radio community and the medium itself.
He said: "The EBU's acquisition of this TLD will serve a greater good, bringing tangible benefits to radio broadcasters and listeners everywhere. Our application includes the firm, written support of the EBU's seven sister unions*, representing the interests of around 50,000 radio stations with a potential reach of some 5.5 billion listeners."
EBU Director General Ingrid Deltenre said the EBU's aspirations for the .radio TLD would bring a one-time opportunity to "communitize" the world's oldest broadcasting medium as never before.
She added: "The EBU wants to ensure that the world's radio community has fair, reasonable access to a domain name that could bring unique impetus to the entire sector. The EBU would administer the .radio TLD in a neutral, reliable and not-for-profit way; it would be regrettable if it fell into hands that do not represent the entire radio community."

26 marzo 2012

"Shortwave": su You Tube una storia di resistenza via radio dal Cile soggiogato da Pinochet

Sul gruppo FB "Radioascolto interattivo" Gabriele Rizzi ripesca un corto americano di una decina di anni fa che ho la sensazione di aver già sentito citare all'epoca della sua uscita, il 2003, trentennale del golpe cileno. Shortwave - a film, racconta la storia immaginaria ma molto realistica di un insegnante di Santiago, Rafael Casagrande, che nei giorni dell'uccisione di Allende e delle retate dei militari di Pinochet si mette davanti al microfono di una vecchia apaprecchiatura radioamatoriale per trasmettere sulle onde corte una cronaca - artigianale ma veritiera - degli avvenimenti di un Cile che sta precipitando nella morsa di una spietata dittatura. Le parole del resistente cileno vengono fortuitamente intercettate da Hal Dumont, uno studente universitario americano, che senza saper bene come fare, cerca comunque di attivarsi per amplificare quelle terribili notizie di morte e tortura. Non finirà bene per Rafael, ma le ultime scene della storia lasciano capire che anche Hal (visto il pesante coinvolgimento americano in quella tragedia) passerà dei guai.
Shortwave - a film, scritto, prodotto e diretto da Chris McElory e Terry Young, due giovani di Detroit, grazie a una donazione di un ente di interesse pubblico, circolò su scala locale e ora, proprio grazie a McElroy, approda finalmente su You Tube, dove è possibile seguirlo in una versione presumo integrale di poco meno di 45 minuti:




Nella sua veste molto amatoriale, Shortwave riesce a ricostruire bene lo spirito di quell'epoca, con i giovani americani ancora ribelli e anticonformisti, chiaramente segnati dalle vicende del Vietnam. Ma offre anche uno spaccato molto verosimile di come poteva essere ormai 40 anni fa l'ascolto delle onde corte, in un'epoca di grandi conflitti, guerriglie nazionali e indipendentiste e propaganda sfrenata. Ci sono anche dei particolari degni di un collezionista di apparati radio d'epoca, come le prime scene in cui Rafael sintonizza un ricevitore National NC-155, un apparecchio dei primi anni 60 che copriva le bande radioamatoriali fino ai 6 metri. Dal punto di vista tecnico non tutto è inappuntabile, ma tutto sommato non ci sono grandi errori: ai fini della narrazione qualche licenza poetica è comprensibile. La capacità evocativa di certe immagini è davvero drammatico, le scene ti fanno veramente capire il potere di un mezzo di comunicazione che quasi venti anni prima di Internet riusciva ad annullare ogni distanza e ad aggirare ogni controllo (e proprio per questo poteva comportare grossi rischi). Un regalo molto gradito da parte di questo cineasta indipendente.

25 marzo 2012

Come trasformare una chiavetta DVB-T da 20 dollari in una SDR a larga banda


E' bastato un post sul sito di hacking elettronico "Hack-a-day" (ma la cosa è stata ripresa anche dal blog di open source hardware Dangerous Prototypes) per scatenare la frenesia dei patiti del software defined radio.
La notizia ha origine dalla segnalazione di un progetto SDR basato sulla chiavetta USB cinese "EzCap" che riceve segnali radiotelevisivi DVB-T, FM e DAB+ ed è basata su un tuner wide band Elonics 4000 e un demodulatore COFDM Realtek RTL2832U. Una "chiavetta Funcube" dei poveri che si può ordinare per 15 euro in Corea (con spedizione gratuita, io ci ho provato: vediamo che succede).
La chiavetta è stata segnalata in un ambito un po' particolare, quello del progetto OsmoComRTL, che studia implementazioni SDR open source per decodifiche di segnali digitali a banda larga (un progetto collegato è OsmocomBB, dove BB designa la banda-base della telefonia GSM). L'attenzione di sperimentatori come Antti Palosaari e Steve Markgraf si è focalizzata sugli hardware da pochi dollari che utilizzano il demodulatore Realtek perché "sniffando" una di queste chiavette si è scoperto che il chip può essere "convinto" a riprodurre il segnale I/Q del tuner Elonics con una risoluzione sufficiente ad acquisire le bande-base di diverse modulazioni in modo che su questi dati si possano fare rielaborazioni ulteriori, in pratica aggirando i normali driver e le applicazioni di queste chiavette, normalmente destinate alla ricezione della tv o della radio FM e digitale.
Come front-end la chiavetta funziona proprio come il Funcube Dongle, ma c'è una differenza sostanziale. Mentre il Funcube ha una larghezza di banda di 96 kHz, appena sufficienti per fare dell'FM wideband piuttosto strettino, qui abbiamo a che fare con bande-base di parecchi MHz e quindi è possibile pensare di realizzare cose come un decoder open source per il DAB+ e tanti altri progetti SDR che oggi richiederebbero front end molto più evoluti e costosi. Ci sono però parecchi limiti con la demodulazione del Realtek: il primo e più importante è una dinamica a soli 8 bit, veramente pochi; l'altro è la sensibilità, anche se curiosando su Reddit, dove è stato creato l'apposito tag RTL-SDR, ho visto la segnalazione di piccole schedine di pre-amplificazione a larga banda che potrebbero rendere molto più efficiente la chiavetta in presenza di segnali molto deboli.
OsmoCom nasce in ambito GNURadio, quindi su piattaforme Linux, ma seguendo la discussione su Reddit leggo che si sta già pensando al controllo anche con Mac OS X e persino con iOS, vista la disponibilità sulle due piattaforme di versioni specifiche delle librerie LibUSB (per esempio - ma dovete essere parecchio esperti - qui per Mac OS X fino al 10.6, qui per Lion 10.7 e qui per iOS), fondamentali per dialogare attraverso la porta USB del Mac o di iPad con hardware di questo tipo. L'idea che sta prendendo piede è quella di utilizzare un frontend come la chiavetta EzCap per trasformare l'iPad in un analizzatore di spettro ad alta portabilità. Sicuramente è un progetto da seguire con attenzione, anche se c'è da chiedersi perché uno dovrebbe scardinare una chiavetta che riceve la radio digitale DAB+ solo per implementare un software di decodifica DAB alternativo. Ma questo è il bello dell'hacking estremo, no?

23 marzo 2012

Tempeste solari, la termosfera diventa una centrale elettrica

Nel corso del forte periodo di attività solare dell'inizio del mese, caratterizzato da episodi di eiezione di massa coronale, la nostra termosfera, lo strato più elevato dell'atmosfera, avrebbe assorbito una energia pari a quella necessaria per alimentare l'intera rete elettrica di New York per un paio d'anni (peccato non poterla sfruttare). La NASA ha realizzato un breve ma istruttivo filmato su fenomeni destinati sicuramente ad aumentare da qui al 2013-14, periodo per cui è previsto il massimo del ciclo solare attualmente in corso.



Qui l'originale dell'articolo appena pubblicato, con i rimandi ai dati misurati dal programma SABER (radiometria all'infrarosso), uno dei quattro strumenti del satellite TIMED che studia la dinamica di termosfera, mesosfera e ionosfera.

22 marzo 2012

Studio 1, ormai imminente il successore commerciale di Winrad

Una primavera che si tinge sempre di più di applicazioni e prodotti radioamatoriali software defined, quella che è appena iniziata. E molte sono commerciali, anche se veicolate attraverso canali molto specializzati. Mentre si sta per alzare il sipario sull'Elad FDM-1, il ricevitore HF a campionamento diretto dalle dimensioni sorprendentemente ridotte e con alimentazione USB, sembra finalmente essere in dirittura d'arrivo anche Studio 1, software SDR della società SDR Applications (il sito sdrapplications.it è ancora in costruzione) di Sandro Sfregola.
Studio 1 è un programma che storicamente da lontano, dalle radici di Winrad, pioniere dei software di demodulazione. Ma in realtà si tratta di una radicale riscrittura e ottimizzazione di quella autorevole base, un applicativo che secondo le anticipazioni ingloba algoritmi molto evoluti e feature più moderne come la demodulazione Wide FM e la decodifica delle informazioni RDS nei segnali FM broadcast ricevuti (modulo a destra in basso nello screenshot). E' una delle tante ragioni per cui questa soluzione era così attesa. Quattro videate di Studio 1 sono state appena pubblicate sul sito del distributore WoodboxRadio (che del resto è anche il rivenditore dell'FDM-1 e dei prodotti SDR Flexradio Systems), con la promessa che presto il prodotto sarà presto disponibile (prezzo non ancora annunciato) e sarà in grado di potenziare l'armamentario dei possessori di ricevitori come Microtelecom Perseus o lo stesso Elad FDM-1 . Quest'ultimo, lo ricordo, è accompagnato da un software personalizzato SW-1, ma sarà compatibile anche con la soluzione in via di rilascio da SDR Applications.

18 marzo 2012

Paesaggi sonori all'italiana, la città come orchestra

Facciamo un po' il punto della situazione su alcuni progetti di "soundscape" (paesaggio sonoro) che in questi ultimi tempi sembrano intenzionati a portare anche in Italia un approccio più serio e articolato alla affascinante tematica della sound art, dell'etnomusicologia, della documentazione etnografico-storico-sonora della nostra tradizione, dell'architettura del suono. Punto di partenza è la nuova veste del sito Archivio Italiano dei Paesaggi Sonori, con la sua nuova veste grafica e la mappa di tutte le iniziative - e persino dei corsi formativi - di "field recording" che costellano in modo ormai cospicuo l'intera penisola. Sul sito di AIPS troverete ulteriori dettagli su Roma Soundscape Project, o su Taranto Sonora e Audioscan di Milano. Ma il progetto più curioso mi sembra proprio quello di "archeoacustica" di Pietro Riparbelli, che raccoglie registrazioni di suoni ambientali e liturgici all'interno delle grandi cattedrali italiane e non solo. Un progetto in corso da qualche anno già sfociato in una prima piccola produzione discografica con la britannica Touch, una casa editrice discografica fondata esattamente 30 anni fa da Jon Wozencroft, principal investigator al Royal College of Art e autore del progetto Landcaspe & Perception. Touch ha anche una sua Web radio, direi abbastanza peculiare.
Alcune di queste iniziative sono ormai compiute e non trasmettono purtroppo una grande idea di continuità. Diverso è il caso di Docusound, il portale del racconto sonoro della realtà. Qui l'approccio è più giornalistico e diaristico. Docusound è un deposito di esperimenti di audiodocumentaristica che affianca una attività formativa fatta di corsi e laboratori itineranti (pochi giorni fa a Bologna, il 21 aprile a Roma). Vi suggerisco il ciclo "I re dei cantastiore" una miniserie di tre documentari sulla tradizione dei cantastorie romagnoli.
Un progetto che non ho visto nell'archivio dell'AIPS è il recente Bolognoise, un'altra mappa sonora ricca di curiose testimonianze di paesaggio sonoro urbano. Proseguono anche a Firenze le iniziative di Paesaggiosonoro.it, che nel gennaio scorso alle Murate fiorentine ha tenuto un incontro-concerto per presentare l'europeo Forum für Klanglandschaft.

17 marzo 2012

ReverbNation, il nuovo MySpace e i suoi servizi social per fan e musicisti

Il connubio digitale musica-Internet non serve solo agli appassionati per ascoltare, scoprire, condividere i brani e i generi musicali preferiti. Lo strumento dell'interattività è diventato fondamentale anche per gli artisti, i promotori, i locali che organizzano concerti. Forse il supporto fisico e persino l'acquisto in download perdono sempre di più la loro importanza a favore dello streaming come forma di fruizione. A rimanere intatta c'è la voglia di musica, di ascoltarla, discuterne, partecipare agli eventi dal vivo per condividere, finalmente, uno spazio fisico con i propri beniamini e gli amici accumunati dagli stessi gusti.
Ora che modelli come MySpace sono passati in secondo piano davanti all'avanzare di Facebook, sopravvivono altri strumenti, più opportunisti di MySpace, rivolti ai professionisti della musica e ai loro fan. Uno dei più interessanti si chiama ReverbNation, un social network musicale specializzato sui gruppi "indie" (oltre due milioni cantanti e gruppi registrati da tutto il mondo), che offre ai musicisti e a tutta la galassia di contorno (locali, produttori, persino fan club organizzati) tutti i canali Web e social per avere visibilità e stringere una relazione con i consumatori. Con la sua esperienza ReverbNation è per esempio uno dei primi ad aver sfruttato le potenzialità di Facebook, con una app chiamata "Band Profile" che consente all'artista già presente con un suo profilo sul sito di "RN", di estendere facilmente la propria partecipazione sul social network generalista. E ora che Facebook si sposta sulla metafora delle timeline, dei diari, Reverb moltiplica le opportunità creando nuove app che sfruttino meglio le opportunità della nuova interfaccia.
Ma proviamo a procedere con più ordine, partendo da quelle che sono le possibilità per l'appassionato di musica. Iscrivendosi alla community di ReverbNation (si può creare una userid ex novo o utilizzare quella di Facebook), si accede al classico sito di "discovery" e condivisione. Reverb mette a disposizione anche ReverbRadio, il player integrato nel sito che è personalizzabile e può trasmettere in continuo una selezione di brani per generi musicali ma può anche privilegiare l'ascolto di gruppi localizzati in determinate nazioni o addirittura entro un determinato raggio da chi ascolta. Il sito mette inoltre a disposizione dei widget per inserire il proprio profilo RN dentro al blog o al sito Web personale. E una app per l'ascolto della musica all'interno di Facebook (dove peraltro vengono riportate anche le attività svolte sul social network personale).
Per case discografiche, promoter, artisti e professionisti in genere i servizi si moltiplicano e diventano ancora più diversificati. La app Band Profile permette di creare su FB pagine personali che danno immediato accesso alla produzione musicale e alla attività concertistica della band o del cantante. Dentro a queste pagine si possono infatti integrare, grazie ad app come Music e Shows, un canale streaming con una playlist rappresentativa o il calendario di concerti e incontri. Sempre su FB il musicista può pilotare delle campagne pubblicitarie, partendo da moduli autoguidati accessibili dal sito ReverbNation. Esiste anche la possibilità di creare con estrema facilità una app mobile personalizzata, che i fan potranno scaricare sul loro smartphone per seguire i loro beniamini anche lontano da Facebook e dal computer.
Alle sale da concerto sono riservati i servizi di "Venue Profile", come un app FB analoga a Band Profile ma orientata a visualizzare tutte le attività che si svolgono in locali con musica, sale, teatri e quant'altro.
Veniamo ora alla questione timeline/diario prendendo in esame le novità ReverbNation per artisti e locali che vogliono potenziare la loro pagina personale anche nella nuova veste. Ulteriori dettagli sulle app annunciate si possono trovare sui due post apparsi in questi giorni sul blog RN, uno dedicato appunto ai gruppi musicali, l'altro alle sale concerto. Il concetto, spiegano gli sviluppatori Reverb, è quello dei pulsanti legati a una specifica app o funzione tipico per esempio delle scrivanie mobili degli smartphone. A metà strada tra app e widget da integrare in una pagina Facebook, le nuove funzioni sono: play, watch, download, shop, join e schedule, destinate rispettivamente a riprodurre la musica, visualizzare i filmati, scaricare brani, acquistare merchandising, ricevere newsletter e notizie, visualizzare le date dei concerti. Analogamente, le pagine dei locali dove si fa musica hanno a disposizione tre app: schedule, book a show e join, per visualizzare le date, prenotare i concerti e ricevere notizie.

End Piece, lo switch off della tv analogica diventa arte con David Hall


Davil Hall (classe 1937) è un autentico artista della televisione. Fotografo, scultore, videomaker, l'artista britannico è stato tra i primi a intuire la possibilità di una forma d'arte creativa basata non solo sulla produzione video, ma sulla semplice ricezione di programmi "on air". Una sua celebre installazione, "101 TV sets", risale al 1972 ed era costituita da un centinaio di apparecchi televisivi disposti su scaffalature tutto intorno allo spazio espositivo e sintonizzati (o de-sintonizzati) su normali programmi ricevuti in tempo reale.
Ieri in collaborazione con la londinese University of Westminster Hall ha voluto riproporre questo paradigma artistico adattandolo all'era dello switch off della tv analogica, che nel Regno Unito avverrà il prossimo 18 aprile. Nel grande capannone di Ambika P3 Exhibitions, lo spazio che l'università dedica a mostre e manifestazioni, sono stati sistemati - questa volta per terra, con lo schermo rivolto verso il soffitto - mille televisori analogici, con i cavi di alimentazione e di antenna che confluiscono verso un unico punto del tetto della grande sala. Una specie di mazzo rovesciato di televisori tutti accessi e tutti sintonizzati su uno dei cinque programmi analogici ancora visibili nella zona. Tra poche settimane, il 18 aprile per l'appunto, i mille schermi della nuova installazione di Hall, intitolata "End Piece (1001 TV sets)" smetteranno di colpo di visualizzare immagini di senso compiuto e il "videopavimento" trasmetterà solo sabbia e rumore bianco.
Hall ha voluto cogliere nello spegnimento della tv analogica una importante fase di passaggio, segnata da un digitale che a suo parere spezza il legame di dipendenza da una tv legata a un unico sistema di distribuzione e a un dispositivo univoco, perfettamente identificato. Non è la fine della televisione, ma l'inizio della libertà del telespettatore. La sfida concettuale è stata raccolta anche dalla stessa Westminster, che dal 23 al 25 marzo organizzerà Exhbiting Video, una conferenza dedicata al presente e al futuro della videoart. E' probabile che un eventuale spegnimento della radio analogica diventi fonte di ispirazione per altre forme d'arte visuale e sonora.

Mi dicono che non è del tutto vero: Mike Daisey e il radioreportage troppo "condito"


Il podcast della trasmissione di This American Life (TAL) con il reportage di Mike Daisey sulle dure condizioni di lavoro delle fabbriche cinesi dei gadget digitali della Apple aveva fatto quasi 900 mila download, un record assoluto. Peccato che in queste ore i produttori di TAL facciano marcia indietro e decidano di ritrattare, l'estremo segno di ammissione di colpa per il giornalismo anglosassone: nella sua corrispondenza Daisey ha condito la storia con affermazioni esagerate o non vere, ha parlato di sostanze chimiche tossiche che però hanno colpito una fabbrica lontana mille chilometri da quella che aveva visitato, ha intervistato gli operai facendosi aiutare da un'interprete misteriosamente svanita subito dopo. Una quantità di particolari fasulli che ha indotto lo stesso Daisey ad ammettere: ho fatto teatro, non giornalismo. E del resto Mike non è giornalista ma attore specializzato in monologhi a braccio, un Ascanio Celestini sovrappeso bravissimo ma non assuefatto alla rigorosa pratica del "fact checking" che contraddistingue le pubblicazioni giornalistiche come TAL. L'ultimo lavoro di Daisey si intitola "Agonia ed estasi di Steve Jobs" (il testo è disponibile in public domain) e sembra proprio che alla fine la retorica dell'immaginazione abbia preso il sopravvento sul rigore dell'inchiesta.
La storia sta sollevando un'onda di piena di polemiche intorno al programma di Public National Radio andato in onda a gennaio, la prima volta dai microfoni di WBEZ Chicago. Ira Glass, il produttore che lo aveva presentato, oggi ha guidato l'episodio numero 460 di TAL per spiegare ai suoi ascoltatori gli errori commessi durante la realizzazione dell'episodio 454, quello incriminato. La trasmissione aderisce al normale standard di affidabilità di un programma diffuso su scala nazione, ha scritto Glass sul blog del programma." Non siamo stati all'altezza di questo standard."
Al momento, la trascrizione dell'intera trasmissione "truccata" è ancora disponibile, ma forse non durerà ancora a lungo. Resterà invece l'opera di denuncia di Daisey attore civile, che dopo essersi scusato sul suo blog ribadisce di essere comunque orgoglioso per aver attirato tutta questa attenzione sulle terribili condizioni lavorative di coloro che mettono insieme i prodotti di alta tecnologia che ci piacciono tanto.

16 marzo 2012

Radiotelegrafia ultralenta. Con i neutrini.


Che cosa fareste se vi trovaste in panne con il vostro rover sulla faccia sbagliata di marte, quella rivolta verso lo spazio aperto e non verso la terra? Bè una delle possibilità è tirar fuori una radio a neutrini e sparare un fascio di particelle codificate in qualche modo. E' praticamente certo che la comunicazione arriverebbe al centro di controllo di Houston. I neutrini sono imperturbabili, passano attraverso qualsiasi cosa. Ma proprio per questo è dannatamente difficile intercettarli.
E' quello che hanno provato a fare - racconta Scientifican American - gli scienziati del Fermi National Accelerator Laboratory di Batavia, stato di Illinois. Gli ardimentosi fisici hanno preso (faticosamente) dei neutrini, ci hanno impresso sopra la parola "neutrino" (poca fantasia, eh?), li hanno sparati a una distanza di circa un kilometro, tra cui non meno di 240 metri di spessore di sedimento argilloso. Il sistema ricevente, costituito da un pratico rivelatore MINERvA pesante solo 170 tonnellate, è riuscito a decodificare il messaggio. Ma ci ha messo parecchio tempo. Alla fine è risultato che la larghezza di banda del canale neutrinico è pari a 0,1 bit al secondo. Dieci secondi per un solo bit, roba da mettere alla prova la pazienza di Shannon.
«Beams of neutrinos have been proposed as a vehicle for communications under unusual circumstances, such as direct point-to-point global communication, communication with submarines, secure communications and interstellar communication,» scrivono gli scienziati del Fermi nel loro articolo pubblicato su arXiv.org, la fonte di "pre-pubblicazioni" scientfiche. C'è però ancora parecchia strada da fare per far comunicare tra loro i sottomarini e le astronavi. «The link achieved a decoded data rate of 0.1 bits/sec with a bit error rate of 1% over a distance of 1.035 km, including 240 m of earth.» Anche dal punto di vista della generazione del fascio di neutrini gli scienziati hanno avuto i loro problemi. Per ottenerli hanno dovuto sparare dei protoni in un bersaglio di carbonio, producendo pioni e kaoni, due simpatici rappresentanti dello zoo delle particelle alimentari (il primo dei due è stato co-scoperto dal nostro Giuseppe Occhialini) che decadono rapidamente in un neutrino. Rapidamente si fa per dire: nella descrizione del loro esperimento che i rilevatori utilizzati sono stati dimensionati per misurare 16 milioni di eventi neutrinici in quattro ore di trasmissione. Gli eventi in questione sono rappresentati da interazioni complesse, che nello stadio finale contengono muoni, una particella che appartiene, come gli elettroni, alla classe dei leptoni. In qualche modo gli elettroni c'entrano. In conclusione, dicono alla fine gli scienziati, l'esperimento dimostra che la comunicazione digitale basata su neutrini funziona a una larghezza di banda di circa 0,1 Hz e con un margine di errore dell'1%. Ma nella pratica bisogna intervenire molto sui sistemi di generazione e soprattutto sui rivelatori.
Forse dovremmo inseguire altre alternative. Che ne dite dei fotoni del settore-nascosto? O magari i fotoni gamma catturati oggi dal telescopio orbitale Fermi, lanciato dai radioastronomi per individuare, ai confini dell'universo elettromagnetico visibile, oggetti ancora inspiegabili.

Wahwah: il telefono, la tua Webradio musicale e social


Quelli di "disco volante" (sì, la società si chiama proprio così) sono rimasti abbastanza silenziosi sin dalla fondazione della startup, avvenuta a Berlino nel 2010. A metà del 2011 esce la loro prima applicazione Wahwah ONE - oggi, con il lancio negli USA Wahwah.fm - che in questi giorni è stata intercettata da quelli di Evolver.fm, l'osservatorio avanzato sulle nuove applicazioni musicali, ripresa da Gizmodo e da una tonnellata di altre testate online fino ad arrivare all'infallibile occhio di Francesco Delucia che me l'ha puntualmente segnalata.
Che cosa è Wahwah? Gli sviluppatori berlinesi hanno concepito una specie di Foursquare della musica, realizzando una applicazione iPhone che permette in sostanza di diffondere in streaming i brani musicali che state ascoltando in quel momento. L'ascolto ovviamente può essere reciproco perché con la stessa app potete sintonizzarvi sugli streaming degli altri membri della community, sia scegliendoli tra quelli più vicini a voi geograficamente, sia andando a esplorare quello che le altre "stazioni radio ambulanti" stanno trasmettendo. Al sistema ci si può iscrivere anche con il proprio account su Facebook, quindi tutta questa attività finisce anche sul social network. Un bel modo per capire quali sono le canzoni più ascoltate in determinati gruppi sociali, nazionali, anagrafici.
Wahwah.fm afferma di lavorare in stretta collaborazione con le società che tutelano i diritti di autore e non si configura come un servizio on demand ma piuttosto come una piattaforma per Webradio personali. All'inizio questo servizio era agganciato alla piattaforma Soundcloud, ma adesso mi pare di capire che la playlist da trasmettere può essere costituita da brani che risiedono sul vostro iPhone. Un sistema di riconoscimento del brano agisce tuttavia da filtro e a volte impedisce di caricare in playlist un titolo che non è stato approvato per la "messa in onda". Il modello di diffusione dei brani è completamente centralizzato. Lo stream musicale non parte dal vostro telefono, anche perché sarebbe un bel bagno di sangue con le spese di connettività. I brani delle vostre playlist personali vengono identificati, "matchati" con quelli residenti sui server di disco volante e diffusi in streaming da lì. In questo modo la società tedesca ha anche uno stretto controllo su quali brani sono effettivamente eseguibili e quali no. Comunque sul blog di Wahwah.fm trovate una esaustiva FAQ.
Wahwah.fm per ora è disponibile solo in Germania e Stati Uniti ma con una id americana sull'iTunes Store sono riuscito a scaricarla sul mio iPhone (vedi immagine in alto a sinistra). Il funzionamento è abbastanza facile e nel giro di pochi secondi mi sono ritrovato ad ascoltare le playlist di utenti Wahwah di mezzo mondo. Non avendo brani musicali conservati sul mio telefonino non sono ancora in grado di dirvi come funziona il meccanismo di creazione della playlist personale. Di fatto il concetto di streaming personalizzato non è nuovo, ci sono altre app che ci permettono di "trasmettere" via Web programmi autoprodotti o addirittura corrispondenze live. Tante altre applicazioni consentono invece di condividere, per esempio attraverso Facebook o su Skype, le informazioni sui brani ascoltati in un dato momento. Con Spotify & C. su Facebook sono arrivati anche i canali musicali condivisi. Ma l'approccio adottato dagli sviluppatori berlinesi, "sette appassionati di musica all'ascolto degli AC/DC", è molto cool e soprattutto immediato. Magari potrebbe imporsi proprio come quello che dice di essere: un Twitter della musica.

15 marzo 2012

GHPSDR3, SDR client/server per tutti gli hardware e gli OS (anche Android)i


Il bombardamento di notizie che arrivano dal fronte dello sviluppo dei vari progetti SDR è ormai continuo. Comincio a non ricordare più i bei tempi in cui uno doveva leggersi le caratteristiche dei vari ricevitori, acquistarne uno, attaccarlo a una antenna, premere l'interruttore e girare la manopola. Oggi tra progetti hardware e software la cosa comincia a diventare complessa. Quale software? Per quale front-end? Per quale sistema operativo? Per quale scheda audio interna o esterna? E di scheda audio ne basta una sola?
Stamattina arriva un messaggio rivolto agli utilizzatori del mitico SoftRock, il front-end ultrasemplificato che per molti rappresenta una prima porta di ingresso nel mondo SDR. Alex Lee, uno sviluppatore che ha partecipato al progetto di SDR stand alone "MoBo" (stand alone perché combina un front-end stile SoftRock, un DDS per la sintesi della frequenza di ricezione variabile e un chip ADC per il trattamento del segnale analogico indipendente da una scheda audio del computer), ha reso disponibile un client Android nel quadro del progetto GHPSDR3-alex, una ramificazione dell'analogo progetto GHPSDR3 iniziato da John Melton, G0ORX/N6LYT nell'ambito a sua volta del progetto open source HPSDR.
Il client Android è una interfaccia grafica (GUI) che permette a smartphone e tablet con sistema operativo Google Android di accedere online ai "dspserver" del framework messo a punto da GHPSDR3-alex. Di che cosa stiamo parlando? GHPSDR3 definisce un approccio al software SDR client/server basato su un concetto di universalità hardware. Si parte da server software specifici per determinati hardware (il nuovo client Android per esempio può connettersi a server collegati a ricevitori SDR HPSDR, Softrock, UHFSDR, Microtelecom Perseus, SDR-iq, HiQSDR e Ettus Research USRP). La connessione all'hardware può essere di tipo USB o Ethernet. Questi server specifici fanno riferimento a un unico "dspserver" che provvede a elaborare i segnali digitali I/Q effettuando la necessaria demodulazione e mette a disposizione l'audio e le informazioni grafiche (waterfall dello spettro) e di controllo ai client attraverso una connessione UDP, cioè attraverso Internet. Il dspserver si collega a un unico server specifico, ma il sistema prevede la possibilità di tenere aperta una molteplicità di canali RX/TX. Poi una molteplicità di client potrà connettersi al dspserver reso disponibile online.
Il bello di questo approccio è che lo sviluppo dei client è abbastanza facile grazie al framework di sviluppo Qt di Nokia. Sono state già sviluppate diverse versioni Linux, Windows e Mac OS X della componente dspserv e di "QtRadio", il nome che contraddistingue il client GHPSDR3/3-alex più diffuso (in teoria altri possono sviluppare il loro client per dspserver). Ora infatti è arrivato il client per Android e chissà che presto non ci sia qualcosa anche per iOS/iPad. Il client Android si chiama aHPSDR e può essere prelevato qui. Ecco un filmato riferito al client aHPSDR su un Android HTC, seguito da una breve impressione di QtRadio su Mac:



Per il momento i due progetti GHPSDR3 sono ramificati e questo significa che bisogna utilizzare server, dspserver e client di uno stesso filone, ma Alex e John stanno lavorando per far confluire i due rami in un unico progetto. A quel punto sarà davvero interessante vedere come si svilupperà un progetto che in teoria permette di rendere visibili a tutti i ricetrasmettitori SDR connessi a Internet (ovviamente è anche una soluzione ideale per la remotizzazione degli apparati in luoghi più favorevoli per l'ascolto o la ricetrasmissione). L'elemento unificante dal punto di vista delle interfacce grafiche è del trattamento è la piattaforma QT, ma sono coinvolte anche librerie di software come "hamlib" che permette per esempio di interfacciare un client QTRadio a software di decodifica dei segnali o di tracciamento satellitare. Secondo le informazioni contenute sul wiki di Alex Lee sono già stati sperimentati gli interfacciamenti di QTRadio con fldigi (decodifica radiotelex multipiattaforma) e con gPredict (altra soluzione multipiattaforma, su Mac OS X con MacPorts e Fink per esempio, rivolta al tracking satellitare).

ZS-1 e FDM-S1 Russia e Italia unite dalle novità SDR


Aumenta a vista d'occhio la visibilità del transceiver di fabbricazione russa ZS-1 e del suo software di controllo ZeusSDR (ma il dispositivo può essere controllato da altri software aperti) dopo che ieri si è diffusa su alcune liste di discussione la notizia della sua disponibilità commerciale. Per i radioamatori è un prodotto estremamente interessante perché è un ricetrasmettitore completamente sintetizzato in logica cablata, con un ADC per il trattamento in ricezione e un DAC in trasmissione. Per ora gli unici dettagli si trovano sui forum in lingua russa CQHAM.ru e QRZ.ru, in particolare quest'ultimo che riporta foto, grafici e anche indirizzi mail dove informarsi. I due autori – "
Alexander" tracer (at) land (dot) ru e "Yanus" alekseenko_yan (at) mail (dot) ru – rispettivamente sviluppatori dell'hardware e del software, confermano anche il prezzo: intorno ai 31 mila rubli, cioè circa 800 euro.
I due promettono che in primavera verrà allestito un sito Web, ma per il momento è stato attivato un gruppo di discussione su Yahoo! che ha già una dozzina di iscritti. La vicenda è tutta da seguire, anche perché la primavera del 2012 rischia di essere foriera di tante altre novità SDR. Ricordo che è imminente l'uscita del nuovo conversione diretta/FPGA della Elad, l'FDM-S1 Sul sito di Beppe Campana IK3VIG si possono già fare preordinazioni a un prezzo di lancio speciale (399 euro) di un front end dalle caratteristiche peculiari. Piccolissimo e autoalimentato dalla porta USB (un risultato eccellente per un ricevitore SDR basato su downconversion in FPGA), l'FDM-S1 prevede una modalità in downsampling che gli consente di raggiungere i 200 MHz nella sintonia. Ovviamente in regime di sottocampionamento si deve far precedere il front end da opportuni preselettori, ma secondo Beppe sono già allo studio delle schede con banchi di filtri controllabili dall'interfaccia EXT/IO di cui è dotato il ricevitore. A breve dovrebbe essere disponibile una presentazione più dettagliata in Powerpoint.

14 marzo 2012

Onde medie, quel che resta della Grecia

Undici trasmettitori spenti, nove rimasti in funzione. La cura dimagrante anti-crisi colpisce anche l'infrastruttura a onde medie della radio nazionale greca. L'ottimo blog The Greek Radio, fa il punto della situazione pubblicando la seguente piantina:


Le seguenti frequenze restano attive e giustamente The Greek Radio osserva che se si voleva risparmiare energia non si capisce perché spegnere undici trasmettitori per 500 kW complessivi e lasciarne in piedi per 750 kW (comunque c'è un risparmio da mezzo megawatthora...). Non sono altrettanto chiari, sulla mappa, i pallini grigi in corrispondenza di Lesbos, Patras e Kalamata.


Boyáti Attica
729 kHz (NET 105.8)

Mégara, Attica
666 kHz (programmi internazionali di Filìa)

Málgara Thessaloniki
792 kHz (ERA SPORT)

Corfu
1008 kHz

Komotiní, Rodópi
1404 kHz

Chaniá
1512 kHz

Rhodes, Dodecanese
1494 kHz

Zante
927 kHz

Flórina
1278 kHz

Il mistero di ZS-1, transceiver SDR a conversione diretta "made in Sankt Petersburg"


Una ottantina di pagine di un forum online radioamatoriale russo per discutere di un ancora misteriosa piattaforma SDR apparentemente "made in Sankt Petersburg". Si sa davvero molto poco di "ZS-1" ma quel poco è molto interessante. Un transceiver 1.5-30 MHz a campionamento diretto basato su una FPGA e con un banco di sei filtri analogici di preselezione: le specifiche sono contenute in un laconico PDF in russo e in inglese. Difficile anche capire il range di prezzo, anche se sul forum CQHam.ru si parla a un certo punto di 30 mila rubli, equivalenti a meno di 800 euro. Quest'altra pagina contiene una piccola rassegna di materiali, tra cui alcuni filmati postati recentemente su YouTube da "alekseenkoyan":



Nel filmato si vede in azione il software di controllo e demodulazione "ZeusSDR", ma lo ZS-1 funzionerebbe anche con SDRMax, SDR-Radio di Simon Brown e altri programmi. Le poche testimonianze dirette su questo nuovo dispositivo vengono dal suo primo utente, il radioamatore Vitaly Nekrasov RA1AFS. Non ci sono contatti per il presunto progettista, Aleksandr, alias Tracer, se non un identificativo Skype, "tracre".

Clamorosa accelerazione della radio digitale in Francia, possibile anche una data di switchoff dell'FM


Nel settembre scorso a Torino, in occasione del Prix Italia, il rappresentante ministeriale francese che aveva partecipato al dibattito sulla radio digitale, aveva fatto capire in modo esplicito che la Francia aveva messo una pietra probabilmente tombale sulla radio digitale. Nelle ultime settimane il clima è parso improvvisamente cambiato, anche per il ruolo assunto da Rachid Arhab, il consigliere del CSA, la commissione audiovisuale che regolamenta il mercato francese, titolare del dossier sulla digitalizzazione della radio. Con lui, giornalista algerino naturalizzato francese solo 20 anni fa, la situazione ha subito una accelerazione improvvisa, verso una direzione del tutto opposta. Ieri il quotidiano economico Les Echos ha scritto che il CSA di Arhab e del presidente Michel Boyon, evidentemente anche lui favorevole, è seriamente intenzionata a lanciare ufficialmente la radio numerica in Francia entro il 2012, superando quelle che sono state le forti resistenze da parte non delle piccole emittenti bensì dei maggiori network commerciali, come Europe 1, RTL o la stessa NRJ, preoccupati dei costi del digitale T-DMB. Per una questione regolamentale la prossima mossa - che dovrebbe riguardare la pubblicazione dei bandi di partecipazione ai futuri consorzi in 20 agglomerati metropolitani - partirà dalla norma T-DMB, ma il regolatore auspica espressamente il passaggio al DAB+, parlando di realizzare un network con 5 o 6 multiplex per ciascuna grande città e 12 o 13 emittenti per ciascun multiplex. A sorprendere è la fretta che sembra connotare la decisione, fretta forse legata al fatto che sia Arhab che il suo presidente in CSA tra un mese arriveranno a fine mandato.
Stupefacente la chiusa dell'articolo di Gregoire Poussielgue sull'Echos: in un virgolettato l'autore attribuisce ad Arhab l'esertozione a cominciare a pensare a una data di spegnimento della radio analogica in FM: "quando saremo arrivati al 40% di copertura nazionale, dovremo fissare una data di switchoff, come è stato fatto con la televisione analogica terrestre. Comincia a profilarsi l'ipotesi, non del tutto irrealistica, di una Europa nordico-occidentale disposta ad abbandonare completamente l'FM negli anni intorno al 2020.

Radio numérique terrestre : le CSA passe en force

Bloquées depuis trois ans, les stations détenant une fréquence à Paris, Marseille et Nice vont finalement être autorisées à émettre dès cette année. Un appel à candidatures va être lancé pour les 20 plus grandes agglomérations françaises.

13/03 Gregoire Poussielgue

Plus personne ou presque n'y croyait. Bloquée depuis de longues années, la radio numérique terrestre (RNT) va pourtant bel et bien voir le jour cette année. Le Conseil supérieur de l'audiovisuel (CSA) a un plan en deux parties. Primo, il va signer les conventions des stations qui avaient obtenu une fréquence au printemps 2009 pour les villes de Paris (une cinquantaine de stations), Marseille (une quarantaine) et Nice (idem). Une étape qui leur permettra de commencer à émettre dès cette année. Ce lancement à grande échelle est soutenu par Radio France, le Sirti, qui regroupe les radios commerciales indépendantes, et les radios associatives, malgré l'opposition des historiques (RTL, Europe1, NRJ et NextradioTV). La décision officielle sera prise fin mars. Entre-temps, plusieurs projets ont disparu, comme Europe1 Sport, ou encore LCI Radio, ce qui obligera le CSA à effectuer des ajustements. Mais la décision de lancer enfin la RNT au plan industriel, alors que les expérimentations se multiplient un peu partout en France, est un vrai signal. Les contestations se faisaient de plus en plus fortes contre la non-attribution de ces conventions. Le Sirti a même déposé un recours en référé devant le Conseil d'Etat, qui sera examiné vendredi.
Secundo, le CSA entend lancer, cette année si possible, un appel à candidatures pour étendre la RNT aux vingt principales agglomérations françaises. « Nous visons un taux de couverture de la population légèrement supérieur à 50 % », estime Rachid Arhab, membre du CSA. Déjà titulaires d'une fréquence à Paris, Marseille et Nice, les radios nationales seront mises au pied du mur : si elles veulent prendre le train de la RNT et être diffusées en numérique partout en France, il leur faudra participer. Pour l'instant, il est prévu que cet appel à candidatures soit lancé avec la norme T-DMB, qui est celle de la RNT. Mais le gendarme de l'audiovisuel espère que la nouvelle norme DAB + soit adoptée d'ici là. « L'idée du DAB + vient d'une réflexion économique car cette norme permet de diminuer considérablement les coûts de diffusion », poursuit Rachid Arhab. Cette nouvelle norme permet aussi de couper l'herbe sous le pied des radios historiques, qui se plaignent de coûts de diffusion trop importants pour la RNT, en plus de leurs coûts en FM. Pour l'instant, le ministère de la Culture et de la Communication bloque le dossier : la consultation publique pour l'adoption du DAB + n'a pas été lancée, pas plus que le dossier n'a été transmis à la Commission européenne.
A moins d'un an de la fin de leur mandat, Michel Boyon, le président du CSA, et Rachid Arhab, le conseiller en charge du dossier, veulent donner à la RNT une impulsion qu'ils espèrent irréversible. Concrètement, avec 12 à 13 radios par multiplex et 6 multiplex par ville, il sera possible d'augmenter considérablement l'offre en radios pour certains territoires qui sont désertés par la bande FM. Etape ultime, la fixation d'une date pour l'arrêt de la diffusion en FM. « Quand on sera à 40 % de couverture nationale, il faudra fixer une date comme cela a été fait pour la TNT », ajoute Rachid Arhab. On n'en est pas encore là.

13 marzo 2012

Basta con Radio Odio: gli inserzionisti voltano le spalle a Rush Limbaugh


Da una ventina d'anni qualcosa è cambiato nel linguaggio della politica. E' successo che di fronte ai suoi spauracchi e ai suoi nodi più complicati (welfare, intervento dello stato, lavoro, immigrazione, sistema scolastico, regolamentazione dei media), la politica parlamentare, un po' dappertutto, forse con un po' di volontà in più nei circoli della destra più conservatrice, ha rinunciato al suo ruolo intermediatore e ha scelto la reazione emotiva, o addirittura la negazione e il divieto al posto della sua tradizionale missione: la gestione. Una politica che non è fatta di ragionamenti e decisioni, ma di parole, possibilmente parole di odio. Perché sono quelle più facili da ricordare quando si vota.
Le conseguenze in campo mediatico sono state disastrose. I tradizionali luoghi del confronto sui temi politici e sociali, i giornali quotidiani, i talk show televisivi e radiofonici, sono diventati un campo di battaglia, un distillato di odio nei confronti di tutto e tutti: avversari politici, lavoratori, cittadini, minoranze, immigrati. Le cose sono andate anche peggio nei luoghi in cui il cortocircuito media-elettorato è meno sottoposto a controllo (non censura, controllo). Vedi il caso dell'Italia. Ma anche negli Stati Uniti sono nati fenomeni famosi e analizzati come la talk radio ultraconservatrice. La notorietà di personaggi come Rush Limbaugh, Mike Savage, Sean Hannity ha travalicato i confini degli Stati Uniti, dove la pubblica opinione si forma anche ascoltando le lunghe, astiose tirate contro la presunta minaccia della sinistra politica e dei suoi "difetti" peggiori: il sostegno a strategie sociali a tutela delle fasce più povere, la regolamentazione dei mercati finanziari e bancari, il ricorso alla diplomazia piuttosto che alla forza militare, il mantenimento del controllo pubblico in ambiti come la scuola o la sanità. "Difetti" tra l'altro che caratterizzano sempre meno la politica della sinistra, in un'era post-ideologica in cui i partiti pensano e fanno più o meno le stesse cose.
A vent'anni di distanza, però, per i media dell'odio cominciano a esserci dei cambiamenti. E guarda caso riguardano proprio il personaggio più rappresentativo della talk radio americana, Rush Limbaugh, incorso recentemente in un brutto caso di diffamazione nei confronti di una studentessa di legge e attivista femminista, Sandra Fluke, che in occasione di una udienza presso una commissione parlamentare americana (peraltro non diffusa dalla televisione) aveva parlato a favore di un piano di copertura previdenziale delle spese sostenute per l'acquisto di mezzi contraccettivi dagli studenti di tutte le università, incluse quelle religiose. Nella sua trasmissione del 29 febbraio Limbaugh aveva ridicolizzato la proposta, definendo la Fluke, una "sporcacciona e una prostituta": «in pratica ci sta chiedendo di pagarla per fare sesso» ha detto Limbaugh in una delle sue proverbiali deduzioni. Successivamente è tornato sulla questione affermando: «facciamo così, se voi "femminaziste" volete che vi paghiamo i contraccettivi, allora dovete mettere i vostri video su Internet così almeno potremo vederli».
Questa volta la volgarità di Limbaugh non è passata inosservata e il commentatore radiofonico ha ricevuto una montagna di critiche bipartizan, da destra e sinistra. Alla fine ha dovuto fare marcia indietro, scusandosi pubblicamente con Sandra Fluke. Ma ci sono state conseguenze peggiori, per lui. La testata specializzata Radio-Info ha diffuso in questi giorni un memo che Premiere Network, la società che distribuisce il programma di Limbaugh e di molti altri host conservatori, ha trasmesso alle stazioni radio. Nel memo c'è un elenco di un centinaio di inserzionisti famosi - nomi grossi come Ford, Toyota, Prudential, persino McDonald's - che hanno espressamente chiesto di non far comparire i loro spot pubblicitari "in programmi dai contenuti potenzialmente offensivi". Seguono alcuni esempi espliciti: niente pubblicità negli show di Mark Levin, Rush Limbaugh, Tom Leykis, Michael Savage, Glenn Beck, Sean Hannity. La notizia ha fatto molta sensazione, commentando la vicenda dei grandi brand che abbandonano volontariamente il carrozzone della "hate radio", i giornali dicono che gli inserzionisti hanno fatto quattro conti e si sono accorti che l'ascoltatore tipo dei programmi di Limbaugh, il maschio americano bianco di una certa età e senza titoli di studio, è uno che non ha soldi da spendere. La pubblicità oggi parla piuttosto alle giovani donne istruite e piene di relazioni sociali, come Sandra Fluke. Per Limbaugh & C. è il colmo dell'ironia: hanno difeso strenuamente le ragioni di un mercato libero dalle manette "comuniste" e oggi questo stesso mercato gli sta dicendo di piantarla. L'odio non paga più